Politica

La legge sulla scuola dell’obbligo torna alla casella di partenza

Il Consiglio di Stato ha ritirato il messaggio governativo presentato nel marzo dello scorso anno – Una decisione presa alla luce delle criticità emerse durante la consultazione – Carobbio Guscetti: «Necessario per trovare una condivisione» – Piezzi: «Saggia decisione»
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
04.03.2024 18:30

Battuta d’arresto per la nuova Legge delle scuole dell’obbligo. Un po’ a sorpresa, il Consiglio di Stato ha infatti comunicato oggi di aver deciso, su proposta del DECS, di ritirare il messaggio che era stato presentato nel marzo del 2023. Una decisione «presa alla luce degli esiti della consultazione» poiché «se da un lato è stato espresso un forte sostegno all’adozione di un’unica legge per la scuola dell’obbligo, dall’altro lato sono state evidenziate diverse criticità». E, siccome «nel complesso l’adesione (…) al nuovo testo di legge è stata ritenuta non sufficiente», il Governo, come detto, ha ritirato il messaggio.

Un iter travagliato

L’iter del messaggio governativo, va detto, è stato abbastanza travagliato sin dall’inizio. Presentato a fine marzo dello scorso anno dall’allora direttore del DECS Manuele Bertoli, in poco tempo aveva incontrato le prime critiche. Nel maggio 2023, ad esempio, il sindacato VPOD aveva sollevato alcune criticità. In giugno, poi, era stata la stessa Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio a sollecitare il DECS (a questo punto diretto dalla neoeletta consigliera di Stato Marina Carobbio-Guscetti) per indire una vera e propria consultazione sul messaggio. Una possibilità che aveva incontrato l’apertura di Carobbio Guscetti. Detto, fatto: a fine settembre il DECS ha annunciato l’apertura della consultazione, estesa a tutti gli ordini scolastici. Una consultazione che sarebbe stata aperta fino al 31 ottobre. Anche qui, diverse voci critiche si erano levate sulle tempistiche di tale operazione (un solo mese di tempo per prendere posizione). Il Movimento per la scuola, ad esempio, oltre a ciò aveva pure deplorato l’assenza di una consultazione presso i docenti. Ad ogni modo, nel frattempo le prese di posizione sono arrivate e, come detto, l’adesione al progetto è stata ritenuta «insufficiente» dal DECS e dal Governo.

Le criticità emerse

L’obiettivo generale della nuova Legge era quello di riunire sotto lo stesso tetto le due leggi attuali, che riguardano tre ordini di scuola: quella dell’infanzia e quella elementare da una parte e le Medie dall’altra. Ma, oltre a dotare il cantone di una sola legge sull’intero comparto delle scuole dell’obbligo, nella nuova legge erano presenti pure alcune novità. Alcune delle quali, come si evince dal rapporto sulla consultazione pubblicato dal Governo, hanno suscitato diverse critiche. Tra queste, ad esempio, si può citare la definizione del concetto di «istituto minimo» e di «dimensione minima» per le scuole comunali (con potenziali effetti negativi per le realtà di valle, dove garantire una dimensione minima diventa più complesso). Ma anche sul fronte delle Scuole Medie l’introduzione di un numero minimo di allievi (200) per istituto ha suscitato qualche reazione contraria, in particolare per le conseguenze che potrebbe avere nelle zone periferiche. Inoltre, riguardo al numero di allievi per sede, alcuni hanno sottolineato la necessità di avere, oltre al numero minimo, anche un numero massimo, per garantire la qualità dell’insegnamento.

Sempre tra le criticità riassunte nel rapporto del Governo, più in generale, si può pure citare «l’assenza di una visione chiara sulla scuola dell’obbligo e la capacità di indicarne l’orientamento a medio-lungo termine». Perplessità sono emerse pure riguardo al fatto che l’adozione della nuova legge sarebbe intervenuta in parallelo ad alcuni importanti progetti di innovazione scolastica e non (come il superamento dei corsi A e B oppure il progetto Ticino 2020) che sono ancora in corso d’attuazione. In questo senso, «molti rispondenti (…) ritengono poco ragionevole adottare il nuovo testo di legge senza disporre di maggiori certezze circa l’esito dei progetti citati». Infine, si legge sempre nel rapporto riassuntivo dell’Esecutivo, «dai Comuni è frequente il richiamo al tema dell’autonomia, sia rispetto alla suddivisione di compiti e oneri tra Cantone e Comuni sia in termini di equità», con «il timore che le disposizioni introdotte generino disparità territoriali e una scuola comunale ‘a due velocità’ (...) espresso da molte autorità di nomina».

I prossimi passi

E ora, quali saranno i prossimi passi? A spiegarlo è lo stesso Governo nel comunicato stampa: «Attraverso il coinvolgimento degli attori e delle attrici della scuola dell’obbligo, e tenuto conto delle richieste di miglioramento emerse in sede di consultazione, saranno effettuati i necessari adattamenti e verranno svolti ulteriori approfondimenti così da arrivare ad avere un progetto di legge rivisto che possa essere prima posto in consultazione e poi sottoposto al Parlamento». La parola chiave, dunque, è «coinvolgimento». E ciò significa, spiega la direttrice del DECS da noi contattata, che l’intenzione è quella di procedere a tappe: «Le criticità emerse ci hanno fatto dire che non sarebbe stato possibile solo correggere la legge. Ma che era necessario ritirare il messaggio e continuare con i progetti in corso, attraverso modifiche settoriali laddove c’è bisogno, come per esempio sulla sperimentazione del superamento dei corsi A e B. Se al termine della sperimentazione, nel 2025, il risultato sarà positivo, allora potremo procedere con le necessarie modifiche di legge». Insomma, prima si faranno puntuali modifiche laddove ci sarà consenso, e poi parallelamente si porterà avanti il progetto della Legge sulle scuole dell’obbligo che però, quasi sicuramente, richiederà degli anni. «È probabile che l’iter si allunghi – prosegue Carobbio Guscetti –, ma ciò che conta è portare avanti i progetti che già ci sono e trovare una condivisione attorno ad essi, per poi trovare una condivisione anche sulla nuova Legge». Anche perché la nuova legge, ricorda Carobbio Guscetti, «avrebbe una portata di diversi decenni».

A parlare di «saggia decisione» da parte del DECS, riguardo al ritiro del messaggio a seguito delle criticità emerse, è il presidente della Commissione formazione e cultura, il deputato Aron Piezzi (PLR). Ma, al netto della battuta d’arresto per la legge, Piezzi tiene pure a sottolineare il positivo cambio d’approccio con la nuova direttrice del DECS. «Innanzitutto ringrazio Carobbio Guscetti per aver subito accolto la nostra richiesta di porre in consultazione la legge, visto che ciò non era stato fatto in precedenza, suscitando interrogativi sulla procedura. Segnalo dunque questo cambio d’approccio rispetto a una certa intransigenza calata dall’alto che ha contraddistinto la precedente gestione». E ora, secondo Piezzi, «sarà necessario coinvolgere nuovamente tutti gli attori per cercare di arrivare a un parto condiviso, anche se non sarà a breve termine».