Religione e tradizione

La leggenda e la profezia In processione per l’acqua

Sabato scorso un gruppo di parrocchiani di Riva San Vitale ha riportato in vita un’antica usanza: recarsi a piedi fino al santuario di Uggiate, in Italia, per invocare la pioggia
I fedeli rivensi al momento dello sconfinamento dal valico pedonale di Pignora, che si trova molto vicino al santuario di Uggiate. © CdT/Chiara Zocchetti
Lidia Travaini
14.03.2022 06:00

C’era una volta, anzi c’è ancora. Quella che vi raccontiamo oggi è una storia a cavallo del confine. Legata alle tradizioni e alle credenze, ma anche alla quotidianità della vita del distretto e alle sue origini contadine. Una storia che ha dato vita a una tradizione, talmente antica che è difficile da datare (risale almeno al XVI secolo), ma che è ancora attuale, visto che ha preso vita proprio questo fine settimana (cfr. articolo qui sotto).

Poco fuori dal confine verde di Brusata, a Novazzano, in mezzo al bosco sorge il santuario di Somazzo, si trova sulla «collina dei morti» e per questo è chiamato anche santuario dei morti di Somazzo.

Il santuario, seppur trovandosi in territorio italiano, soprattutto in passato è stato meta di diverse processioni con partenza da comuni del Mendrisiotto. Una delle più note è quella che, occasionalmente, organizzano i parrocchiani di Riva San Vitale (e che si è svolta anche sabato). La stessa è legata a una leggenda antica e non ha cadenza regolare. Anzi, è piuttosto rara. L’ultima volta era stata organizzata nel 2003, la volta prima nel 1997. A_Riva San Vitale e un po’ in tutto il distretto si rammenta particolarmente la processione del 1976, ci torneremo tra poco.

La tradizione prende vita nei periodi di siccità. La processione viene organizzata per invocare la pioggia. Per dare sollievo ai campi aridi, almeno in passato. «Nem a tö l’acqua a Ügiaa», si dice a Riva. È legata a una leggenda, di cui fa parte una profezia. La storia narra che tre giovani vergini furono murate vive sul lato nord del santuario di Uggiate perché avevano posto resistenza a un signorotto che voleva abusar di loro. «Per serbar fede allo sposo» si legge sul muro del santuario. Leggenda vuole che un fornaciaio di Riva San Vitale che passava da quelle parti udì i loro lamenti e le soccorse porgendo loro dell’acqua con il suo cappello tramite dei pertugi nel muro (le reliquie delle tre fanciulle sono tuttora custodite al santuario). Il ringraziamento delle donne fu espresso tramite profezia: «Quando avrete sete voi, venite da noi e vi disseteremo». La sete metaforica divenne così quella dei campi e della terra, mentre l’esortazione a raggiungere la collina dei morti divenne un invito alla comunità. A cui Riva San Vitale ha risposto ancora presente.

Un’edizione della processione che nel Mendrisiotto si ricorda bene è quella del 1976. In quell’occasione i fedeli di Riva si recarono a piedi al santuario al culmine di un lungo periodo di siccità. La loro iniziativa fu seguita da diversi giorni di piogge intense (a Riva esondò anche il lago).

Oltre tre ore di marcia con passo deciso (e una bici)

Undici chilometri a piedi, tra Riva e Uggiate (e altrettanti al ritorno, per i più tenaci). Il percorso è stato coperto da un gruppetto di fedeli rivensi, a cui si sono aggregati alcuni parrocchiani uggiatesi, sabato mattina. Partenza alle 5.30. All’appuntamento ha risposto una trentina di persone, compresi alcuni bambini (e un anziano in bicicletta). Ai fedeli ci siamo uniti anche noi (a onor di cronaca, solo per l’ultimo tratto della processione, da Pignora). Arrivo in santuario alle 8.45 circa, di buon passo.

Lì prima una breve sosta all’esterno, di fronte ai tre teschi delle giovani murate vive nella leggenda (che forse leggenda non è, visto che i teschi sono visibili dietro tre piccole finestrelle), dove il sacerdote di Riva ha letto il riassunto della vicenda inciso nel muro. Una scritta che finisce ricordando la promessa della fanciulle, che si spera sia mantenuta anche questa volta: «Si peregrina a Somazzo per impetrare nelle siccità pioggia che non  manca mai (secolo XVI)». In seguito un momento di preghiera all’interno.

L’usanza rivense è stata protagonista anche di un documentario del 1989 della Rsi che contiene alcune testimonianze che esprimono scetticismo sulla tradizione. «Non si sa bene perché» – si sente però nel video – dopo la processione «a Riva piove sempre». Nel 1976 piovve così tanto che «uscì il lago e i pompieri lavorarono per settimane per svuotare le nostre cantine». «Non ci credo ma constato – riferisce un anziano – su 4 processioni che ho vissuto, ha piovuto 4 volte».

Chissà, magari mentre leggete questo articolo, piove.