Perle nascoste del mendrisiotto

La «matta» che costruì tra le rocce del Generoso

Poco meno di cento anni fa una nobile romana fece edificare una piccola casa quasi in vetta al monte momò, in una zona davvero inospitale. L’iniziativa le valse il soprannome di «matta» e fece nascere numerose leggende, tra cui quella che fosse una spia
Lidia Travaini
05.07.2021 06:00

Si chiamava Carla Nobili Vitelleschi ed era italiana, di Roma, ma aveva origini olandesi. La sua vita è però legata anche al Mendrisiotto, in particolare al Monte Generoso. È infatti sulle sue pendici, quasi in vetta, che poco meno di 100 anni fa decise di costruire una casa. Una casa che le valsa il soprannome di «matta» e che oggi è nota ai più come Casa (o cà) dala mata. Oppure Casa della marchesa o della contessa, perché la signora aveva un titolo nobiliare. Alle nostre latitudini è però diventata «matta» perché aveva deciso di costruirsi una casa in un luogo sì dal panorama mozzafiato, ma per nulla ospitale: sul lato più ripido e inospitale del Monte Generoso. Il suo progetto era proprio «una roba da matti», dicevano tutti.

La storia che ha portato alla costruzione dell’edificio - che è di dimensioni modeste - è ben documentata. Per poter realizzare il suo progetto la donna dovette infatti richiedere dei permessi appositi al Patriziato di Rovio, documenti che esistono ancora (e che abbiamo visionato). La sua richiesta concerneva l’edificazione di una piccola casa a picco sulle rocce in località Baraghetto. A motivare il progetto vi era il desiderio di crearsi un luogo tranquillo e di riposo, in cui potesse concentrarsi sugli studi in filosofia religiosa a cui si dedicava.

Foto: Internet
Foto: Internet

Per prendere una decisione furono necessarie diverse sedute del Patriziato, che alla fine concesse in affitto alla marchesa la parte inferiore della cima del Baraghetto (circa 10 metri quadrati) per costruire un piccolo edificio ad uso privato. L’affitto era di 50 franchi l’anno e il contratto sarebbe stato valido per 25 anni, anche se sulla prima versione del documento si parlava di 50 anni, ma la cifra è stata cancellata e corretta a mano. Il Patriziato accordò alla donna anche il permesso di estrarre dalla montagna stessa le pietre necessarie per realizzare la costruzione.

Attorno al singolare progetto della marchesa nacquero quasi immediatamente storie e leggende. Anche perché quegli anni a cavallo delle due guerre erano contraddistinti da difficoltà sociali e instabilità politica. In molti dubitavano quindi che la donna fosse davvero una studiosa in filosofia religiosa e tendevano più che altro a crederla una spia che dal Generoso poteva osservare una vasta porzione di Mendrisiotto e Luganese, stando a pochi passi dall’Italia. In quegli anni l’Italia inoltre non nascondeva il suo desiderio di annettere il Ticino al suo territorio.

Nel recente passato la Cà dala mata è stata oggetto di un restauro. Tra il 2001 e il 2010 il Patriziato di Rovio ne ha rinnovato in particolare la copertura.

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