La domenica del Corriere

La manovra dopo la piazza, chi tira dritto e chi corregge

Cosa è cambiato per la politica dopo la manifestazione contro i tagli? - Ivo Durisch: «Non siamo soli, un grande sollievo» - Boris Bignasca: «Non ci fa né caldo né freddo»
I capogruppo Maurizio Agustoni (Il Centro), Boris Bignasca (Lega), Alessandra Gianella (PLR) e Ivo Durisch (PS). ©CdT/Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
26.11.2023 20:00

Nella politica cantonale è tempo di manovra e di manovratori. È da questo dato di fatto che ha preso il volo il dibattito de «La domenica del Corriere» con la tavola imbandita di temi da parte di Gianni Righinetti e i quattro capogruppo dei partiti di Governo a confrontarsi. In studio Alessandra Gianella (PLR), Boris Bignasca (Lega), Maurizio Agustoni (Il Centro) e Ivo Durisch (PS). Il già acceso clima si è ulteriormente infiammato per affetto della manifestazione di piazza che mercoledì scorso ha animato Bellinzona. Cosa ci ha detto questa mobilitazione? «Che noi non siamo soli ed è un grande sollievo constatarlo. Noi di dubbi sull’azione messa in atto non abbiamo mai avuto dubbi, oggi siamo rafforzati e toccherà agli altri prenderne atto», Durisch dixit. Dal PS alla Lega. Insomma, se gli uni si sentono rinfrancati, voi siete più isolati? «Nasciamo come movimento antistatalista, stimiamo i dipendenti pubblici, ma riteniamo che a fronte di uno stipendio mediano dei docenti dei 110.000 franchi, un contributo del 2% non sia una tragedia. È legittimo manifestare, ma non ci fa né caldo né freddo». E il PLR cosa ne dice? Un tempo era più istituzionale e oggi è meno critico con la piazza? «È da tempo che noi sottolineiamo che la situazione è critica e difficile, ma è sotto gli occhi di tutti che i cittadini sono confrontati a rincari d’ogni genere. Le cifre dimostrano che così non si può più andare avanti. Siamo delusi del fatto che al posto di avere pacchetto su più anni, ne abbiamo uno solo che avrà effetto da subito e dobbiamo decidere tutto a breve». La pressione sulla politica ora è ancora maggiore e Il Centro ricorre un po’ la popolarità? «Non direi proprio - ha affermato Agustoni - siamo stati già critici in passato e subito su questo pacchetto con misure per 134 milioni. Non è responsabile da parte del Governo dire che il Parlamento ha chiesto un’analisi della spesa e di fare delle scelte e poi constatare che 2/3 delle misure non sono strutturali. E poi ridurre gli stipendi. Così non si fa e noi lo diciamo chiaramente». Ma, nello stesso tempo, il Governo ha fatto presente che, per il meccanismo degli scatti, nel 77% dei casi non ci sarà una riduzione salariale: «I dipendenti cantonali sono 10.000 e crescono sempre, senza che per il 2024 ci sia stata un blocco delle assunzioni. Per questi dipendenti esistono delle agevolazioni, direi quasi dei privilegi. È un dato di fatto». Il messaggio è «non vi lamentate?». «Credo - ha replicato Bignasca - che siamo il solo Paese al mondo nel quale chi guadagna 110.000 franchi scende in piazza». «Beh - ha replicato Agustoni - il 23% ha una decurtazione salariale netta. E il meccanismo degli scatti lo ha stabilito il Gran Consiglio». Durisch ha poi aggiunto «l’elemento dell’inflazione che pesa nelle tasche dei dipendenti». Gianella, il 77% ci dice che non c’è il problema? «A preoccupare è la somma dei fattori, non dimentichiamo che lo Stato può dare un indirizzo verso l’esterno, ad altri datori di lavoro. La preoccupazione è dettata dal fatto che le condizioni nell’impiego pubblico peggiorano, ma l’Amministrazione cantonale non smette di gonfiarsi. Più uffici, più compiti e più tutto. Possibile non si riesca ad agire diversamente facendo propria una gestione per obiettivi per gestire le situazioni di crisi in maniera migliore? Non c’è la capacità di modificare e modernizzare l’Amministrazione. Questo preoccupa eccome».