La maestosità delle locomotive in «Cattedrale»

Nel dibattito che si trascina da un anno e mezzo sul trasferimento o meno delle Officine FFS da Bellinzona a Castione dopo oltre un secolo è stato spesso dimenticato un punto fisso. Un pezzo di storia che, comunque vada, resterà nella capitale. Lì si trova dal 1919 e da lì non se ne andrà per nulla al mondo. Anzi, non potrà nemmeno essere toccata la «Cattedrale», l’imponente edificio in pietra che ospita il montaggio delle locomotive. Lo stabile compie un secolo e rientra nei beni protetti a livello cantonale.
Più della «pittureria» che nel 2008 è stata il luogo per antonomasia dello sciopero degli operai attivi allo stabilimento industriale, la «Cattedrale» è il simbolo del sito produttivo. Fin dalla sua costruzione fu al centro della curiosità dei cittadini ed altresì di molti fotografi che ne hanno fatto il soggetto preferito per i loro scatti. Ciò in virtù delle dimensioni dell’immobile che occupa un’area di 3.625 metri quadrati e, soprattutto, per le due gru di 80 tonnellate. La realizzazione dell’edificio fu una scelta obbligata a seguito dell’elettrificazione della linea del San Gottardo alla fine della prima guerra mondiale. Per Bellinzona gli ultimi due decenni del 1800 e i primi due del Novecento furono anni di importanti cambiamenti. In primo luogo nel 1878 la Turrita venne designata capitale stabile del Cantone Ticino. A seguire, nel 1889, vennero edificate le Officine FFS che dopo cinque anni davano lavoro a 425 persone (in realtà i capannoni più a sud videro la luce tra il 1886 ed il 1890, mentre nel 1884 venne inaugurato il viale Atelier, necessario per accedere all’impianto). Allora il Comune contava 10.000 abitanti; un quinto era attivo nel settore industriale. Sorgono commerci, ritrovi pubblici e persino il quartiere San Giovanni. Lo sviluppo successivo della Città e dell’agglomerato è legato alle regie federali e all’amministrazione cantonale.
Il destino ha voluto che, a distanza di 100 anni, proprio attorno alla «Cattedrale» sorgesse un quartiere-modello, come l’hanno più volte ribattezzato negli ultimi mesi il Municipio ed il Consiglio di Stato. Sì, perché in cambio dei 100 milioni stanziati dal Gran Consiglio e dei 20 messi sul tavolo dal Legislativo cittadino Bellinzona ed il Cantone otterranno dalle Ferrovie superfici per circa 45.000 metri quadrati, comprensive appunto dell’edificio protetto che costituirà il centro di riferimento dell’intero quartiere. Fra i possibili contenuti previsti vi saranno quelli abitativi (intergenerazionali e a pigione moderata), degli spazi culturali, espositivi e scolastici (dall’asilo fino alle Medie). Sarà il mandato di studio in parallelo a definire nel dettaglio lo sviluppo dell’area.
La domanda che buona parte della popolazione si sta ponendo è però un’altra: cosa ospiterà la «Cattedrale»? Un centro culturale? Degli atelier artistici? Un luogo deputato a concerti e manifestazioni? Una risposta allo stato attuale, come detto, non c’è. Anche se nel futuro della mastodontica struttura sembrano proprio esserci quelle attività. Sempre in viaggio, insomma. Per un secolo sui binari della linea ferroviaria, un domani su quelli della mente e della fantasia.
