L’emergenza

La frontiera ai tempi del coronavirus

I ticinesi sembrano «autoconfinarsi» evitando di mettere piede in Lombardia - Perfino a Ponte Chiasso o a Ponte Tresa - «I clienti svizzeri hanno probabilmente paura, ma non ha molto senso visto che da loro entrano i frontalieri» - Ma anche a Chiasso la gente in giro è poca
©CDT/Gabriele Putzu
Lidia Travaini
John Robbiani
04.03.2020 06:00

C’è l’emergenza coronavirus, c’è l’Italia con i suoi circa 2.000 casi e poi c’è la Svizzera (che di persone contagiate al momento ne conta una quarantina). In mezzo c’è la frontiera: il punto in cui le due nazioni, con la loro diversa gestione della crisi, si toccano. Un’emergenza che almeno per un po’ cambierà le nostre abitudini. Come l’abitudine di spostarsi liberamente da una parte all’altra della frontiera. In questi giorni non sembra più essere così e la sensazione - nonostante la Confederazione non abbia imposto alcun provvedimento in questo senso - è che i ticinesi si stiano «autoconfinando», evitando la Lombardia. E non parliamo solo di Milano o della zona rossa nel Lodigiano, anzi, ma di Ponte Chiasso, Maslianico o Ponte Tresa. «Notiamo una forte diminuzione - ci spiega il gerente di un grande magazzino di Tavernola - dei clienti svizzeri. La flessione è generale, ma mi sembra più accentuata tra i ticinesi». Una situazione giudicata un po’ irrazionale. «Non credo che l’emergenza sia molto diversa tra Chiasso, Lugano o Como. Soprattutto considerando il numero di frontalieri che arrivano da voi tutti i giorni». «E la maggior parte delle persone che gira con la mascherina - ci fa notare la titolare di un altro negozio - è svizzera». E in effetti subito dopo incontriamo una coppia di svizzerotedeschi con il volto coperto da una mascherina. La dogana - psicologicamente- sembra essere vista come una protezione. Difficile spiegare altrimenti come mai dei ristoranti generalmente pieni di ticinesi, ora siano praticamente vuoti. Ma c’è anche un’altra spiegazione. In Svizzera diverse aziende hanno deciso di vietare ai propri dipendenti di andare in Italia. Anche solo per una cena di poche ore a 50 metri dalla dogana. «La situazione - ci spiega la gerente di una pizzeria di Ponte Chiasso - è davvero drammatica. I ticinesi non vengono più. Sarà un disastro». «Ma i ticinesi non vengono più neanche qui!», ci fa notare il cameriere di un ristorante di Chiasso. In effetti il locale è vuoto e la cittadina di confine sembra più deserta del solito. E allora forse i ticinesi, più che «rinunciare ad andare in Italia», hanno proprio decisio di evitare il più possibile di uscire di casa. «Difficile però dire - ci spiega la gerente di un negozio di Corso San Gottardo - se in giro ci sia poca gente a causa della psicosi del virus o del fatto che sono appena terminate le vacanze di carnevale».

Messe senza confini
Ma vale il principio contrario?_Gli italiani giudicano la Svizzera più sicura e dunque sono portati a venire a da noi? Sembrerebbe di no. Arrivano però nelle nostre farmacie alla ricerca di Amuchina, disinfettanti e mascherine. Altri - non molti a dire il vero - per andare in palestra (vietata, provvisoriamente, in Italia). Casi emblematici delle diverse misure prese. Più draconiane in Italia e un po’ più permissive in Svizzera. Una differenza che sta influenzando anche un’altra tendenza: con la sospensione delle funzioni religiose in Lombardia si sta infatti assistendo al fenomeno dei «frontalieri della messa». «Il Mercoledì delle Ceneri e domenica alla messa erano presenti persone che non ho mai visto, per cui presumo che venissero dall’Italia», constata il parroco di Mendrisio don Claudio Premoli. In cifre si parla di 7-8 persone lo scorso mercoledì e di qualcuna in più domenica. Anche don Alessio Yandushev-Rumyantsev, parroco di Vacallo, rileva che il Mercoledì delle Ceneri «sono venuti parecchi italiani». Un fenomeno accentuatosi poi sabato e domenica: durante la messa festiva delle 9 («di solito la chiesa è piena solo per metà») si è registrato il «tutto esaurito», con 20-30 fedeli in più. Ha notato un aumento delle presenze anche il parroco chiassese don Gianfranco Feliciani: «Ad ogni messa del weekend hanno partecipato una trentina di fedeli in più. In settimana invece i fedeli in più del solito saranno 4 o 5 a ogni funzione». Si discosta un po’ da questo filo narrativo don Simone Bernasconi, parroco di Morbio Inferiore: «Nel santuario arrivano sempre i fedeli dalla vicina Italia. Sì, ho sentito di qualche persona in più, ma bisogna vedere in che forma».

Il deserto all'area di servizio di Coldrerio

L’area di servizio di Coldrerio, praticamente vuota. ©CDT/Gabriele Putzu
L’area di servizio di Coldrerio, praticamente vuota. ©CDT/Gabriele Putzu

Ci ha molto colpito la situazione all’area di sosta - direzione Sud - di Coldrerio, ultima possibilità di stop prima di arrivare in Lombardia. Noi ci siamo fermati verso le 11.30 e l’abbiamo trovata deserta. Nessuno stava facendo benzina e solo una coppia era intenta a bere un caffè. «La situazione - spiega una commessa - è questa da una settimana. È successo tutto all’improvviso. L’autostrada si è svuotata e perfino i pullman non si fermano più. Probabilmente pensano che siamo già in Italia». Una cosa è certa: questo virus costerà moltissimo anche a livello economico.

Anche FoxTown e casinò accusano il colpo

©CDT/Gabriele Putzu
©CDT/Gabriele Putzu

Al FoxTown diversi commessi ci hanno espresso la loro preoccupazione e hanno parlato di cali nel fatturato e negli ingressi. In effetti bastano due passi nel centro commerciale di Mendrisio per rendersi conto del vuoto causato dal nostro microscopico antagonista (il virus).Una situazione, questa, confermataci dal patron della città della volpe Silvio Tarchini: «Registriamo un calo perché la maggior parte dei nostri clienti vengono dall’Italia o sono turisti che soggiornano in Italia». Dati alla mano, in febbraio è stata constatata una diminuzione del fatturato del 6-8% circa. «La clientela cinese rappresenta il 10% e adesso i cinesi da un mese e mezzo praticamente non viaggiano più all’estero», prosegue Tarchini. «Non è tragica, però è una situazione preoccupante. Quello che ci preoccupa è anche come sarà il futuro: diversi turisti che hanno pianificato il soggiorno in Italia per i mesi di maggio-giugno lo hanno annullato. E se arrivano meno turisti in Italia (complice anche il blocco dei voli verso la vicina Penisola disposto da alcuni Paesi tra cui gli USA, ndr.) ne soffriremo anche noi». Anche oltre Gottardo, in località come Lucerna, si registrano assenze che possono ripercuotersi a sud delle Alpi. E sono diverse le cancellazioni da parte di gruppi ricevute ultimamente.

Ma la città della volpe non è l’unica a soffrire per il coronavirus: anche al Casinò Admiral si constata infatti un calo generalizzato del numero di visitatori, ci spiegano i responsabili.

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