La Parrocchia di Barbengo continua a ristrutturare

Dopo aver messo mano alla chiesa dedicata san Carlo Borromeo – semplicemente «ul gésun» per i locali - il Consiglio parrocchiale di Barbengo sta concentrando la sua attenzione sul restauro del mausoleo della famiglia Martinetti-Maselli, adiacente al «gésun» e donato alla Parrocchia nel 2015. Oggi è contorniato di ponteggi per i primi interventi urgenti, poi (con il beneplacito dell’Ufficio beni culturali, essendo chiesa e mausoleo protetti) verrà rimesso a nuovo, per un investimento che probabilmente supererà il mezzo milioni di franchi. Tutto questo, peraltro, s’innesta in un ambizioso (e necessario) progetto di ristrutturazione dell’intero patrimonio culturale della Parrocchia, che comprende anche l’oratorio di San Francesco d’Assisi, la chiesa di Sant’Ambrogio, la cappella di Noga, l’oratorio di sant’Antonio, e la casa cappellanica. Ne abbiamo parlato con la presidente del Consiglio parrocchiale Doris Wohlgemuth-Martelletti e la storica Francesca Rainoni.
Galeotto fu l’ex-voto
A differenza di altre strutture simili presenti in Ticino, è un edificio raro a causa della sua posizione isolata e della sua natura di carattere privato, almeno fino a qualche anno fa. Mentre i mausolei venivano solitamente collocati all’interno del cimitero della città di origine della famiglia progenitrice, quello di Barbengo si trova accanto al terreno della stessa chiesa. Tecnicamente è considerato un cimitero, ma non vi sono altre sepolture al di fuori di esso. E tanto è raro il mausoleo, quanto peculiare la sua origine, nonché quella del «gésun». L’edificio religioso è infatti un ex-voto di Carlo Martinetti, che partì giovanissimo in Algeria a cercare fortuna e la trovò, diventando un facoltoso imprenditore edile. Per erigerla, si affidò a Costantino Maselli, architetto suo cognato e pure lui attivo in Algeria proprio nell’ambito dell’edilizia religiosa. «Ul gésun» è quasi una copia di un simile edificio eretto da Maselli in Algeria, oggi distrutto ma di cui restano delle foto. Siamo a cavallo fra Ottocento e Novecento, e il mausoleo è di poco seguente alla chiesa di san Carlo: «Potrebbe datarsi al 1905 – dice Rainoni – e probabilmente è opera, perlomeno nel disegno, dello stesso architetto Maselli, benché non siano ancora stati scoperti documenti che lo testimoniano». Il mausoleo si sviluppa in particolare sottoterra, ed è piuttosto ampio. Il visitatore viene accolto dai busti di Carlo Martinetti e della moglie Francesca, nata Maselli. Ai lati vi sono poi diversi spazi, in parte occupati, per l’eterno riposo dei membri delle rispettive famiglie.
Come accennato, il mausoleo è rimasto proprietà privata fino a pochi anni fa, quando i discendenti della famiglia l’hanno donato alla Parrocchia. Donazione accolta pur nella consapevolezza dell’importante impegno finanziario che essa comportava: «La gestione e la manutenzione dell’edificio, che erano state fino ad allora a carico delle famiglie – dice Wohlgemuth-Martelletti - sono dunque passate sotto la responsabilità della comunità parrocchiale».
Lo sforzo finanziario
L’intervento di restauro è iniziato con l’obiettivo prioritario di risolvere le infiltrazioni d’acqua che minacciavano la struttura più di quanto si pensasse. Trattandosi di beni culturali protetti a livello cantonale, la ristrutturazione beneficerà di un sussidio del 50% già approvato dal Consiglio di Stato. Il progetto si confronta anche con le difficoltà legate all’umidità e alle frequenti piogge della zona, che complicano ulteriormente i lavori di conservazione per queste ragioni, dice Wohlgemuth-Martelletti «saranno necessari continui interventi di manutenzione per preservare la struttura degli edifici». Tornando al restauro, un’ulteriore copertura del 25% dei costi dovrebbe arrivare dal comune di Lugano. La Parrocchia di Barbengo dovrà contribuire alla parte restante con una quota pari al 25%. In questo sono già giunte alcune donazioni relativamente cospicue e sono state prese piccole iniziative per racimolare quanto manca, come la realizzazione e vendita di quadretti, la vendita di vino in collaborazione con la cantina Kopp von der Crone e infine in una guida sugli edifici sacri di Barbengo.
La riscoperta
Può forse sorprendere, ma la chiesa di san Carlo è stata «riscoperta» solo nell’ultimo quarantennio dai fedeli di Barbengo. Prima al «gésun» si andava solo per eventi come la celebrazione della festa di san Carlo, caratterizzata anche dalla preparazione di una torta speciale. La chiesa era percepita come un luogo legato a eventi e cerimonie familiari piuttosto che a funzioni istituzionali. In parte è ancora così, anche perché la chiesa parrocchiale di sant’Ambrogio resta quella di riferimento per i fedeli.