Riva San Vitale

La fuga, i furti, ora i sigilli: non c’è pace per l’Unione

I proprietari del ritrovo hanno avviato la procedura di fallimento nei confronti della società che aveva in gestione l’esercizio – Anche il Comune ha disdetto il contratto stipulato per l’apertura stagionale della buvette al lido
Ennesima chiusura. ©CdT/Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
25.03.2022 06:00

Chiamatela sfortunata coincidenza – qualcuno potrebbe spingersi addirittura a invocare una maledizione –, ma non c’è davvero pace per l’osteria Unione di Riva San Vitale. Esercizio pubblico che negli ultimi anni si è trovato a fare i conti dapprima con la fuga di un gerente (nel 2016), poi con i furti (nel 2019). E, ora, con i sigilli dell’Ufficio esecuzione e fallimenti posti alla porta d’entrata. Nelle scorse settimane, infatti, le autorità hanno aperto una procedura nei confronti della società a garanzia limitata che aveva in gerenza l’Unione (e il bar del lido comunale). I primi segnali che qualcosa non stesse andando per il verso giusto risalgono alla fine di dicembre quando la direzione del locale ha comunicato – con un volantino appeso alla porta d’entrata – che il ristorante sarebbe rimasto chiuso sino a nuove disposizioni federali dovute alla pandemia: «La situazione attuale – si legge nel foglio tuttora affisso – non ci consente di svolgere la nostra attività a pieno regime». Oggi, però, le disposizioni sono cambiate ma il locale, come detto, si trova sigillato.

Affitti scoperti

Ad oggi, dunque, è aperta una vertenza. «Abbiamo proceduto seguendo la legge» spiega, da noi contattato, Alberto Valli, vicepresidente dell’Unione liberale Capolago-Riva San Vitale, proprietaria delle mura. D’altronde, fa presente il nostro interlocutore, «non hanno pagato l’affitto». È amareggiato Valli: «A parole ti vendono il mondo» si sfoga.

Come anticipato, la società aveva in gestione anche la buvette del lido di Riva San Vitale. Un contratto valevole per più anni, un’entrata sicura a ben vedere, in considerazione del successo di cui gode la struttura balneare affacciata sul Ceresio. Anche in questo caso, però, non se ne farà più nulla, perché l’Esecutivo ha deciso disdire il contratto, dopo appena un anno. Troppe le manchevolezze, segnalate anche nei conti prevenentivi 2022 del Comune: «Il primo anno di esperienza con la nuova gerenza del lido comunale ha permesso di registrare che non state nemmeno sufficientemente adempiute le assicurazioni prodotte al momento della candidatura – è riportato –. Ne consegue che l’unica decisione possibile è stata quella di disdire il contratto di locazione e di gerenza con effetto al 31 dicembre 2021».

La fuga rocambolesca

L’osteria Unione era già balzata agli onori della cronaca nel dicembre del 2016 quando il gerente di allora aveva letteralmente fatto perdere le proprie tracce. All’epoca il ritrovo era gestito da un 26.enne che, di punto in bianco, aveva chiuso il locale e si era dato alla macchia, abbandonando la propria auto poco oltre il confine di Brusino Arsizio. Qualche settimana più tardi aveva motivato la sua repentina partenza: c’erano debiti a cui fare fronte – anche in quel caso fatture scoperte dei fornitori e affitti in arretrato –, stipendi al personale non coperti, ma anche, a suo dire, minacce ricevute per un prestito che aveva ottenuto da un privato e al quale non era ancora riuscito a far fronte. Spaventato, dunque, aveva inscenato una fuga.

«Contatti con il Cantone»

L’osteria Unione, prima dei fatti del 2016, forniva anche il servizio mensa per gli allievi delle vicine scuole medie. A seguito dell’inaspettata chiusura, la scuola si era subito riorganizzata, trovando in un altro ristorante di Riva San Vitale – il Caffé Sociale – la copertura per i pasti degli alunni. Ed è anche in questo contesto che, in futuro, potrebbe inserirsi il DECS, il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello Sport.

«Abbiamo proposto al Cantone di prendere in mano la struttura – evidenzia Alberto Valli –. Si potrebbe ripristinare la mensa delle scuole medie e, perché no, pensare a un’attività didattica». In aggiunta, sotto il cappello del DECS la struttura «potrebbe essere data alle associazioni del paese che fossero eventualmente interessate ad occuparne gli spazi». Idee, al momento. Il DECS, dal canto suo, conferma che c’è stato un contatto telefonico informale e che ha preso atto della proposta. Bellinzona, insomma, farà ora le sue valutazioni. L’Unione, nel frattempo, resta – ancora una volta – chiusa.