Verso il 9 giugno

La resa dei conti sulla riforma fiscale: regalo ai ricchi o misura sostenibile?

Dopo un'accesa campagna per il voto è il momento della verità – Per i favorevoli la proposta serve a trattenere i buoni contribuenti e a compensare l'aumento al 100% del moltiplicatore cantonale – I contrari non ci stanno: «È uno specchietto per le allodole»
© Chiara Zocchetti
Giona Carcano
25.05.2024 06:00

Il favorevole, Alessandro Speziali (presidente del PLRT)

Qual è il motivo principale per votare a favore della riforma fiscale?
«Evitare a tutti i contribuenti l’aumento delle imposte e rendere al contempo più attrattivo il nostro Cantone dal punto di vista fiscale e non solo: per chi ritira la pensione, per chi lavora, per chi vuole assicurare che molte aziende rimangano in vita, per chi di imposte ne paga parecchie. Ogni riforma deve guardare a tutti i contribuenti, cercando anche di attirare i grandi patrimoni che fanno bene alle casse dello Stato e dei Comuni. Se l’1% dei contribuenti più ricchi paga il 33% del gettito fiscale, significa che poche persone in più fanno bene, mentre poche persone in meno ci fanno male. Dobbiamo essere pragmatici e non ideologici: se votiamo sì, ne guadagniamo tutti; se votiamo no, aumenteranno del 3% le imposte a tutti. E con i tempi che corrono, ogni franco conta».

In un momento difficile per le finanze del cantone, è opportuno abbassare la pressione fiscale per le fasce più benestanti della popolazione?
«Sì, lo è, e spiego subito il perché. Prima di tutto, sottolineiamolo ancora una volta, la riforma permette un alleggerimento fiscale a tutti i contribuenti. In secondo luogo, vogliamo evitare che - come spesso accade - ottimi contribuenti spostino il domicilio altrove, facendoci perdere parecchi introiti. Inoltre, per rendere sostenibile questa misura, è stata diluita nel tempo, tant’è che entrerà pienamente in vigore solamente a partire dal 2030. Dopodiché, mi sembra che gli anni passano ma il momento non sembra mai essere quello giusto. Ritengo invece che i tempi difficili non debbano essere il pretesto per non riformare, anzi. Poi ricordiamoci che ci stiamo anche impegnando a stimolare lo sviluppo economico, perché aziende in salute creano indotto che aiuterà le finanze pubbliche. Occorre riformare e investire, non penalizzare e chiuderci a riccio».

Per voi non è estremamente impopolare a livello politico puntare sullo sgravio agli alti redditi in un momento delicato per tante persone?
«Non possiamo far politica con il termometro elettorale sempre in mano. Noi sosteniamo una riforma fiscale che sgrava ceto medio e gli alti redditi, evitando allo stesso tempo l’aumento delle imposte generalizzato, se questa riforma dovesse essere bocciata. L’obiettivo è migliorare la pressione fiscali a moltissimi ticinesi e onestamente non ci interessa fare la guerra ai ricchi, perché quando queste persone se ne vanno altrove, il carico fiscale peserà sui contribuenti ordinari, sulle persone normali che continuano a vivere nel nostro cantone. Molti Comuni ticinesi conoscono bene le ricadute positive di accogliere persone dagli alti redditi: più risorse per le casse pubbliche, ma anche maggior impulso all’economia regionale - grazie ai loro consumi che danno lavoro a ristoranti, artigiani, giardinieri, negozi, imprese di pulizia, bar. Vede, la riforma alla fine avrà ripercussioni positive proprio per tutti».

Non possiamo far politica con il termometro elettorale sempre in mano. Noi sosteniamo una riforma fiscale che sgrava ceto medio e gli alti redditi, evitando allo stesso tempo l’aumento delle imposte generalizzato, se questa riforma dovesse essere bocciata

Il contrario, Ivo Durisch (capogruppo PS in Gran Consiglio)

Qual è il motivo principale per votare contro la riforma fiscale?
«Le finanze del Cantone sono fragili e per risanarle sono stati messi in atto da parte di Governo e del Parlamento tagli a scapito della formazione e dei servizi sociosanitari. Anche case anziani e istituti per invalidi sono stati toccati. All’orizzonte abbiamo il Preventivo 2025 che verosimilmente presenterà misure ancora più incisive. Inoltre, a causa della mancanza di risorse, la progettualità del Governo è paralizzata. In una situazione dove le persone più fragili sono chiamate a contribuire al risanamento delle finanze pubbliche non è accettabile e moralmente discutibile approvare una riforma fiscale di cui beneficeranno le persone molto facoltose. Basti pensare che 12 persone risparmieranno in imposte ben 4 milioni di franchi all’anno».

Bocciando la riforma, si aumenterebbe il moltiplicatore cantonale di 3 punti percentuali, aumentando le tasse a tutti senza una contropartita. È opportuno un ulteriore aggravio?
«La riduzione dell’aliquota sul reddito per tutti è di fatto uno specchietto per allodole. Anche qui i maggiori beneficiari saranno le persone particolarmente facoltose. Basti pensare che una persona con 50.000 di imponibile avrà un beneficio di 100 franchi all’anno, mentre una persona con un milione di reddito imponibile avrà un beneficio di 6.000 franchi all’anno. Per non parlare del 25% di contribuenti esenti, che non avranno alcun beneficio. Per il ceto medio la riduzione di servizi e prestazioni sarà ben più incisiva dei pochi soldi in più che gli resteranno in tasca alla fine del mese. Tutti hanno delle persone anziane o malate in famiglia, vale la pena ridurre la qualità delle cure per 8 franchi in più al mese? Inoltre chi ha subito maggiormente gli aumenti di costi dovuti all’inflazione sono le persone con i redditi più bassi, è lì che bisognerebbe intervenire con aiuti mirati. Ma senza risorse è impossibile».

Il Ticino, nel confronto intercantonale, è agli ultimi posti della classifica riguardante la pressione fiscale sulle fasce più benestanti della popolazione. La concorrenza fiscale non può dunque essere dimenticata: il PS desidera il Ticino all’ultimo posto della graduatoria?
«È dal 2017 che il Governo ha cominciato a ridurre le imposte alle persone facoltose e alle aziende in nome della concorrenza fiscale. Il costo di questi sgravi è superiore ai 100 milioni, il nostro Cantone non può permetterseli. La motivazione che viene portata dai sostenitori degli sgravi è la fuga dei buoni contribuenti e delle aziende. Ma non è vero. Dal 2003 al 2020, il Ticino ha registrato la crescita più significativa in Svizzera di contribuenti facoltosi, passando da 359 a 2.229 casi di tassazione. Un numero, in proporzione, superiore a Cantoni come Zugo, Grigioni e Svitto. Per quanto riguarda le aziende, sempre nello stesso periodo il Ticino ha registrato una crescita di occupati superiore alla media svizzera. L’attrattività di un Cantone non è condizionata solo dalla fiscalità, ma da molti altri fattori, fra cui la qualità della vita, la qualità dei servizi scolastici e sociosanitari, il clima, l’accessibilità e la lingua».

È dal 2017 che il Governo ha cominciato a ridurre le imposte alle persone facoltose e alle aziende in nome della concorrenza fiscale. Il costo di questi sgravi è superiore ai 100 milioni, il nostro Cantone non può permetterseli
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