La Domenica del Corriere

La neutralità della Svizzera non mette tutti d'accordo

Su TeleTicino è andato in onda il dibattito sul ruolo della Confederazione nell'ambito delle sanzioni internazionali contro la Russia
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
13.03.2022 20:08

La guerra, le neutralità elvetica, le sanzioni contro la Russia e il dramma umano. Quella andata in onda questa sera è stata una puntata de La domenica del Corriere sull’onda della stretta attualità, partendo dagli aspetti d’ordine politico che tengono banco a Berna in queste settimane di Camere federali. Nella settimana alle porte sia al Consiglio nazionale che al Consiglio degli Stati sono previsti dibattuti sulla guerra che vede nell’Ucraina uno Stato sovrano attaccato e che si è difeso. Ed è partendo da questo fatto che il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha spiegato l’adesione della Svizzera alle sanzioni dell’UE, perché «neutralità non significa indifferenza». Il vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti ha interpellato Rocco Cattaneo (consigliere nazionale PLR), Marco Chiesa (presidente UDC), Marina Carobbio (consigliera agli Stati), Marco Romano (consigliere nazionale PPD) e Pierluigi Pasi (avvocato ed ex magistrato federale) per capire se la nostra neutralità possa ormai dirsi smarrita. Per Carobbio «neutralità significa anche difendere i diritti umani e la democrazia, la decisione elvetica è stata necessaria di fronte a questa azione criminale del regime di Putin». Pasi ha sottolineato che «darsi da fare per persone che soffrono per un conflitto bellico non è solo un diritto, bensì un dovere per la Svizzera. A lasciarmi perplesso è la continua erosione della neutralità, che è un diritto, ma pure un dovere». Erosione? Romano è preoccupato? ha chiesto Righinetti. «Assolutamente no – ha replicato Romano – non vedo alcuna erosione. Direi piuttosto che il Consiglio federale si è mosso in maniera troppo lenta, troppo burocratica e troppo macchinosa. Ma senza quanto è stato fatto, oggi il territorio elvetico verrebbe usato per finanziare la guerra da parte della Russia», come una sorta di piattaforma, come è stato sottolineato da tutte le forze, fatta eccezione dall’UDC che critica da settimane il Governo che «non solo ha sposato le sanzioni dell’UE, ma pure il Parlamento ha associato la Svizzera all’UE in questo contesto» ha poi dichiarato Chiesa. Aggiungendo poi di ritenere «fondamentale che la Svizzera continui ad essere veramente neutrale, per svolgere il suo vero ruolo, il solo che vedo possibile: quello di mediatore. Abbiamo letto tutti come veniamo giudicati dall’estero e il Consiglio federale di fronte a certe critiche, è rimasto silente». «Usciamo da ogni equivoco – ha ribattuto Cattaneo – neutralità è non fornire armi ai belligeranti. Finlandia e Svezia si dicono neutrali, ma lo stanno facendo, solo la Svizzera è veramente neutrale. E la Svizzera ha già aderito in passato a delle sanzioni. Trovo assurdo continuare a polemizzare sulla neutralità rispetto a quanto assistiamo ogni giorno, dove vediamo chi schiaccia i diritti di un popolo e a fare questo è una sola persona. A me preoccupa il disastro umanitario. Il Consiglio federale ha evitato alla Svizzera di diventare la piazza di giro dei capitali della guerra. Basta con questa storia, non abbiamo per nulla perso la neutralità».

Lo statuto S
Intanto il Consiglio federale ha adottato lo statuto S per agevolare il flusso di chi scappa dalla guerra e verrà accolto in Svizzera. Di fronte a questa scelta di Berna tutti gli ospiti de La domenica del Corriere si sono detti favorevoli. Per Chiesa «è doveroso affrontare questa crisi umanitaria con generosità e noi possiamo farlo. Ma dobbiamo stare attenti e fare in modo che il flusso  verso la Svizzera non sia eccessivo. I cittadini ucraini saranno indispensabili per rilanciare il loro Paese una volta terminato il conflitto». Sui profughi Carobbio ha affermato che «stiamo parlando di 2,5 milioni di persone in fuga e sono cifre provvisorie. Il dramma umano è enorme, la Svizzera deve accogliere, deve essere generosa. Credo che se potranno, vorranno tornare nel loro Paese, un Paese che andrà ricostruito». «È evidente che l’accoglienza non è solo compatibile per la Svizzera, ma un dovere, e criticare la questione della neutralità non significa sminuire il reale problema del profughi» ha puntualizzato Pasi. «La Svizzera ha una legge sull’asilo ed è una delle più considerate a livello mondiale – ha aggiunto Romano – l’approccio dello statuto S è doveroso, dopo un anno (la durata prevista) si farà il punto. Nella storia resterà la generosità della Svizzera». In conclusione Cattaneo ha ricordato «che scappano donne e bambini, mentre gli uomini ucraini restano a combattere. È un dramma, una guerra, dobbiamo fare tutto quanto possibile e ne abbiamo i mezzi. Quello che si sta facendo è commuovente e io sono dalla parte di chi aiuta, non di chi già oggi fa calcoli per domani».

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