Sanità

La Pianificazione ospedaliera guarda già a un Ticino più anziano

Il Consiglio di Stato ha approvato il tanto atteso documento: previsto un sensibile potenziamento dei reparti acuti di minore intensità per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione – Si punta anche a un’unica struttura in cui concentrare la medicina altamente specializzata
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
23.03.2023 22:15

Dopo quella relativa alle strutture e i servizi per gli invalidi, quella per gli anziani e quella socio-psichiatrica, mercoledì il Governo ha dato il suo via libera alla Pianificazione più attesa, sicuramente più discussa: quella ospedaliera.

Un documento presentato dai vertici del Dipartimento sanità e socialità (DSS) che, in sintesi, prevede da un lato una sostanziale stabilità per il settore somatico-acuto e per quello della psichiatria, dall’altro un sensibile potenziamento per quello della riabilitazione.

Ma non solo: tra gli indirizzi strategici figura anche l’idea di «puntare a un ospedale di riferimento» per la medicina altamente specializzata. Detto altrimenti: per i cosiddetti «mandati MAS», legati alla medicina altamente specializzata e alle prestazioni multidisciplinari e complesse, l’idea a medio e lungo termine del Cantone è di concentrare queste competenze in un’unica struttura. Anche se, va detto, in questa fase è ancora prematuro dire dove.

Da segnalare, inoltre, che nel messaggio governativo viene pure proposto di «confermare la decisione adottata dal Gran Consiglio in occasione della pianificazione ospedaliera 2015 relativa al mantenimento di un reparto di medicina interna acuta nelle sedi di Acquarossa e Faido dell’Ospedale Regionale di Bellinzona a Valli».

Il fabbisogno

Prima di entrare nei dettagli, però, partiamo dai due documenti sui quali la Pianificazione stessa è stata elaborata: uno studio sul fabbisogno ospedaliero ticinese svolto dalla Direzione della sanità del Canton Zurigo e un rapporto stilato dalla SUPSI sugli indirizzi strategici.

Dal primo documento (che propone scenari con un orizzonte al 2032), come spiegato da Ivana Petraglio, capo Area di gestione sanitaria del DSS, emerge come detto una «sostanziale stabilità» per il fabbisogno del settore somatico-acuto e per il settore della psichiatria. Allo stesso tempo, lo studio «mostra una necessità di potenziamento importante nel settore della riabilitazione». Un rafforzamento necessario, ha poi evidenziato Petraglio, in particolare a causa del prospettato invecchiamento della popolazione nel nostro cantone. Cifre alla mano, nel 2032 è previsto un aumento del 19,5% del numero di pazienti nel settore della riabilitazione.

Concretamente, dunque, come poi spiegato dal direttore del DSS Raffaele De Rosa, per attuare questo potenziamento il Governo propone la creazione di 30 ulteriori letti nei reparti acuti di minore intensità (RAMI), da destinare in particolare alla regione del Luganese. «C’era un certo scetticismo iniziale riguardo a questa offerta sanitaria – ha rimarcato De Rosa in conferenza stampa –, ma l’esperienza ha dimostrato che i RAMIsono una soluzione adeguata che risponde a un bisogno della popolazione e dei pazienti». Ecco perché, oltre ai 135 posti letto in reparti RAMI già presenti in Ticino e oltre al potenziamento di 15 letti già previsto con la Pianificazione anziani, il Governo ha proposto un ulteriore rafforzamento di 30 letti.

Oltre a ciò, ha poi chiarito il consigliere di Stato, nella pianificazione è pure prevista una serie di modifiche legislative «per ancorare in maniera solida i RAMI all’interno del quadro legale cantonale». E questo anche perché, appunto, il quadro giuridico attuale relativo a questi reparti era stato criticato dalle sentenze del Tribunale amministrativo federale (TAF) del 2019 con cui i giudici avevano accolto i ricorsi di due cliniche private. Insomma, per evitare quanto accaduto con la Pianificazione 2015, il Governo mira a rivalutare l’inquadramento dei letti RAMI dal punto di vista giuridico.

Gli indirizzi strategici

Il secondo documento sugli indirizzi strategici propone invece cinque possibili piste su cui concentrarsi per il futuro degli ospedali ticinesi. Cinque piste poi essenzialmente fatte proprie dal Consiglio di Stato. Esse prevedono di: «perseguire con determinazione un’adeguata allocazione dei servizi sull’asse prossimità-concentrazione»; «puntare a un ospedale di riferimento per la medicina somatico-acuta e altamente specializzata»; «continuare a favorire l’appropriatezza organizzativa dei processi (per una presa a carico del paziente al momento e al posto giusto)»; «promuovere la definizione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali per le patologie ad alta prevalenza o rilevanza (come ad esempio il diabete o le malattie cardiovascolari)»; «migliorare le informazioni a disposizione della popolazione».

I costi della salute

Prima di entrare nel merito della Pianificazione, De Rosa ha anche voluto fare una premessa importante riguardante le aspettative su questo documento. Molti, infatti, si attendono che la Pianificazione possa incidere in maniera tangibile sui costi del sistema sanitario, riducendo così anche i premi di cassa malati. «In realtà – ha affermato il consigliere di Stato – i costi delle cure ospedaliere stazionarie incidono solo nella misura del 17-18% sull’intera spesa LAMal considerata per il calcolo dei premi». Detto altrimenti: quelle aspettative su un’eventuale riduzione dei premi di cassa malati grazie alla Pianificazione vanno relativizzate.

La prima di due tappe

In conclusione, va pure segnalato che, per quanto riguarda la Pianificazione ospedaliera, il messaggio presentato dall’Esecutivo rappresenta solo la prima di due tappe. Oggi, infatti, sono stati indicati gli indirizzi strategici che andranno poi sottoposti al Parlamento. E solo in un secondo momento, dopo il voto del Gran Consiglio (ed eventuali modifiche al documento), il Governo allestirà l’elenco degli istituti autorizzati ad esercitare a carico della LAMal.

Qualche perplessità dalle cliniche private

«Ci hanno invitati ai lavori della Commissione di pianificazione sanitaria. E questo gesto di apertura è stato molto apprezzato. Ma pensavamo sarebbe servito a definire una linea comune su cui costruire un concetto di pianificazione. In realtà, abbiamo avuto l’impressione che tutto fosse già stato definito, e noi siamo solo stati informati». È questa, in estrema sintesi, una delle critiche sollevate dal presidente dell’Associazione delle cliniche private ticinesi (ACPT), Giancarlo Dillena, da noi contattato per un commento sul documento presentato dal Governo. Le cliniche private, dunque, avrebbero preferito un maggior coinvolgimento nel processo decisionale. Ma non solo. Come evidenzia Dillena, «alcune verifiche statistiche sul fabbisogno futuro del settore mostrano una certa fragilità dei dati forniti nella pianificazione». E a questo proposito, ricorda il presidente, «anche la precedente Pianificazione aveva fatto degli errori clamorosi sui fabbisogni futuri». In questo senso, più in generale, a mente delle cliniche private l’approccio deciso dal Consiglio di Stato è un po’ troppo prudente. Di nuovo Dillena: «La nostra impressione è che si sia voluto fare una scelta di stabilità. Ma che in realtà potremmo anche definire una scelta conservativa». E, infine, un’ultima criticità rilevata dall’ACPT riguarda gli indirizzi strategici, ritenuti un po’ troppo fumosi: «Avremmo preferito avere degli indirizzi più marcati, più espliciti, su cui potersi confrontare veramente».