Sanità

La fuga dagli ospedali lombardi: «Vanno quasi tutti a lavorare in Svizzera»

Dopo l'allarme del sindacato Nursing Up, secondo il quale mancano 9 mila infermieri in Lombardia, la UIL accende i riflettori sulla situazione a Como: «In 10 anni boom di dimissioni per andare oltre confine o nel privato»
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Michele Montanari
28.05.2024 12:30

È un ritornello che si ripete da anni ormai, specialmente dopo che la pandemia di Covid-19 ha acuito la situazione: in Italia manca personale sanitario. Le proposte dall’estero sono allettanti (arrivano pure dalla Norvegia) e la Lombardia, essendo una regione di confine, subisce particolarmente la vicinanza della Svizzera, dove gli stipendi degli infermieri possono arrivare ad esser 3 volte più alti rispetto all'Italia. Secondo il sindacato degli infermieri Nursing Up, in Lombardia mancano circa 9 mila infermieri.

Ad affrontare il problema, quest’oggi, è la Provincia di Como: il quotidiano lariano ha pubblicato i dati raccolti dall’osservatorio della confederazione sindacale UIL (Unione Italiana del Lavoro). Per quanto riguarda il Comasco, nel 2022 le dimissioni presentate dai lavoratori del sistema sanitario pubblico sono state 442, contro le 145 del 2011. Si parla di un aumento di circa il 200% in poco più di 10 anni. Nei numeri – sottolinea il quotidiano lariano - non sono compresi i trasferimenti verso altri enti e nemmeno i pensionamenti. La UIL evidenzia come quasi tutto il personale che ha deciso di abbandonare la sanità pubblica, lo ha fatto per puntare verso la Svizzera o verso il settore privato. Sorvegliati speciali sono chiaramente gli infermieri, figure lavorative molto richieste e di cui c’è grande carenza in Lombardia: se nel 2011 le cessazioni di lavoro sono state solamente 48, nel 2022 sono state 165.  Il 65% di tutte le dimissioni riguardava il personale femminile.

Secondo Nursing Up, a pesare sulla fuga di personale sanitario non sono solamente le condizioni di lavoro e gli stipendi più bassi, ma anche altri problemi legati al territorio, come il «caro affitti, con un alloggio che nell’area di Como può arrivare a superare anche i mille euro mensili».

E gli allarmanti dati comaschi sarebbero pure inferiori alla media regionale: in Lombardia, nel giro di poco più di 10 anni, le cessazioni di lavoro nella sanità pubblica sono praticamente triplicate rispetto a quanto avvenuto nel resto d'Italia.

Il segretario della Funzione pubblica della UIL del Lario, Massimo Coppia, ha spiegato alla Provincia di Como: «Sono tutte persone che si spostano in Svizzera o che vengono assunte dai centri privati. I carichi di lavoro sono troppo alti, le paghe sono rimaste ferme per troppi anni. Le dimissioni sono molto più alte tra le donne, le lavoratrici faticano a conciliare i tempi di vita con la famiglia. Le aziende ospedaliere pur con tutti gli sforzi faticano ad assumere nuovi professionisti, per le giovani coppie abitare a Como è diventato troppo costoso, il caro casa incide molto».

L’ASST Lariana, da qualche mese, sta cercando di tamponare la fuga di lavoratori attraverso bandi di assunzione, e qualcosa sembra essersi mosso. Nursing Up, a tal proposito, ha evidenziato: «Il primo bando, a ottobre 2023 per 130 posti, ha visto 109 assunti. Il secondo, a gennaio 2024 per 100 posti, ha visto 90 assunti. Certo, le assunzioni sono sempre inferiori rispetto ai posti disponibili, e quindi non risolve il problema della carenza di personale, ma aiuta molto. Ci riferiscono che l'obiettivo è oggi quello di superare il numero di 300 infermieri assunti negli ultimi sei mesi. Ed è per questo che l’ASST Lariana ha bandito un nuovo concorso per 100 posti, unendo le forze con tutti gli enti sanitari dell’area dell’ATS Insubria, quindi l’ASST Sette Laghi e l’ASST Valle Olona».

Tutto questo, mentre la cosiddetta tassa sulla salute, pensata per finanziare gli stipendi del personale sanitario nelle aree di confine, ha recentemente spinto i frontalieri a manifestare in piazza contro l'«ingiusto» balzello.