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La Pedemontana che si completa e la Tangenziale che resta monca

L’annuncio dell’ultimazione dell’autostrada italiana ha fatto nascere polemiche e timori
L’inaugurazione del primo lotto di Pedemontana risale al 2015.  © CdT/Archivio
Red. Mendrisio
23.09.2021 06:00

La Pedemontana sarà completata. L’annuncio non ha però fatto tutti felici. Perché nella lista delle opere che saranno portate a termine non c’è un collegamento che aspettano in molti. O meglio, non c’era. È quello della Tangenziale di Como, che oggi sfocia nel nulla nella campagna di Albate.

Ma ripercorriamo quando successo nei giorni scorsi. La cancellazione del secondo lotto della Tangenziale di Como, si è immediatamente trasformata in una polemica e in conseguente dibattito politico, ma anche in un allarme da parte di chi, sul quel collegamento, ci contava.

La decisione, giunta da Pedemontana Lombarda, è così arrivata a Roma, al vaglio del Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini. Si tratta di un tratto di tre chilometri, che al momento sbuca in mezzo al nulla, all’altezza di Albate, alle porte di Como città e che, secondo i timori di chi avrebbe grossi vantaggi dal completamento di quel tratto viabilistico, si teme che possa essere destinato a rimanere tale. La comunicazione di questa decisione è giunta contestualmente all’annuncio, da parte delle stessa società, della volontà di portare a termine tutti gli altri progetti pendenti.

«Due opere diverse»
Ma la polemica non avrebbe i presupposti per esistere: «La tangenziale di Como e la Pedemontana sono due cose differenti», ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, aggiungendo che «l’autostrada Pedemontana non prevedeva l’ultimazione delle altre opere connesse, tra le quali appunto il tratto comasco». In questo caso, la competenza per i lavori di completamento, il cui tratto iniziale stato inaugurato sei anni e mezzo fa, spetterebbe infatti ad Anas, e quindi allo Stato, non alla Regione.

L’inaugurazione del primo lotto risale al 2015, e negli anni la principale discussione ha riguardato la cancellazione del pedaggio. Ma nel frattempo la competenza è passata dalla Regione allo Stato, sfociando nell’attuale situazione e nell’irritazione degli utenti, cittadini che ogni giorno affrontano il percorso da casa al lavoro, e che avevano accolto positivamente la possibilità di un collegamento viabilistico che accorciava code e tragitti. Ma anche dei residenti: perché tutto il traffico pesante potrebbe evitare il centro urbano.

Una speranza
«Posso sollecitare – ha aggiunto Fontana - e infatti ho chiesto un incontro con il Ministro delle Infrastrutture Giovannini, durante il quale parleremo anche della tangenziale di Como». Un incontro che è avvenuto martedì. Il tema generale della riunione era quello delle opere per la mobilità prioritarie da realizzare in Lombardia, interventi che fanno parte di un documento ufficiale che stabilisce precedenze e gradi d’importanza dei diversi cantieri. Un documento di cui ora, per la prima volta e grazie a questo incontro, fa parte anche la tangenziale di Como.

Per il collegamento comasco la notizia per ora sembra però rappresentare più una speranza che una certezza. Oggi la tangenziale ha più chances di arrivare in futuro fino ad Albese di quante ne avesse prima. Ma la strada, metaforica, da fare è ancora molta.