Politica

La mensa all’asilo non fa ancora l’unanimità

Il Gran Consiglio due settimane fa ha reso facoltativa la frequenza della refezione per il primo anno - I deputati del Centro Ermotti-Lepori e Pagani, però, non sono soddisfatti e tramite un’iniziativa parlamentare chiedono deroghe più flessibili il secondo e il terzo anno
Paolo Gianinazzi
04.07.2022 19:34

Chiusa una parentesi, sul tema della refezione alla scuola dell’infanzia potrebbe presto aprirsene un’altra. Due settimane fa, infatti, il Gran Consiglio ha dato via libera al compromesso che, in estrema sintesi, ha reso facoltativa la presenza del bambino alla mensa dell’asilo durante l’anno facoltativo, ossia il primo dei tre anni previsti. Per il secondo e il terzo anno, invece, sono state previste delle deroghe accordate unicamente «per comprovate ragioni mediche e/o educative avallate istituzionalmente». La decisione del Gran Consiglio, però, non è stata apprezzata da ARIPE (l’Associazione per il rispetto di un’infanzia pedagogicamente equa) che, come anticipato da La Domenica nell’edizione del 26 giugno, intende lanciare un’iniziativa popolare per rendere la mensa facoltativa tutti e tre gli anni della scuola dell’infanzia.

Ma non finisce qui. Se da una parte ARIPE vuole agire sul fronte popolare per abolire tout court l’obbligatorietà della refezione, dall’altra due deputati del Centro (PPD), Maddalena Ermotti-Lepori e Luca Pagani, intendono muoversi sul fronte Parlamentare con l’obiettivo di rendere le deroghe per il secondo e terzo anno più flessibili di quanto previsto oggi, in particolare per andare incontro alle esigenze delle famiglie.

Dalla proposta al Parlamento
Il compromesso approvato dal Gran Consiglio due settimane fa, ricordiamo, è nato da un’iniziativa del 2019 presentata da Sergio Morisoli (UDC) che chiedeva di lasciare completa libertà ai genitori di scegliere se beneficiare o meno del servizio di refezione scolastica offerto dalla sede.

Dopo varie discussioni a livello commissionale, il Parlamento nel giugno del 2020 ha approvato, appunto, una soluzione di compromesso, chiedendo al Governo di: allestire una proposta legislativa volta a prevedere l’abolizione dell’obbligo di frequenza per i bambini iscritti al primo anno; mantenere l’obbligo per il secondo e terzo anno, ma allo stesso tempo elaborare un «sistema flessibile di deroghe» alla frequenza del secondo e del terzo anno (in quest’ultimo caso solo fino a Natale). Il Governo, quindi, nel dicembre dell’anno scorso ha presentato un suo messaggio per dar seguito alla richiesta del Parlamento. Messaggio a cui, appunto, il Parlamento ha dato l’avallo finale due settimane fa. Tuttavia, come detto, il «sistema flessibile di deroghe» per il secondo e terzo anno proposto dal Governo non è piaciuto ai due deputati del Centro. A loro modo di vedere, le deroghe concesse unicamente «per comprovate ragioni mediche e/o educative avallate istituzionalmente» non sono sufficienti e andrebbe data maggior libertà.

Una questione di promesse
«Il Consiglio di Stato non ha mantenuto quanto promesso a tutto il Gran Consiglio, ossia di elaborare un sistema flessibile di deroghe», spiega da noi contattata Ermotti-Lepori, la quale ricorda poi che il rapporto del 2020 era firmato da tutti i 17 deputati presenti in Commissione, senza riserve. «Tutti eravamo d’accordo per mantenere l’obbligo di frequenza il secondo e terzo anno, ma allo stesso tempo di concedere ampie deroghe in base alle esigenze dei bambini e delle famiglie. Le deroghe attuali, invece, sono troppo restrittive. Sono un po’ delusa dal consigliere di Stato Manuele Bertoli, che non ha rispettato quanto chiesto dal Gran Consiglio. Ecco perché abbiamo presentato questa iniziativa, per far sì che il Parlamento possa veramente esprimersi sulla questione».

Lo stesso Bertoli, va precisato, durante il dibattito in aula di due settimane fa, aveva spiegato che un sistema di deroghe più flessibile era stato segnalato come problematico praticamente da tutti i Comuni a cui il progetto iniziale era stato sottoposto.

Non capisco perché non sia possibile andare incontro alle loro richieste con deroghe più flessibili
Maddalena Ermotti-Lepori (Il Centro/PPD)

Tuttavia, tale spiegazione non è bastata a Ermotti-Lepori e Pagani. «Riconosciamo l’importanza della refezione come momento educativo, ma non vogliamo rifiutarci di andare incontro alle richieste di quei genitori che, per svariati motivi, ritengono importante poter passare il pranzo con i propri figli. Pensiamo, ad esempio, al genitore che lavora la sera e quindi può vedere il figlio solo durante il mezzogiorno. Non capisco perché non sia possibile andare incontro alle loro richieste con deroghe più flessibili». Anche perché, chiosa la deputata del Centro, «si tratterebbe di pochi casi e non andremmo certo a stravolgere il sistema della scuola dell’infanzia».

Concretamente, nell’iniziativa proposta dai due deputati si propone di completare la legge, precisando che «le direzioni di istituto possono concedere la dispensa totale o parziale dalla frequenza della refezione da parte di tali allievi per ragioni connesse a un progetto pedagogico specifico a favore dell’allievo e/o ad un progetto di accoglienza individuale dell’allievo, come pure per particolari esigenze del bambino o della famiglia».