L'intervista

La Giornata del rifugiato a Lugano: «Abbattiamo i muri per una società migliore»

La Croce Rossa Sezione del Sottoceneri, il prossimo 20 giugno, organizzerà diverse attività nel centro cittadino – Ne abbiamo parlato con la responsabile del servizio integrazione e volontariato Alessandra D'Angelo
© Croce Rossa Sezione del Sottoceneri
Marcello Pelizzari
13.06.2023 15:00

Il prossimo 20 giugno, sotto l’egida delle Nazioni Unite, si celebrerà la Giornata internazionale del rifugiato per commemorare l’approvazione, nel 1951, della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale dell’ONU. Anche Lugano, nel suo piccolo, onorerà questo giorno speciale grazie alla Croce Rossa Svizzera Sezione del Sottoceneri (CRSS) che, tramite il servizio integrazione e volontariato della Divisione della Migrazione, proporrà una serie di workshop aperti al pubblico. Sarà, leggiamo, un vero e proprio festival itinerante ricco di formazioni erogate da professionisti attivi in diversi ambiti. Lo scopo? Discutere il tema dell’inclusione e diversity management. Per scoprire, infine, in che modo e con quali mezzi sia possibile valorizzare la diversità. Per capirne di più ci siamo rivolti ad Alessandra D’Angelo, responsabile del servizio integrazione e volontariato.

Innanzitutto, detto dell’inclusione e del diversity management, quali obiettivi intende raggiungere la manifestazione organizzata dalla vostra sezione?
«L’obiettivo principale è quello di creare uno spazio di incontro, di condivisione e di formazione, sensibilizzando l’opinione pubblica sul tema dei rifugiati e richiedenti asilo. La giornata sarà un festival itinerante, con una formula molto innovativa perché proporremo diciotto workshop in diversi spazi della città di Lugano. I focus principali saranno l’accoglienza, l’inclusione e lo sviluppo personale».

Concretamente, in che modo queste attività dovrebbero permettere, a chi partecipa, di entrare in contatto con la realtà del rifugiato?
«Il contatto sarà diretto, perché ci saranno delle testimonianze. Inoltre, i workshop permetteranno di valorizzare le diversità. Si creeranno, in particolare, delle situazioni di dialogo per riconoscere il valore e le abitudini delle diversità. Il tutto, appunto, per favorire l’inclusione».

Se, a Lugano, viene organizzato un momento di riflessione e attività come questo significa che, a monte, c’è un problema? Riformuliamo: la nostra società non sta interagendo in maniera corretta con i rifugiati?
«In realtà, corretto o sbagliato non esistono quando si parla di inclusione. Esiste un riconoscere la ricchezza dell’altro, chiunque egli sia. Al di là del tipo di permesso, di qualsiasi etichetta che, spesso, si tende a dare, l’obiettivo è includere le persone, coinvolgerle, interagire, creare dei momenti, appunto, di scambio e di condivisione per una società realmente inclusiva».

Quali professionalità metterete in campo, intese come figure, il prossimo 20 giugno?
«Si tratta di professionisti con background molto diversi tra loro, proprio per rispondere all’esigenza di garantire un’offerta formativa diversificata: ci saranno persone che arrivano dal settore sociale, teatrale, esperti aziendali, infermieri, una psicologa e via discorrendo. E questo perché ogni workshop tratterà delle tematiche particolari. Ad esempio, avremo dei workshop sui minori non accompagnati, sulla gestione delle risorse umane in azienda, sui media. Altri invece saranno basati sull’interazione con l’altro tramite lo strumento del teatro».

Nell’ambito della Giornata del rifugiato, in alcune postazioni, sarà possibile visitare la mostra Oltre i muri. Di che cosa si tratta? Qual è, in questo caso, il messaggio?
«Lasciatemi dire, innanzitutto, che questa mostra è fantastica. Il messaggio principale è il seguente: abbattere i muri, creare dei ponti. La mostra passa in rassegna i vari muri innalzati nel corso della storia, ma anche quelli in costruzione o già finanziati. Muri creati per allontanare, o meglio per allontanare il diverso, lo straniero. La mostra, ideata dalla Comunità Missionaria di Villaregia, vuole favorire nuove consapevolezze, permettere nuovi ragionamenti, dare un punto di vista differente sui muri che creiamo interiormente dettati da timore o diffidenza. È un messaggio davvero forte».

Noi, come Croce Rossa, lavoriamo nel nostro perimetro d’azione e facciamo tutto quello che è nelle nostre possibilità per, come detto, sensibilizzare, far conoscere, creare relazioni

La parola muro riporta alla mente l’appello di Ronald Reagan, nel 1987, a Berlino: si rivolse direttamente a Michail Gorbaciov al grido «abbatta questo muro». Se è giusto, e sacrosanto, sensibilizzare la popolazione, come la mettiamo con la politica?
«Noi, come Croce Rossa, lavoriamo nel nostro perimetro d’azione e facciamo tutto quello che è nelle nostre possibilità per, come detto, sensibilizzare, far conoscere, creare relazioni. La chiave di successo, a livello di inclusione, è proprio la relazione. Uscendo dal nostro campo, e pensando ai tanti muri innalzati, non possiamo fare molto. Ma posso dire che, localmente, avvertiamo un grande supporto da parte delle istituzioni. Alcuni esponenti hanno aderito all’iniziativa».

La partecipazione alla giornata, fronte popolazione, richiederà competenze particolari?
«No, è un evento aperto alla popolazione. L’unico requisito è proprio la voglia di abbattere insieme i muri dei pregiudizi e degli stereotipi. Qui possiamo e dobbiamo fare molto. E ognuno di noi ha la forza e le risorse necessarie per farlo».

Ci saranno anche rifugiati il 20 giugno?
«Sì, alla giornata parteciperanno cinquanta richiedenti asilo e rifugiati. Si sono già iscritti ai diversi workshop. Sono stati tra i primi a mandare la conferma di partecipazione e a decidere a quali attività aderire. Abbiamo inoltre ricevuto delle iscrizioni da parte di aziende locali, associazioni e privati».

Che cosa succederà, invece al Teatro Foce?
«Al Foce avremo l’apertura e la chiusura della giornata. Con una chicca interessante: la presentazione del progetto di teatro inclusivo, avviato lo scorso gennaio con dei minori non accompagnati che, una volta alla settimana, hanno lavorato con dei ragazzi del territorio. Il 20 giugno andranno in scena i vari passi di questo progetto, con un accento su identità e sviluppo delle competenze, ma anche sullo stare assieme e lavorare in squadra. Il progetto in questione è stato attivato in collaborazione con il MAT di Lugano ed è stato gestito da Mirko D’Urso. Da parte nostra, siamo molto emozionati anche perché si tratta di un’attività autofinanziata. L’anno scorso avevamo avviato una raccolta fondi ad hoc mediante una cena solidale».

Che sentimenti hanno sviluppato i minori non accompagnati durante questo percorso?
«Piano piano hanno abbandonato l’etichetta di MNA (minori non accompagnati) diventando semplicemente ragazzi di sedici o diciassette anni che partecipano a un progetto teatrale. Accompagnati da coetanei, con l’idea di sviluppare competenze diverse e di portare il tutto in scena».

L’evento del 20 giugno sarà una prima assoluta sul territorio. Ma sarà una prima giornata di tante, negli anni a venire?
«L’obiettivo è questo, sì. Fare in modo che sia la prima di numerose edizioni. Il sensibilizzare, il conoscere, il condividere quello che viene fatto con i rifugiati è molto importante. Non tanto perché la società non è ancora pronta, ma per lavorare tutti insieme verso una società migliore, verso una società inclusiva. Ancora più inclusiva di quello che, attualmente, siamo».

L’obiettivo è questo, sì. Fare in modo che sia la prima di numerose edizioni. Il sensibilizzare, il conoscere, il condividere quello che viene fatto con i rifugiati è molto importante

Da sapere

Il servizio integrazione e volontariato della Divisione della Migrazione, il prossimo 20 giugno, ha organizzato un festival itinerante a Lugano con 18 workshop in 6 luoghi differenti. Le tematiche saranno relative al settore della migrazione con degli approfondimenti in merito ai minorenni non accompagnati, diversity management, modelli di accoglienza, tecniche e strumenti per l’inclusione, spiega la Croce Rossa Sezione del Sottoceneri. Questi i relatori che interverranno.

Il festival inizierà alle 8.45 al Teatro Foce e terminerà sempre al Teatro Foce alle 20, con un aperitivo etnico e un cortometraggio sul progetto teatro inclusivo. Qui, per chi volesse, c'è il programma completo.

l'evento è aperto a tutti, ma è necessario versare una quota di iscrizione di 40 franchi. I posti sono limitati e verranno registrati in ordine di ricezione al seguente link. Le iscrizioni chiudono giovedì 15 giugno.

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