Personaggi

La poetessa che faceva crescere i fiori sui sassi

Quinto ricorda la figura di Alina Borioli dedicandole una via nella frazione di Ambrì - Mise anima e cuore per tramandare il dialetto alle future generazioni
© Foto AARDT
Alan Del Don
01.02.2023 11:57

Ora chiamatela «Via Alina Borioli – poetessa e scrittrice 1887-1965». Quinto ricorda così una fra i suoi cittadini più illustri, così come proposto dalla petizione lanciata un anno fa dalla compianta Tiziana Mona e cofirmatari. La Commissione cantonale di nomenclatura ha dato recentemente l’atteso via libera, dopo quello scontato del Municipio dell’ente locale altoleventinese. E il Comune ha subito cambiato la targa di quella che fino ad alcuni giorni fa era ancora via alla Posta ad Ambrì, frazione dove è nata l’autrice. Nel frattempo la modifica è stata annunciata, soprattutto, agli enti di pronto intervento.

La gracile maestra

In Leventina tutti sanno chi era Alina Borioli. Certo, non raggiunse mai la fama dei convallerani Giorgio e Giovanni Orelli, tuttavia quella gracile maestra di scuola elementare si impegnò anima e cuore per tramandare il dialetto e non solo. Una vera e propria missione, la sua, iniziata purtroppo a seguito dell’aggravarsi della malattia (che la rese in seguito cieca) che la costrinse a lasciare presto l’insegnamento. Non si diede per vinta e decise di tener viva la memoria della valle. Come? Recuperando proverbi e leggende e dedicandosi alla scrittura, in prosa e in versi. «Ènchia sul sass u pò nì sü i fió», ossia «anche sui sassi possono crescere i fiori», è il verso indubbiamente più conosciuto, contenuto nel componimento intitolato «Ava Giuana» del 1964.

Grande senso civico

«Dal 1926 la sua fama superò i confini valligiani grazie alla pubblicazione ‘Vecchia Leventina’. Nel 1928, in occasione della prima Esposizione nazionale del lavoro femminile, Alina Borioli collaborò alla stesura e alla pubblicazione di ‘Donne Ticinesi’ scrivendo sia il capitolo dedicato all’adorata maestra Orsolina Pedrini, sia quello incentrato sui lavori delle donne nella valle Leventina. A partire dagli anni Trenta si avvicinò alla poesia dialettale, una tecnica espressiva che le permise di far rivivere ancora meglio alcuni aspetti caratteristici della sua realtà», si legge sul sito dell’Associazione archivi riuniti delle donne Ticino.