La Giornata del rifugiato a Lugano: «Abbattiamo i muri per una società migliore»

Il prossimo 20 giugno, sotto l’egida delle Nazioni Unite, si celebrerà la Giornata internazionale del rifugiato per commemorare l’approvazione, nel 1951, della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale dell’ONU. Anche Lugano, nel suo piccolo, onorerà questo giorno speciale grazie alla Croce Rossa Svizzera Sezione del Sottoceneri (CRSS) che, tramite il servizio integrazione e volontariato della Divisione della Migrazione, proporrà una serie di workshop aperti al pubblico. Sarà, leggiamo, un vero e proprio festival itinerante ricco di formazioni erogate da professionisti attivi in diversi ambiti. Lo scopo? Discutere il tema dell’inclusione e diversity management. Per scoprire, infine, in che modo e con quali mezzi sia possibile valorizzare la diversità. Per capirne di più ci siamo rivolti ad Alessandra D’Angelo, responsabile del servizio integrazione e volontariato.
Innanzitutto,
detto dell’inclusione e del diversity management, quali obiettivi
intende raggiungere la manifestazione organizzata dalla vostra sezione?
«L’obiettivo principale è quello di creare uno spazio di
incontro, di condivisione e di formazione, sensibilizzando
l’opinione pubblica sul tema dei rifugiati e richiedenti asilo. La
giornata sarà un festival itinerante, con una
formula molto innovativa perché proporremo diciotto workshop in diversi spazi
della città di Lugano. I focus principali saranno l’accoglienza, l’inclusione e
lo sviluppo personale».
Concretamente,
in che modo queste attività dovrebbero permettere, a chi partecipa, di entrare
in contatto con la realtà del rifugiato?
«Il contatto sarà diretto, perché ci saranno delle
testimonianze. Inoltre, i workshop permetteranno di valorizzare le
diversità. Si creeranno, in particolare, delle situazioni di dialogo per
riconoscere il valore e le abitudini delle diversità. Il tutto, appunto, per
favorire l’inclusione».
Se, a
Lugano, viene organizzato un momento di riflessione e attività come questo
significa che, a monte, c’è un problema? Riformuliamo: la nostra società non
sta interagendo in maniera corretta con i rifugiati?
«In realtà, corretto o sbagliato non esistono quando si parla di inclusione. Esiste un riconoscere la
ricchezza dell’altro, chiunque egli sia. Al di là del tipo di permesso,
di qualsiasi etichetta che, spesso, si tende a dare, l’obiettivo è includere le
persone, coinvolgerle, interagire, creare dei momenti, appunto, di scambio e di
condivisione per una società realmente inclusiva».
Quali
professionalità metterete in campo, intese come figure, il prossimo 20 giugno?
«Si tratta di professionisti con background molto diversi tra loro, proprio per
rispondere all’esigenza di garantire un’offerta formativa diversificata: ci saranno
persone che arrivano dal settore sociale, teatrale,
esperti aziendali, infermieri, una psicologa e via discorrendo. E questo perché
ogni workshop tratterà delle tematiche particolari. Ad esempio, avremo dei
workshop sui minori non accompagnati, sulla gestione delle risorse umane in
azienda, sui media. Altri invece saranno basati
sull’interazione con l’altro tramite lo strumento del teatro».
Nell’ambito
della Giornata del rifugiato, in alcune postazioni, sarà possibile visitare la
mostra Oltre i muri. Di che cosa si tratta? Qual è, in questo caso, il
messaggio?
«Lasciatemi dire, innanzitutto, che questa mostra è fantastica. Il messaggio
principale è il seguente: abbattere i muri, creare dei ponti. La mostra passa
in rassegna i vari muri innalzati nel corso della storia, ma anche quelli in
costruzione o già finanziati. Muri creati per allontanare, o meglio per allontanare
il diverso, lo straniero. La mostra, ideata dalla Comunità Missionaria di
Villaregia, vuole favorire nuove consapevolezze, permettere nuovi ragionamenti,
dare un punto di vista differente sui muri che creiamo
interiormente dettati da timore o diffidenza. È un messaggio davvero
forte».


La
parola muro riporta alla mente l’appello di Ronald Reagan, nel 1987, a Berlino:
si rivolse direttamente a Michail Gorbaciov al grido «abbatta questo muro». Se
è giusto, e sacrosanto, sensibilizzare la popolazione, come la mettiamo con la
politica?
«Noi, come Croce Rossa, lavoriamo nel nostro perimetro d’azione e facciamo
tutto quello che è nelle nostre possibilità per, come detto, sensibilizzare,
far conoscere, creare relazioni. La chiave di successo, a livello di
inclusione, è proprio la relazione. Uscendo dal nostro campo, e pensando ai
tanti muri innalzati, non possiamo fare molto. Ma posso dire che, localmente, avvertiamo un grande supporto da parte delle
istituzioni. Alcuni esponenti hanno aderito
all’iniziativa».
La
partecipazione alla giornata, fronte popolazione, richiederà competenze
particolari?
«No, è un evento aperto alla popolazione. L’unico requisito è proprio la voglia di abbattere insieme
i muri dei pregiudizi e degli stereotipi. Qui possiamo e dobbiamo fare molto. E ognuno di noi ha la forza e le risorse necessarie per
farlo».
Ci
saranno anche rifugiati il 20 giugno?
«Sì, alla giornata parteciperanno cinquanta richiedenti asilo e rifugiati. Si
sono già iscritti ai diversi workshop. Sono stati tra i primi a mandare la
conferma di partecipazione e a decidere a quali attività aderire. Abbiamo inoltre ricevuto delle
iscrizioni da parte di aziende locali, associazioni e privati».
Che cosa
succederà, invece al Teatro Foce?
«Al Foce avremo l’apertura e la chiusura della giornata. Con una chicca
interessante: la presentazione del progetto di
teatro inclusivo, avviato lo scorso gennaio con dei minori non accompagnati
che, una volta alla settimana, hanno lavorato con dei
ragazzi del territorio. Il 20 giugno andranno in scena i vari passi di questo
progetto, con un accento su identità e sviluppo delle competenze, ma anche
sullo stare assieme e lavorare in squadra. Il
progetto in questione è stato attivato in collaborazione con il MAT di Lugano
ed è stato gestito da Mirko D’Urso. Da parte nostra, siamo molto emozionati
anche perché si tratta di un’attività autofinanziata. L’anno scorso avevamo
avviato una raccolta fondi ad hoc mediante una cena
solidale».
Che
sentimenti hanno sviluppato i minori non accompagnati durante questo percorso?
«Piano piano hanno abbandonato l’etichetta di MNA
(minori non accompagnati) diventando semplicemente ragazzi di sedici o
diciassette anni che partecipano a un progetto teatrale. Accompagnati da
coetanei, con l’idea di sviluppare competenze diverse e di portare il tutto in
scena».
L’evento
del 20 giugno sarà una prima assoluta sul territorio. Ma sarà una prima
giornata di tante, negli anni a venire?
«L’obiettivo è questo, sì. Fare in modo che sia la
prima di numerose edizioni. Il sensibilizzare, il conoscere, il
condividere quello che viene fatto con i rifugiati è molto importante. Non tanto perché la società non è ancora pronta,
ma per lavorare tutti insieme verso una società migliore,
verso una società inclusiva. Ancora più inclusiva di quello che,
attualmente, siamo».


Da sapere
Il servizio integrazione e volontariato della Divisione della Migrazione, il prossimo 20 giugno, ha organizzato un festival itinerante a Lugano con 18 workshop in 6 luoghi differenti. Le tematiche saranno relative al settore della migrazione con degli approfondimenti in merito ai minorenni non accompagnati, diversity management, modelli di accoglienza, tecniche e strumenti per l’inclusione, spiega la Croce Rossa Sezione del Sottoceneri. Questi i relatori che interverranno.
Il festival inizierà alle 8.45 al Teatro Foce e terminerà sempre al Teatro Foce alle 20, con un aperitivo etnico e un cortometraggio sul progetto teatro inclusivo. Qui, per chi volesse, c'è il programma completo.
l'evento è aperto a tutti, ma è necessario versare una quota di iscrizione di 40 franchi. I posti sono limitati e verranno registrati in ordine di ricezione al seguente link. Le iscrizioni chiudono giovedì 15 giugno.