Bellinzona

La prima pietra del nuovo Pretorio: «Una riorganizzazione strategica»

La cerimonia per l’inizio dei lavori si è svolta di fronte a numerose autorità politiche e giudiziarie – La consegna dell’edificio che accoglierà anche la Corte d’Appello del Tribubale penale federale è prevista nel 2026 – «L’occasione per ribadire l’indirizzo cantonale in materia di polizia e giustizia»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
01.09.2023 20:16

Una bilancia, la Costituzione federale e una bandiera del Canton Ticino. Tre oggetti consegnati ai posteri attraverso una capsula del tempo collocata al centro del grande cantiere dove, a partire dall’autunno del 2026, sorgerà il nuovo Pretorio di Bellinzona. La cerimonia di posa della prima pietra si è svolta oggi alla presenza di numerose autorità politiche e giudiziarie cantonali, federali e comunali. Un momento «simbolico» con cui il Consiglio di Stato ticinese ha ufficialmente dato il via ai lavori di ristrutturazione, ribadendo nello stesso tempo l’indirizzo strategico che si intende dare a giustizia e polizia attraverso questo nuovo insediamento.

«Rivendicazione federalista»

Una volta ristrutturato e ampliato, lo stabile, situato in cima a viale Franscini, accoglierà la Corte d’Appello indipendente del Tribunale penale federale (Tpf), oltre alla Pretura civile del distretto di Bellinzona e alla Polizia Cantonale (Gendarmeria, Polizia giudiziaria, celle e altri servizi). Nel suo intervento, il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, ha ricordato il significato politico di quest’opera: «Vent’anni fa il Ticino rivendicava a Berna l’arrivo a Bellinzona del Tribunale penale federale. Oggi celebriamo l’ultimo tassello di questa rivendicazione con l’insediamento della Corte d’Appello indipendente». Una vittoria (contro quei Cantoni che negli anni si sono messi di traverso) conquistata all’insegna del federalismo e della parità di trattamento tra le regioni linguistiche.

Il direttore del Dipartimento delle finanze dell’economia (DFE), Christian Vitta, dal canto suo, ha ripercorso il lungo iter istituzionale che a portato all’inizio dei lavori con l’approvazione dal parte del Gran Consiglio del messaggio per il credito di ristrutturazione e ampliamento dello stabile. Un progetto da 50 milioni (43 finanziati dal Cantone) per il quale ne sono già stati deliberati più della metà a favore di ditte ticinesi, ha detto Vitta. «Un sostegno al settore dell’edilizia cantonale in un momento di rallentamento e di diminuzione degli ordini».

Ex banca del Gottardo

Da ultimo Vitta ha sottolineato il valore strategico del progetto in ottica di una riorganizzazione cantonale in materia di giustizia e polizia. Un tema caro anche al Consigliere di Stato Norman Gobbi, il quale è tornato a ribadire l’importanza dell’acquisizione dello stabile dell’ex Banca del Gottardo per insediarvi la cosiddetta cittadella della giustizia. Un polo dove concentrare tutte le autorità penali giudicanti, ovvero le sedi del Tribunale d’appello cantonale, del Ministero pubblico unificato, della Corte di appello e di revisione penale, della Pretura penale e del Tribunale penale cantonale. «Una soluzione definitiva e rappresentativa della giustizia ticinese che il Governo intende ribadire davanti al Parlamento», ha detto Gobbi. «Per questo progetto però, oltre al sostegno politico, occorre il convincimento delle autorità giudiziarie» (vedi box a lato).

Novità in Gestione

Pendente oramai da diverso tempo in Commissione Gestione e finanze del Gran Consiglio, il dossier prossimamente potrebbe tuttavia conoscere nuovi sviluppi: «A metà settembre è prevista un’audizione con il Consiglio di Stato e i funzionari dei dipartimenti coinvolti», ha commentato da noi sollecitato a margine dell’evento il presidente della Commissione Michele Guerra. «È previsto un aggiornamento sul tema. Pare vi siano importanti novità. Non sappiamo quali, ma possiamo immaginare che riguardino alcuni degli aspetti maggiormente divisivi, ossia il prezzo di compravendita e l’importo degli investimenti necessari per rendere lo stabile adeguato agli scopi previsti».

Tempistiche e restauro

Tornando al cantiere del nuovo Pretorio, per un punto finale sullo stato dei lavori la parola è passata a Giovanni Realini, capo della Sezione della logistica del DFE. «I lavori di demolizione e scavo sono iniziati come da programma nell’agosto del 2022, per poi subire un’interruzione a causa di due ricorsi, nel frattempo respinti. A giugno sono ripresi e pertanto prevediamo di essere a tetto nell’autunno del 2026». I preventivi di spesa approvati dal Gran Consiglio, al momento, dopo aver deliberato circa il 60% dei lavori, sono interamente rispettati, ha precisato Realini. In conclusione, il consigliere di Stato Christian Vitta ha ricordato che il Pretorio di Bellinzona è strettamente legato alla storia cittadina e pertanto protetto come bene culturale d’importanza comunale. «Per questo, i volumi principali e la facciata dell’edificio saranno integralmente conservati».

Ex Banca del Gottardo, «Una soluzione ben accolta da tutti»

Sull’opportunità di concentrare sotto un unico tetto le autorità penali giudicanti nello stabile dell’ex Banca del Gottardo a Lugano, abbiamo infine raccolto a margine dell’evento il commento del presidente del Consiglio della Magistratura, Damiano Stefani: «Nel rapporto annuale del Consiglio della Magistratura abbiamo ribadito che la questione logistica dell’attuale Palazzo di giustizia è urgente. Per quanto non spetti ai magistrati individuare la soluzione ideale, questa scelta sembra tuttavia essere ben accolta da tutti. Purtroppo, conclude Stefani, si discute di soluzioni da anni, senza tuttavia concretizzare una scelta». Per il presidente del Tribunale d’appello, Damiano Bozzini, «la concentrazione sotto un unico tetto di tutte le autorità giudicanti consentirebbe di eliminare alcuni svantaggi che oggi vediamo con la suddivisione del Tribunale d’appello in due Corti penali, una a Lugano e una a Locarno. Una soluzione che ha dimostrato una serie di inconvenienti di natura pratica». Quanto alla scelta dell’ubicazione, Bozzini aggiunge: «È una scelta politica che non mi compete al mio ruolo».