Covid-19 e depressione

La pandemia e la salute mentale dei ticinesi

In Svizzera, negli ultimi 8 mesi, le persone con sintomi depressivi gravi sono raddoppiate - La situazione nel nostro cantone è altrettanto preoccupante? La parola alle esperte
CdT/Gabriele Putzu
Giacomo Butti
16.01.2021 13:03

La Federazione svizzera delle psicologhe e psicologi (FSP), insieme all’Associazione svizzera degli psicoterapeuti (ASP) e l’Associazione professionale svizzera della psicologia applicata (SBAP) ha rivolto venerdì 8 gennaio una lettera aperta al Consiglio federale. Secondo i dati riportati dallo Swiss Corona Stress Study, le persone in Svizzera con sintomi depressivi gravi sono raddoppiate negli ultimi otto mesi, passando dal 9% della popolazione nel corso della prima ondata al 18% durante la seconda.

In Ticino la situazione è altrettanto grave? Come si sono mosse le autorità per aiutare quanti si trovano psicologicamente in difficoltà a causa delle conseguenze della pandemia di COVID-19?

Ne abbiamo discusso con Manuela Vanolli, collaboratrice scientifica presso l’Ufficio del medico cantonale e capo progetto «Alleanza contro la depressione Ticino» (V) e con Maria Chiara Ferrazzo Arcidiacono, capo équipe degli psicologi e psicoterapeuti dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (OSC) e Coordinatrice della task force psicologica COVID-19 (FA).

Le percentuali evidenziate dallo Swiss Corona Stress Study sono allarmanti. Qual è la situazione in Ticino? I dati cantonali sono paragonabili a quelli nazionali? Anche qui si può parlare di un raddoppiamento dei cittadini con sintomi depressivi gravi?

FA: «Per rispondere a tale quesito ci riferiamo alle statistiche fornite dal nostro Centro di documentazione che rileva i dati sia per la parte di ricoveri stazionari (accessi in Clinica Psichiatrica Cantonale), sia per quanto riguarda le prese a carico ambulatoriali/territoriali (Servizio Psicosociale, Servizi medici Psicologici) e che coprono tutta la rete cantonale. Pur basandoci su dati di tendenza, quindi non definitivi, non osserviamo in termini assoluti un aumento delle richieste nelle prese a carico di quest’anno rispetto al 2019. Il raffronto tra i due anni ci restituisce un’osservazione di stabilità nella percentuale di pazienti che presenta come diagnosi principale o secondaria una sindrome nevrotica legata a stress o somatoforme; stessa tendenza per altre patologie quali episodi depressivi o sindromi depressive ricorrenti. A questo stadio non è quindi possibile confermare l’evidenza di un raddoppio dei cittadini ticinesi con una diagnosi medica di sintomi depressivi gravi».

«Tuttavia, da un’analisi più dettagliata sui trimestri, si evincono alcuni dati interessanti: nei mesi febbraio-giugno 2020, dove l’operatività è stata ridotta per cause di forza maggiore, si è rilevata una flessione delle prese a carico e segnalazioni; invece dall’estate 2020 si evidenzia un trend di costante aumento delle richieste di sostegno psicologico e presa a carico psichiatrica e a livello quantitativo globale ha permesso di eguagliare sostanzialmente il numero di prese a carico dell’anno precedente. Tale lettura delle statistiche appare in linea con i dati conosciuti anche in altre realtà cantonali e potrebbe rivelare un primo segnale di una ridotta resilienza generale che porta ad una maggiore vulnerabilità, con conseguente aumento delle richieste di presa a carico. Potrebbe inoltre rappresentare un degrado del benessere psicologico della popolazione, come rilevato da più fonti».

«Segnaliamo inoltre», continua Ferrazzo Arcidiacono, «che nel periodo febbraio-giugno 2020 parte del nostro personale OSC, coordinato entro la Task Force Psy, ha prestato servizio per occuparsi della gestione dei bisogni psicologici emergenti entro la popolazione e presso le strutture sanitarie e assistenziali che ne hanno fatto richiesta volontaria tramite l’UMC (Ufficio del medico cantonale, ndr)».

«L’intervento si è svolto garantendo l’anonimato dei richiedenti e ha avuto in primo mandato uno scopo preventivo; si sono accolte diverse centinaia di persone che hanno richiesto una consulenza puntuale per un disagio circoscritto. A livello statistico tali interventi non risultano registrati; invece quando veniva riscontrato un disagio maggiore si procedeva a consigliare alla persona di iniziare una presa a carico specialistica. Rammentiamo che la letteratura scientifica, influenzata dalla storia (effetti psicologici delle pregresse pandemie: ebola, spagnola, asiatica, SARS) ci informa sul fatto che una percentuale significativa di persone esposte ad eventi stressanti può sviluppare a breve, medio e lungo termine reazioni psicopatologiche che possono avere un impatto debilitante di differenti livelli di severità. Conseguentemente alla pandemia ci attendiamo un aumento delle prese a carico nei prossimi mesi/anni».

«Riteniamo pertanto che sarà importante monitorare l’evoluzione nei prossimi mesi, per verificare se il trend in aumento riscontrato dall’estate 2020, si confermerà anche nei primi mesi del 2021, aspetto che in parte è prevedibile. Qualora si confermasse tale incremento di casi e segnalazioni sarà un chiaro segnale e monito rispetto a una riduzione del benessere psicologico percepito nella società», conclude Ferrazzo Arcidiacono.

Nella lettera aperta dell’FSP si parla di «penuria di psichiatri» in Svizzera, è il caso anche per il nostro cantone? Quali sono i tempi d’attesa medi per accedere alle cure?

FA: «All’interno dell’OSC è presente un picchetto psichiatrico e una linea telefonica che garantiscono 24 ore su 24 un primo contatto in urgenza per le persone che ne fanno richiesta. Qualora la segnalazione o domanda di aiuto non soddisfi i criteri di urgenza, all’interno dei servizi OSC abbiamo una media di tempi di attesa di circa 5-7 giorni. Tale media si riferisce al tempo che intercorre tra la segnalazione e la prima consultazione da parte di un collaboratore OSC. Per specificare meglio si segnala che all’interno dell’OSC si promuove un lavoro interdisciplinare con diverse professionalità (psichiatri, psicologi psicoterapeuti, infermieri in salute mentale, assistenti sociali) e le nostre équipe hanno la possibilità anche di svolgere visite domiciliari qualora si rilevi uno stato di particolare necessità. Tale flessibilità nell’articolazione del lavoro permette di ridurre i tempi di attesa e consente, riteniamo, una tempestiva presa a carico. Non disponiamo di evidenze statistiche che ci consentono di esprimerci rispetto alla situazione dei colleghi che lavorano in ambito privato e rispetto alle altre realtà cantonali».

Durante il periodo del lockdown abbiamo messo a disposizione della popolazione ticinese strumenti utili ad affrontare il periodo difficile

Il Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) ha creato la pagina «Benessere e salute mentale ai tempi del coronavirus», nella quale offre consigli, spunti ed aiuti per affrontare la pandemia. La pagina è stata sfruttata dai ticinesi?

V: «Durante il periodo del lockdown, sulla pagina del Servizio di promozione e valutazione sanitaria è stata creata la nuova rubrica “Prendersi cura di sé ai tempi del coronavirus” per mettere a disposizione della popolazione ticinese strumenti utili ad affrontare il difficile periodo imposto dalla pandemia e dalle conseguenti misure per contenere la diffusione del virus. La rubrica raccoglie svariati suggerimenti per promuovere il proprio benessere e la propria salute, sia fisica che psichica. I contenuti della pagina sono anche stati promossi tramite i profili del SPVS sui social media (Facebook: www.facebook.com/promozionedellasalute; Instagram: www.instagram.com/promozione_salute), dove hanno riscontrato un certo interesse fra gli utenti».

Il materiale proposto dal DSS sulla propria pagina è costantemente aggiornato in relazione a quanto, di giorno in giorno, si è imparato sul rapporto COVID-depressione? Quali adattamenti sono stati fatti con l’arrivo ed il progredire della seconda ondata, visti i peggioramenti nella salute mentale dei cittadini? La Task force psicologica del Cantone ha collaborato con RSI Rete Uno portando il tema alla radio: è prevista la registrazione di altre puntate?

V: «Il DSS ha fin da subito riconosciuto la vulnerabilità determinata dall’attuale emergenza sanitaria. Tra le prime misure vi è stata la creazione di una hotline di sostegno psicologico per il personale sanitario prima e per tutta la popolazione in seguito (info: www.ti.ch/coronavirus). Nel corso delle settimane di lockdown, la task force psicologica ha pubblicato vari flyer informativi, affrontando temi attuali e fornendo suggerimenti utili per affrontare il periodo critico. In collaborazione con Rete Uno, specialisti della salute mentale hanno anche affrontato vari aspetti legati alla pandemia».

«Il DSS collabora da anni con i Cantoni romandi nell’aggiornamento e nella promozione della piattaforma online per la promozione della salute mentale (www.salutepsi.ch) e fin dalle prime settimane di lockdown è stato avviato un intenso lavoro di ampliamento del sito per fornire sostegno e promuovere la salute mentale della popolazione. La una nuova rubrica “Salute mentale e COVID-19” fornisce informazioni utili su diverse tematiche e raccoglie una lista di risorse concrete a disposizione anche sul territorio ticinese», continua Vanolli.

«Il DSS affronta il tema della depressione già da diversi anni con il progetto “Alleanza contro la depressione Ticino”. Il sito web del progetto fornisce informazioni sulla malattia e sulle possibilità di cura, così come il materiale pubblicato in collaborazione con vari partner sul territorio. Infine, il DSS ha prontamente riconosciuto la criticità della seconda ondata e le difficoltà ad essa legate, motivo per cui, in collaborazione con Salutepsi.ch, lo scorso dicembre ha pubblicato un opuscolo per la popolazione, contenente alcune riflessioni e semplici consigli legati alla situazione attuale, con l’obiettivo di preservare e promuovere la salute mentale e il benessere in questo periodo così intenso e difficile. L’opuscolo ha riscontrato interesse e a breve sarà disponibile anche in versione cartacea e diffuso sul territorio grazie ad un’ampia e preziosa collaborazione con comuni, servizi, associazioni, organizzazioni e enti».

La popolazione può essere a rischio di sviluppare una gamma di sintomi e/o reazioni

L’aumento di persone con sintomi depressivi gravi può essere considerato un peggioramento temporaneo, destinato a tornare ai livelli pre-pandemici una volta sconfitto il coronavirus? O, al contrario, la COVID-19 lascerà il segno, avendo strascichi nella salute mentale degli svizzeri?

FA: «Per rispondere dobbiamo fare riferimento agli studi scientifici pubblicati sinora sulla tematica e a quanto già detto nella prima domanda. Già il 26 febbraio scorso, ad inizio pandemia, la rivista scientifica “The Lancet” pubblicava uno studio realizzato dal King’s College di Londra, dedicato proprio agli impatti psicologici della quarantena da coronavirus, basandosi sulle pregresse epidemie (SARS, aviaria, MERS, ebola). Chiaramente la diffusione pandemica (e dunque il relativo impatto) era stata di portata inferiore a quella attuale. Tuttavia si colgono spunti di riflessione interessanti confermati da altre pubblicazioni più recenti, tra le quali quella apparsa su Live impact a ottobre, a firma di un gruppo di ricercatori delle università romande i quali dichiaravano esplicitamente che “è probabile che queste conseguenze si estendano nel tempo e potrebbero persino raggiungere il picco dopo i casi di pandemia”».

«Come evidenziato in letteratura, la popolazione può essere pertanto a rischio di sviluppare una gamma di sintomi e/o reazioni: condotte comportamentali disregolate (uso di alcolici e sostanze psicoattive), reazione acute da stress, disturbi post traumatici, ansia e anche depressione grave che può spingere a gesti estremi. Per ridurre eventuali sequele di cronicizzazione sarà importante investire in interventi di natura preventiva specifici per fascia di età (ad esempio accogliere il disagio giovanile, prevenire l’isolamento sociale degli anziani, tutelare il benessere in ambito lavorativo)».

«Prendersi regolarmente cura della propria salute psichica permette di evitare un sovraccarico emotivo, sia a livello individuale, sia a livello collettivo e ci protegge da eventuali disturbi a lungo termine», conclude Ferrazzo Arcidiacono.

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