La movida degli universitari di Mendrisio

MENDRISIO - Il recente alterco, conclusosi col grave ferimento di un 35.enne della regione, ha riportato sotto i riflettori un fenomeno – le notti brave di alcuni studenti dell’Accademia di architettura – di cui si era discusso in passato. Protagonista dell’episodio di violenza (vedi art. sotto) è proprio un 26.enne universitario svizzero che quella sera – i fatti sono avvenuti poco dopo la una del 19 ottobre all’esterno di un locale di via Industria – si è imbattuto nel 35.enne e, dopo una breve discussione, l’ha ferito al capo colpendolo con una bottiglia di vetro. Premesso che fatti di rilevanza penale come quello di un paio di mesi fa rappresentano un’assoluta eccezione, chi, per motivi professionali, conosce da vicino la movida del capoluogo, ossia i gerenti di alcuni tra i più noti esercizi pubblici di Mendrisio, conferma che non di rado gruppetti di universitari – comunque una minoranza rispetto al gran numero di iscritti all’ateneo – causano problemi di ordine pubblico. Si tratta di studenti, dicono alcuni esercenti del centro storico e degli immediati dintorni, che in realtà frequentano poco i locali cittadini. Quando lo fanno, però, si fanno notare per comportamenti certo non da clienti modello. Questo perché, raccontano i nostri interlocutori, capita con una certa frequenza che si rendano protagonisti di episodi di disturbo della quiete notturna, fastidio generato ad altri avventori e furti di lieve entità, di bicchieri e gadget in particolare.
«Ci si potrebbe aspettare – afferma un esercente – che in una realtà universitaria come Mendrisio gli studenti portino vita e animazione nei bar e nei locali. In realtà, preferiscono organizzare feste private e quando escono tendono a generare problemi. È un vero peccato». Una ricostruzione che solo parzialmente trova conferma nell’istantanea scattata da chi, come la polizia della Città di Mendrisio, monitora quotidianamente la realtà locale. Sulla base dei riscontri eseguiti, osserva il vicecomandante del corpo Tiziano Muscionico, lo spaccato fornito da alcuni gerenti di esercizi pubblici «non rispecchia la realtà. Infatti non abbiamo mai ricevuto, da parte di gerenti, segnalazioni di situazioni “oltre l’accettabile” legate al comportamento di studenti all’interno di esercizi pubblici, tantomeno segnalazioni di furti».
Interventi a domicilio
D’altro canto, rileva il capitano in forza alla Comunale, «va precisato che la maggior parte dei nostri interventi avviene all’esterno degli esercizi pubblici (avventori che si fermano a discutere dopo la chiusura dell’esercizio pubblico) e ancora di più presso appartamenti privati dove risiedono gli studenti, in occasione di feste private da loro organizzate». Proprio queste occasioni, riconosce Muscionico, creano grattacapi. «In generale la situazione è sotto controllo. Le principali problematiche – ripete – sono generate da feste private organizzate da studenti all’interno dei loro appartamenti, con conseguente disturbo della quiete».
Nottate con troppo chiasso
C’è anche qualche dato numerico a corroborare queste indicazioni: «Dall’inizio dell’anno le infrazioni alla legge sull’ordine pubblico per disturbo della quiete pubblica ammontano a 21; i due terzi circa dei casi sono riconducibili a studenti».
Spostando l’attenzione sui locali in qualche modo sotto osservazione, soprattutto per la relativa frequenza di infrazioni a normative comunali, il vicecomandante della polizia di Mendrisio spiega che gli stessi sono 2-3, «ma la problematica va ridimensionata. La problematica principale, che tra l’altro si manifesta di rado, è la classica telefonata per segnalare il disturbo della quiete causata da avventori che si fermano all’esterno dell’esercizio pubblico a discutere dopo la chiusura. Ripetiamo che si tratta comunque di un fenomeno contenuto». Rari i provvedimenti nei confronti dei responsabili dei ritrovi: «In situazioni particolari il gerente è stato convocato, lo si è reso attento dell’accaduto, avvisato o ammonito. In alcuni casi sono state comminate delle multe» conclude Muscionico.