A soli 20 anni pilota i boeing

«La mia storia da Agno ai cieli d’Europa»

Parla Nicolò Riva, tra i più giovani primi ufficiali del Continente - Si è formato alla scuola Avilù con sede all’aeroporto di Lugano e ora vola con Ryanair
Chiara Nacaroglu
08.01.2019 13:04

LUGANO - Non è un tema discusso come i fallimenti delle compagnie aeree o le polemiche sui finanziamenti pubblici, ma l’aeroporto di Lugano-Agno è anche un luogo di formazione per aviatori e istruttori. Lo scalo è sede di Avilù, la terza scuola di volo svizzera per numero di allievi e certificazioni. Nata nel lontano 1937 con il nome di Aviazione Lugano, nel 1963 è stata acquistata dalla Città di Lugano. La scuola si occupa di formazione completa, dal pilota privato al quello di linea, ma propone anche altre specialità come acrobazie e corsi per istruttori. «Siamo l’unica scuola in Europa che può formare piloti di vecchi jet militari come gli Hunter», spiega il direttore Marc Roth. Negli ultimi cinque anni sono stati 238 i piloti formati da zero per le varie qualifiche e «tutti i piloti commerciali formati hanno trovato lavoro» continua Roth con una punta di orgoglio.

Tra questi c’è Nicolò Riva, milanese classe 1998, che ha cominciato la formazione in Avilù all’età di quindici anni e l’ha terminata lo scorso mese di maggio. Dopo un breve periodo in Germania, dove ha seguito un corso richiesto dalla compagnia che gli mancava per poi applicare per un posto di lavoro, Riva è stato assunto da Ryanair come primo ufficiale. Il 14 dicembre 2018, a soli 20 anni, ha fatto volare il suo primo Boeing 737.

Se l’aeroporto di Agno dovesse chiudere la scuola Avilù si sposterebbe a Locarno o a Lodrino

Ma perché ha scelto proprio la formazione a Lugano? «Dopo una breve esperienza in una scuola di volo alle porte di Milano - racconta - tramite il passaparola ho sentito parlare di Avilù e dell’aeroporto di Agno. In fondo sono solo 45 minuti di viaggio e ho deciso di provare. È stata una scelta azzeccata!». Riva, che mentre studiava per diventare pilota frequentava sei giorni su sette la scuola superiore, ha apprezzato in particolare l’organizzazione dei corsi, «strutturati in maniera molto efficiente» e la location. «Dal punto di vista di training – spiega - avere uno scalo come quello luganese dove si può volare sia a vista che in strumentale e, nel contempo, avere a che fare con un traffico che non riguarda solo voli piccoli ma anche di linea, ti da già un’idea di cosa vuol dire volare con altri apparecchi intorno».

«L’aeroporto? Va bene così»

Secondo Riva, il modello dell’aeroporto di Lugano è «perfetto così com’è». «Certo non è enorme – continua il primo ufficiale - ma di realtà così in giro per l’Europa ce ne sono tante. Non capisco le polemiche intorno alla volontà di alcuni di sviluppare esclusivamente il settore di “business aviation”, secondo me non ci sarebbe nulla di sbagliato». «Le polemiche sullo scalo disturbano dal punto di vista del morale - dice dal canto suo Marc Roth -, ma come Avilù ci troviamo molto bene ad Agno. Non credo che si arriverà alla chiusura dell’aeroporto e certo non me lo auguro - continua - ma se dovesse accadere noi ci trasferiremmo a Locarno o a Lodrino».

«Da grande farò l’aviatore»

Nonostante le regole in materia stiano dalla sua parte - si può iniziare a volare a 16 anni e ottenere la licenza di pilota privato a 17 – pensare a un ragazzo di soli 20 anni in una cabina di pilotaggio fa un certo effetto. Cosa si prova a comandare un aereo così grande quando si è così giovani? «Io mi diverto, è una grande passione oltre che un lavoro» spiega Nicolò Riva. «È bello far volare un aereo ma è una grossa responsabilità: dietro la cabina di pilotaggio ci sono delle persone. Secondo me l’età non conta più di tanto, è una questione di attitudine e se uno ha le idee chiare lo può fare da molto giovane. Poi penso dipenda anche da compagnia a compagnia, la mia dà molto spazio ai giovani». La passione di Riva per il mondo dell’aviazione risale a quando era ancora bambino. «Ho sempre voluto diventare un pilota - confessa - viaggiavo spesso e adoravo andare in aereo».

Chiudo la porta a Bologna e la riapro in Sicilia: ogni viaggio è un’emozione

E da qui il grande impegno che comporta una formazione da pilota conciliata con la scuola. E oggi, che lavora come primo ufficiale di voli di linea con base a Bologna, com’è la sua giornata tipo? «Mi sveglio tra le 4 e le 4.30 del mattino - racconta -, generalmente in albergo, indosso la divisa e preparo la valigia. Arrivo in aeroporto e dopo, aver passato i controlli di sicurezza, insieme al comandante, che prende le decisioni finali, preparo i voli della giornata. Sono diversi i fattori da tenere in conto: le condizioni meteo, i passeggeri, lo stato dell’aereo, eccetera». A dipendenza della lunghezza della tratta, Riva compie due o quattro voli al giorno e la sua giornata lavorativa dura in media dalle sei alle undici ore. «È un lavoro intenso ma emozionante, che ti permette di chiudere la porta a Bologna e riaprirla a Londra o Lisbona. Magari appoggi i piedi a terra solo per mezz’ora, però l’idea stessa del viaggio è molto bella».

Più che girare l’Europa, Riva gira i suoi aeroporti ma per lui la magia è la stessa. «A volte parto da Bologna con il freddo e la nebbia, esco dalla nebbia che è ancora notte e sorvolo Roma con le sue luci, poi è l’alba e atterro in Sicilia dove c’è un tempo magnifico: ditemi se questo non è bellissimo».