Vendita

La grande distribuzione fa i conti: «Andiamo verso un periodo di tagli»

Avvio di anno in salita per il settore che ha visto la chiusura di sedi e il licenziamento di alcuni collaboratori - Lucibello (DISTI): «Il turismo degli acquisti ha ripreso il suo tradizionale corso» - Corti (Migros): «Se la situazione perdurasse, decisioni dolorose si renderebbero necessarie»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
22.05.2023 06:00

Qualcosa nel settore della vendita è cambiato. La scia dei vantaggi maturati con la chiusura dei confini durante gli anni della pandemia si è completamente esaurita. Ne è convinto il presidente della grande distribuzione (DISTI), Enzo Lucibello, il quale non esita a parlare di «nuovo momento di difficoltà per il settore». Un ritorno al 2019, per intenderci, quando il turismo degli acquisti aveva fatto segnare uno dei suoi picchi, in termini di spesa oltreconfine. «Nel 2023 questa tendenza ha ripreso il suo tradizionale e rodato corso, e questo chiaramente si ripercuote sul fatturato delle aziende», commenta al CdT Lucibello.

La conferma arriva anche dai vertici di Migros: «Il 2022 ha segnato un ritorno in massa agli acquisti transfrontalieri, in quantità addirittura maggiore rispetto al 2019, anno di riferimento», commenta Luca Corti, responsabile della comunicazione per il gigante arancione. «L’avvio del 2023 non è certo soddisfacente, anche se aprile e maggio sono andati meglio».

Molto - secondo Lucibello - dipenderà dall’andamento della prossima stagione estiva e dall’apporto turistico sugli affari: «Speriamo di recuperare parte degli introiti». Secondo il parere di diversi commercianti - rivela dal canto suo Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio - «al momento i turisti non stanno spendendo come negli anni passati». Di qui, la conclusione: «Se le cose non girano per il verso giusto, in autunno andremo incontro a un periodo di tagli», avverte Lucibello.

La spesa in Italia come spina nel fianco del commercio ticinese, dunque. «E questo nonostante alcuni prodotti siano più convenienti in Svizzera che fuori confine, dove l’inflazione supera il 10%», rileva Lucibello. Secondo una stima calcolata qualche anno fa da CreditSuisse, il turismo della spesa per il Ticino vale circa 500 milioni di franchi all’anno: «Se questa è la tendenza dovremo attenderci ripercussioni sull’occupazione».

Movimenti nel comparto

Una tendenza che in realtà si è già manifestata negli ultimi mesi. Due settimane fa, i vertici di Manor hanno annunciato la disdetta di alcuni collaboratori attivi nelle sedi di Vezia e Lugano; ad altri è stata ridotta la percentuale di lavoro.

«Il calo degli acquisti è determinante», spiega Lucibello. «L’automazione introdotta con le casse automatiche non c’entra nulla. Semplicemente assistiamo a un preoccupante calo di frequenza nei negozi da parte della clientela».

Una dinamica che nove mesi prima ha portato i vertici di Manor del centro Breggia a chiudere il ristorante dopo quasi mezzo secolo di attività. Le cause? «Scarsa frequenza della clientela e calo del fatturato», riportava la nota stampa dei vertici. Medesima sorte per la FNAC, la cui esperienza, sempre al centro Breggia, si è conclusa a meno di un anno dalla sua inaugurazione avvenuta nell’aprile del 2022.

Sorte analoga per il supermercato Migros di Stabio che ha abbassato la serranda lo scorso aprile. «La chiusura del supermercato di Stabio è avvenuta poiché il punto vendita – da anni e malgrado tutti i tentativi per rivitalizzarlo – scriveva cifre rosse», commenta Corti. Mentre sull’adeguamento del personale, il portavoce avverte: «Migros Ticino è molto attenta all’evoluzione dei costi, e il rafforzamento degli acquisti oltre confine è per tutto il commercio al dettaglio ticinese una grande sfida. Decisioni dolorose si renderebbero necessarie per tutti se la situazione perdurasse».

Sull’andamento degli affari, i vertici di Manor - da noi contattati - non sono per contro entrati in materia, limitandosi a ricordare che, «nell’aprile 2023 sugli 800 posti di lavoro presenti in Ticino, sono state licenziate solo quattro persone. Inoltre una persona ha rifiutato una modifica del contratto di lavoro». E ancora: «Il fabbisogno di personale dipende in particolare dalla stagionalità e dai diversi eventi commerciali organizzati nei vari periodi dell’anno a cui ci adattiamo costantemente nel corso dell’anno».

Di sicuro, i centri commerciali del Mendrisiotto sono maggiormente sotto pressione, spiega Lucibello. «Pagano la vicinanza con il confine. Più ci si allontana, più la pressione diminuisce». I grandi magazzini rimangono tuttavia catalizzatori di interesse, sostiene il presidente della DISTI. «Nel tempo sono diventati punti di ritrovo. Questo aspetto resiste nel tempo, anche se - in generale - i centri commerciali devono adeguarsi alle nuove sfide di mercato». Più esplicito Corti: «Di fronte alla concorrenza italiana dobbiamo diventare più attrattivi. Per una regione a vocazione turistica, l’apertura domenicale per i negozi del commercio al dettaglio diventa centrale». E sulle difficoltà del comparto della vendita del Mendrisiotto, il responsabile della comunicazione aggiunge: «Crediamo fermamente in un Centro Shopping Serfontana finalmente ristrutturato, nel quale Migros Ticino vuole continuare a giocare un ruolo chiave». Detto questo, «è evidente il ritorno al negozio di quartiere e dunque stiamo allestendo anche nuovi supermercati Migros come a Bellinzona Nord».

«Nei primi tre mesi dell’anno c’è stato un calo dell’attività»

«Se la grande distribuzione soffre, spesso e volentieri anche i piccoli commercianti fanno fatica». A parlare è Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio. «Nei primi tre mesi dell’anno c’è stato un calo dell’attività».

Il buon andamento che aveva caratterizzato il 2022 ha quindi subito una flessione. Le cause sono note: l’aumento dei costi di elettricità, riscaldamento e trasporti hanno eroso il potere di acquisto della clientela, esponendo nel contempo le aziende a costi maggiori. «Questa tendenza ha portato a un aumento dei listini dei fornitori», aggiunge Sommaruga. Le conseguenze della guerra, insomma, si fanno sentire per tutti. «Dopo un anno, tutto è diventato ancora più impegnativo. Inoltre, la concorrenza dell’online ha preso ampiamente piede».

Da non sottovalutare, poi, la concorrenza con la vicina Italia. Soprattutto col nuovo corso franco-euro: «Poco alla volta, il margine di guadagno viene eroso». Ancora presto tuttavia per quantificare il danno: «L’impressione generale è piuttosto diffusa. Globalmente in questi mesi abbiamo visto una diminuzione della frequenza nei negozi da parte della clientela, anche se molto dipende dalla posizione: le zone di confine stanno soffrendo maggiormente».

Come per la grande distribuzione dovremo attenderci tagli anche tra i piccoli commercianti ? «In questo caso è più difficile», chiosa Sommaruga: «Qui parliamo di aziende a conduzione familiare». Un adeguamento del personale, però, non può essere escluso a priori. «Di certo - prosegue Sommaruga - la nuova legge sulla modifica delle aperture dei negozi, che voteremo il prossimo 18 giugno, rappresenta uno strumento valido per aiutare il settore in questo momento». E sulla proposta di portare da 3 a 4 il numero delle domeniche di aperture generalizzate, la presidente di Federcommercio avverte: «In realtà siamo tutti commercianti: i ristoranti e i bar già oggi possono tenere aperto la domenica quando vogliono. Allo stesso modo, vorremmo sentirci liberi anche noi di far vivere la città quando c’è l’occasione».