Il caso

La Greina come l'Araba Fenice

Bellinzona: la casa anziani verrà con ogni probabilità demolita e poi ricostruita - Secondo il capodicastero Giorgio Soldini sarebbe la soluzione migliore
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
Simone Berti
16.09.2022 06:00

Non vorremmo scomodare il mito dell’Araba Fenice, ma sembra proprio essere questo il destino della casa anziani Greina di Bellinzona. La struttura, che salvo ripensamenti passerà di mano dalla Società cooperativa costruzioni (proprietaria e gerente dal 1966) alla Città come abbiamo riferito ieri, dovrebbe risorgere dalle proprie ceneri. Nel senso che l’ipotesi più verosimile è quella che prevede l’abbattimento dell’edificio per far spazio ad uno all’avanguardia sullo stesso terreno che si trova in zona edificabile a nord della capitale (poco distante dal Centro professionale commerciale al Vallone e dal parco gatti della Società protezione animali).

Tutto partì da «Stalingrado»

Gli architetti e gli specialisti interpellati dai vertici dell’istituto hanno sconsigliato la ristrutturazione dello stabile realizzato dall’architetto Augusto Jäggli con il ricavato della vendita delle cosiddette «case dei ferrovieri» del quartiere di Pratocarasso (ai tempi soprannominato «Stalingrado»). Nel 1995 la Greina è stata completamente ammodernata, mentre nel 2006 si sono conclusi i lavori alla nuova ala. Ciò significa che se il santo non vale la candela, come si suole dire, non resta che un’alternativa: demolirla e costruirla ex novo. «Ci sono tutti i presupposti affinché l’operazione, vantaggiosa per entrambi, possa andare in porto. Naturalmente, allo stato attuale, vi sono diverse questioni che dovranno essere approfondite. A partire dal destino stesso della casa anziani Greina, che necessita di un importante intervento di riqualifica - afferma Giorgio Soldini, capodicastero Anziani e ambiente di Bellinzona nonché membro del Consiglio di amministrazione della stessa società da otto anni -. A titolo personale credo che abbia poco senso procedere alla ristrutturazione del vetusto istituto, che oggi dispone ancora di camere doppie (16 contro le 27 singole; n.d.r.). La soluzione migliore, dal mio punto di vista, sarebbe quella di edificare un nuovo e moderno complesso su quel terreno».

«Una storia da rispettare»

Lo scenario che si profila all’orizzonte, secondo il municipale, è stimolante a più livelli, seppur si sia solo all’inizio delle discussioni: «Per la Città ma, ripeto, anche per la Società cooperativa costruzioni, si tratta di un’opportunità interessante. Che, oltretutto, va nella direzione auspicata dal Cantone e che come Comune portiamo avanti da anni, ossia la messa in rete delle strutture per anziani. Questo ci fa indubbiamente piacere perché significa che siamo stati lungimiranti, capendo fin da subito quale era la strategia cantonale di Pianificazione integrata. Certo è che assicuriamo pure, da ora, il rispetto per la storia pluridecennale della Greina e la massima considerazione per i suoi 94 collaboratori e la sessantina di ospiti».

La strada intrapresa è vista di buon occhio anche dal consigliere comunale, membro della Commissione della gestione e coordinatore del Movimento per il socialismo (MPS) Giuseppe Sergi: «È un’operazione finanziariamente onerosa ma che politicamente va nella giusta direzione». Sergi ricorda come proprio la messa in rete delle case anziani sia al centro di una mozione che lo stesso MPS ha presentato nel 2021.

L’esempio dell’EOC

«Come dimostra a scadenze regolari la cronaca a livello non solo bellinzonese ma anche cantonale - specifica Sergi - quella relativa agli anziani è una partita complicata dal punto di vista sia sociale sia finanziario e gestionale». In tal senso la messa in rete degli istituti attivi sul territorio costituirebbe una soluzione, un po’ come fatto a livello ospedaliero con la costituzione dell’EOC. Da lì l’idea di unire sotto lo stesso cappello non solo le cosiddette «case di riposo» ma pure i servizi di assistenza domiciliare di ABAD. Ci vorrebbe in sostanza un ente comunale attraverso il quale la Città gestirebbe tutte le attività, amministrazione e personale compreso. Una proposta che tuttavia, a mente del Municipio, «pone sicuramente dei problemi di attuazione e di opportunità», come si legge nelle osservazioni preliminari alla mozione tramite cui lo stesso Esecutivo invita la Commissione della Legislazione a respingere la proposta.

Quale il meccanismo di integrazione degli enti non comunali nella nuova struttura? Quale il destino dei contratti di lavoro in essere? È opportuno sciogliere o perlomeno «comunalizzare» enti che godono di buona salute e che offrono un servizio apprezzato dall’utenza? Queste le riserve espresse dal Municipio. Consesso che «ritiene che l’ipotesi di costituire una rete di tutti gli enti che sul territorio si occupano di anziani possa essere seriamente presa in considerazione. Non però attraverso la costituzione di un grande ente autonomo di diritto comunale che si faccia carico della gestione diretta di tutti i servizi offerti attualmente da enti e associazioni di diversa natura».

"Operazione a costo zero"

Intanto la possibile cessione della casa anziani alla Città è stata «colta favorevolmente» dall’assemblea della Società cooperativa costruzioni svoltasi mercoledì sera, puntualizza il presidente Luca Borner. Secondo il quale, rispondendo ad una nostra precisa domanda, quella della demolizione e ricostruzione della Greina è «una delle ipotesi sul tavolo delle discussioni. Quanto valgono l’istituto ed il terreno? È veramente difficile fare una stima. Per la Città è un'operazione a costo zero».

Circa 300 posti letto

Le case anziani della Città di Bellinzona sono quattro. Si tratta di quella di Sementina (80 posti letto), della Residenza Pedemonte nella capitale (76 posti), della Comunale in via Mesolcina in città (72 posti) e del Centro Somen di Sementina (50 posti). La Greina, situata in via Pizzo di Claro, porterebbe in dote 59 posti letto e 94 collaboratori, di cui una settantina a tempo pieno.

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