La ricorrenza

La prima luce del Ticino si spense 90 anni fa

La centralina idroelettrica di Faido, che sfruttava la Piumogna, fu un’opera pionieristica per il nostro Cantone che meravigliò il mondo - Nell’ottobre 1931 l’impianto venne messo definitivamente fuori servizio - Vi raccontiamo la lungimiranza ed il coraggio di un gruppo di cittadini che ci regalò speranza e progresso
La cascata della Piumogna (bassa). © CdT/Zocchetti
Alan Del Don
11.10.2021 06:00

«Qui per volontà dei cittadini di Faido l’acqua della Piumogna divenne energia per la prima centrale elettrica del Ticino che l’8 dicembre del 1889 accese 278 lampadine, prodigio per la gente di allora, ammirazione per quella di oggi». La targa in granito è lì a ricordarci, in eterno, la lungimiranza di un gruppo di cittadini del Comune della media Leventina che accese la luce - in tutti i sensi - del progresso.

È posata all’interno di quel che rimane (reso decoroso dopo un attento restauro) dell’impianto soprannominato non a caso della «Lüs eletrica». Ne parliamo oggi perché ricorre un anniversario che merita di essere sottolineato con un articolo. Il 23 ottobre 1931, a mezzogiorno in punto, la centralina venne messa fuori servizio. Sono passati quindi nove decenni da quella che può essere definita a tutti gli effetti un’impresa che fu ispirata da Carlo Vella e Giovanni Dazzoni.

Le 278 storiche «fiamme»

Tutti, ammettiamolo, ci fermiamo alla cascata bassa della Piumogna. Ammaliati, a giusta ragione, dal suo fascino selvaggio. Ma salendo verso quella alta, dopo una ventina di minuti di cammino, si entra nella storia del nostro Cantone. Una storia che inizia il 30 maggio 1889. Il progetto della centralina idrolettrica, che sfrutta il torrente Piumogna appunto, viene presentato durante una riunione pubblica. Una scelta coraggiosa ma, oseremmo dire oggi, pressoché scontata, «data la disponibilità di potenza idraulica in loco e della configurazione urbanistica del Borgo con un nucleo compatto e con un buon numero di commercianti».

Lampadine ad incandescenza

Si costituisce dunque la Cooperativa per l’illuminazione a luce elettrica di Faido. Del comitato fanno parte Emilio Rosian, Giovanni Dazzoni, Gioachimo Solari, Giovachimo Bullo, Felicissimo Cattaneo ed Erminio Bazzi, il quale si occupa della costruzione vera e propria dell’impianto su un terreno del Patriziato. L’investimento è di 4.240 franchi, a cui si aggiungono 3.540 franchi per la «casa delle macchine». La prima rete di distribuzione alimenta 278 «fiamme», vale a dire le lampadine ad incandescenza. L’appalto è deliberato a una ditta di Basilea per 19.500 franchi.

L’Immacolata, che giornata

Dopo la prova del 30 novembre che meraviglia la popolazione, incredula di fronte all’ingegno umano, arriva il gran giorno. L’8 dicembre 1889. L’Immacolata. La prima centrale del Cantone, la quarta in Svizzera, non ha più segreti. «La luce è di fatto assai viva, risplendente, placidamente tranquilla, chiara, nitida senza abbagliare la vista. Si direbbe che uguagli quella dei raggi riflessi attraverso un vetro appannato di bianco», riferiscono i quotidiani. Il Ticino s’illumina di immenso, prendendo in prestito le parole del poeta Giuseppe Ungaretti che allora aveva appena un anno. Stupore. Meraviglia. Gioia. Talmente tanta che il 16 luglio 1890 si procede già ad un ampliamento a seguito delle numerose richieste per allacciarsi. Il secondo si rende necessario nel 1902, mentre otto anni più tardi l’impianto originale viene sostituito.

Un’idea che fece scuola

L’idea pionieristica degli intraprendenti faidesi fa scuola. A cavallo fra il primo ed il secondo decennio del 1900 le Ferrovie valutano la possibilità di sfruttare la forza idrica del Piottino e del versante destro del fiume Ticino. Pertanto anche della Piumogna. La Cooperativa, suo malgrado, si trova costretta a sondare un’alternativa: lo sfruttamento delle acque del riale di Predelp. Inevitabile il passo successivo. Il 31 marzo 1931 viene firmata la convenzione tra la Cooperativa e le Officine elettriche ticinesi per il riscatto della centralina della Piumogna. Che viene «spenta», per sempre, il 23 ottobre 1931.

La nobile impresa

«Sono queste utili innovazioni e queste nobili imprese appoggiate da un popolo intero, non scisso da frivolità di partito, a prendere un posto sopra un gradino un po’ più elevato dell’infinita scala della civiltà». Parole dell’ingegnere Gustavo Bullo, il quale pochi giorni dopo la messa in esercizio della centralina lodava l’impresa della «simpatica borgata di Faido», un evento che «segnerà un’epoca di progresso».