Prospettive

«La nostra ambizione? Diventare un polo di ricerca nazionale»

Il presidente dell’IRB Gabriele Gendotti non ha dubbi: con il sostegno della Confederazione, a Bellinzona le scienze della vita potranno svilupparsi ulteriormente - Il suo sogno è la terza sede dei politecnici federali nella Svizzera italiana
Il presidente di IRB e Bios+ Gabriele Gendotti. © Ti-Press/ Alessandro Crinari
Spartaco De Bernardi
29.11.2021 06:00

Una ventina d’anni fa costituiva poco più di una visione. Oggi è una realtà consolidata, riconosciuta internazionalmente per i risultati della sua ricerca. L’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) che sabato ha inaugurato la sua nuova casa nella quale si sono insediati anche l’Istituto oncologico di ricerca (IOR) ed i laboratori di ricerca traslazionale dell’Ente ospedaliero cantonale, in poco tempo ha conosciuto una crescita esponenziale. Quali i fattori che l’hanno determinata? «È stata una crescita costante costruita passo dopo passo» ci risponde Gabriele Gendotti, presidente della Fondazione IRB e di Bios+, il quale prosegue: «Grazie alla leadership di un direttore di rinomanza internazionale come Antonio Lanzavechia e la presenza sin dall’inizio di ricercatori con esperienze acquisite in altri istituti prestigiosi, è stato possibile garantire un’attività di ricerca di alta qualità, ottenere grants e riconoscimenti importanti su più fronti nel campo della ricerca competitiva, essere presenti sulle più prestigiose riviste specializzate e allacciare contatti in una rete di collaborazioni eccellenti». È dunque su queste solide basi, argomenta ancora il nostro interlocutore, «che è stato possibile acquisire visibilità, aumentare la massa critica dell’istituto e venire riconosciuti come dei partner affidabili dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale».

Parola d’ordine: collaborare

Il potenziale per crescere ancora nel campo delle scienze della vita è grande. «Con la creazione di Bios+ si sono gettate le basi per una collaborazione ancora più intensa fra IRB e IOR con lo scopo di promuovere e coordinare le attività di ricerca e sfruttare tutte le sinergie possibili a livello scientifico, organizzativo e amministrativo in vista di un ulteriore potenziamento di un polo di ricerca nazionale e internazionale nel campo delle scienze della vita».

Grazie alla nuova sede di IRB, IOR e dei laboratori di ricerca dell’EOC, nonché agli spazi che la Città ha deciso di mettere a disposizione di enti, società e gruppi attivi nella ricerca dapprima in via Vela e poi sui terreni oggi occupati dalle Officine FFS, Bellinzona può davvero diventare un polo biomedico di rilevanza nazionale? «Ne sono convinto. Nel settore della ricerca scientifica conta solo la qualità, per non dire l’eccellenza. Quanto creato in questi ultimi 20 anni, grazie anche alle collaborazioni con USI, EOC e altri partner istituzionali come il politecnico federale di Zurigo, costituisce una solida premessa per ulteriori sviluppi. È anzitutto, o forse soltanto, nel settore delle scienze della vita che la Svizzera italiana può ambire a diventare un centro nazionale di ricerca al pari di quelli esistenti sull’asse Zurigo-Berna-Basilea e Losanna-Ginevra».

Obiettivi ambiziosi

L’obiettivo, conclude il presidente di IRB e Bios+ , «potrebbe essere quello di costituire a Bellinzona un cosiddetto NCCR, vale a dire un polo di ricerca nazionale finanziato dalla Confederazione e dal Fondo nazionale. E poi c’è sempre il sogno della terza sede nella Svizzera italiana dei politecnici federali».