La relegazione del Chiasso? «Certo che mi dispiace ma....»

Ci sono alcuni osservatori che insistono sul fatto che era un’anomalia la presenza in Challenge League di una squadra come il FC Chiasso, espressione di una cittadina di poco più di 7.700 abitanti. Può darsi che fino ma qualche giorno fa lo fosse, in un momento in cui il denaro nel calcio la fa da padrone. Ma nonostante la relegazione i tifosi dei rossoblù hanno sempre creduto nella squadra che in passato aveva dimostrato di non sfigurare nell’élite del football svizzero. Per loro la retrocessione in Promotion League è stata un brutto colpo. Magari annunciato visto che ultimamente il Chiasso arrancava nei bassifondi della classifica. Abbiamo così sentito quattro personaggi con le loro personali visioni sulla situazione del club.
«È una scatola vuota»
Marco Ferrazzini, supertifoso con la sua pipa sempre presente sugli spalti non ha dubbi: «Io andrei a vedere i rossoblù anche in Terza divisione. Non è questo il problema. Il problema è che oggi il Chiasso non è più il Chiasso. Non sono un nostalgico, anche se restano i ricordi e gli affetti. Di là dell’aspetto sportivo mi chiedo: ma chi è il presidente? Sono almeno due anni che non esiste. È tutto lì». Ferrazzini va giù duro: «È una scatola vuota. Sono veramente dispiaciuto vedere la squadra così. Mi spiace anche per l’allenatore Baldo Raineri che mi sembra una persona autentica». La «colpa» è allora della dirigenza, nella fattispecie del direttore generale Nicola Bignotti? Ferrazzini si limita a dire che «ogni volta che lui va in televisione a parlare, il grado di simpatia per il Chiasso cala». E dalle sue parole si capisce che non ha voglia di continuare, anche se il suo attaccamento al club non è minimamente scalfito.
«Un’occasione di rilancio»
Moreno Colombo, già sindaco di Chiasso e allenatore degli allievi, preferisce guardare avanti: «Ovviamente mi dispiace per l’insuccesso sportivo ma magari se la retrocessione viene vissuta in modo adeguato, potrebbe anche essere un motivo di rilancio. Magari con l’innesto di qualche giovane locale».
Ecco allora fare capolino il problema dell’assenza quasi totale di calciatori della nostra regione fra le fila rossoblù: «A parte i tifosissimi, altri potrebbero frequentare il Riva IV se sul campo ci fossero dei ticinesi, giocatori del posto con un paio di stranieri di vaglia». Colombo mette poi in evidenza le difficoltà di trovare persone con disponibilità finanziarie a farsi avanti per evitare di dover lottare ogni anno nelle zone basse della classifica. «Vedremo che cosa succederà in Promotion League. Non credo comunque che la retrocessione possa causare una diminuzione degli spettatori. Anzi, magari....».
«Campionato senza identità»
Luca Ortelli - autore con il compianto Ruggero Glaus del libro sui 100 anni del sodalizio nato nel 1905 - è ovviamente pure dispiaciuto per la retrocessione. Ma dà la «colpa» soprattutto alla formula della Challege League, con la presenza di sole 10 squadre. È convinto che una formazione con così tanta storia e con il potenziale che ha come quella rossoblù possa competere nella serie cadetta del calcio svizzero. Secondo Ortelli, «la dirigenza rimarrà anche in Promotion League e proporrà una squadra competitiva». Per tentare subito la risalita nelle 20 migliori della Svizzera? «Quasi quasi spero di no. Sarebbe meglio aspettare che la Swiss Football League modifichi la formula di campionato, allargando le partecipanti alla Challenge League. Quest’ultima è un campionato senza identità.
«Chiasso è un ponte»
«Io guardo con simpatia questi giovani che giocano a calcio. Ho saputo della relegazione del Chiasso ma purtroppo non sono un grande appassionato» ci dice da parte sua l’arciprete don Gianfranco Feliciani. Per lui la caduta dei rossoblù può essere considerata anche «una spia, un segnale per capire come vanno le cose a livello politico e sociale nella cittadina. Vediamo che è in difficoltà e la situazione si riverbera in altri ambiti, anche quello sportivo».
E chi critica la dirigenza per essere un porto di mare con giocatori che arrivano da tutto il mondo? Don Feliciani pone una questione importante: Chiasso è un muro o un ponte? «È certamente un ponte. Siamo sulla dogana. Non possiamo vivere gli uni senza gli altri. E noi di Chiasso lo capiamo più di altri. Immaginatevi se la squadra fosse tutta composta da giocatori patrizi! Impensabile».

Cade l’obbligo del nuovo manto
La relegazione del Chiasso non avrà conseguenze particolari per il Comune. Per il capodicastero sport Davide Lurati, si continuerà come sempre con i periodici interventi di manutenzione, ma non sono previsti investimenti. Il terreno da gioco – nonostante qualche critica – è assolutamente omologato per la Promotion League. L’aspetto positivo della retrocessione è che cade l’imposizione della Swiss Football League di sostituire il manto erboso con uno sintetico entro tre anni.