«La Libertà» di Vincenzo Vela è riapparsa al Monumentale di Milano

È passato ormai oltre un decennio da quando nel 2013 la Città riseppellì nel cimitero di Lugano i resti mortali dei fratelli Ciani, «riscoperti» in Piemonte da Mario Alberti (e non dall'allora direttore dell’Archivio storico di Lugano Antonio Gili, come erroneamente riferito in una versione precedente, che invece si recò fisicamente in auto a recuperare le urne). Erano finiti lì dopo che qualche erede si era dimenticato di pagare il lotto cimiteriale al Monumentale di Milano, dove erano stati originariamente inumati. A vegliare su di loro originariamente vi era «La Libertà» di Vincenzo Vela, il cui gesso (incompleto) oggi si trova nella casa-museo a Ligornetto. Dell’originale in marmo, al pari dei resti dei Ciani, si erano invece perse le tracce. Almeno fino a qualche anno fa, quando lo storico Pietro Montorfani, che succedette a Gili alla guida dell’Archivio storico, rintracciò la statua «appoggiata alla parete di mattoni di una chiesetta quattrocentesca, nel cortile di una cascina lombarda dove i Ciani allevavano le loro mute di caccia», come ebbe modo di scrivere nel suo contributo al volume corale «Poeti per Vicenzo Vela» (Casagrande, 2020). Alla riscoperta della statua seguì un tentativo di portarla a Lugano e sottrarla dall’incuria a cui era stata soggetta per decenni, tanto che la tettoia che doveva proteggerla a un certo punto le crollò addosso, mozzandole la mano sinistra. L’idea era di posarla vicino alla «Desolazione»; un’altra statua di Vela che i fratelli Ciani vollero per il monumento funebre dei loro genitori e che oggi si trova a villa Ciani (con copia nel parco). La cosa però non si concretizzò, soprattutto per la resistenza della Soprintendenza italiana. Tuttavia - ed è notizia di pochi giorni fa - il Comune di Milano ha deciso di restaurare la Libertà e di ricollocarla al Monumentale, nella cripta del Famedio. «E va benissimo così - commenta Montorfani, da noi raggiunto al riguardo: - Alla fine l’importante era salvarla e darle una collocazione degna».

Cosa rappresenta
La Libertà, si legge nel comunicato stampa diffuso dal Comune di Milano per annunciare la donazione privata che ha permesso di riportare la statua al Monumentale, «ritrae una donna, dai lunghi capelli mossi visibili sulla schiena, che srotola una pergamena in favore dello spettatore e sulla fascia che le regge il vestito drappeggiato è ancora possibile leggere iscritto il nome dell’opera. Questa figura pare inginocchiata sul basamento sui cui lati si trovano i bassorilievi che raffigurano i defunti ai quali era stata dedicata la statua, i fratelli Giacomo e Filippo Ciani». Fratelli Ciani che furono figure dominanti nelle vicende politiche ticinesi dell’Ottocento e che risiedettero per oltre un trentennio a Lugano, dove furono anche faro per gli esuli italiani: nella loro villa ospitarono fra gli altri Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo. Quest’ultimo, peraltro, riposa proprio nel Famedio del Monumentale di Milano, da qualche giorno a pochi passi dalla Libertà del Vela.
«Grande valore artistico»
A riportare la statua al suo originario candore penserà nei prossimi mesi la Scuola di restauro dell’Accademia di Brera. Intanto il Comune di Milano, tramite l’assessora ai Servizi civici Gaia Romani, ha salutato così il ritorno dell’opera: «Oggi restituiamo alla città di Milano un’opera dal grande valore artistico e simbolico. Una figura femminile che incarna, col suo sguardo fiero, i valori di libertà, lotta all’indipendenza e giustizia sociale».
