Sotto la lente

La ricerca di punta, il sogno e le note di Ray Charles

Bellinzona: l’ex presidente dell’Università della Svizzera italiana Piero Martinoli si sta adoperando per decentralizzare delle attività del Politecnico federale di Zurigo nel futuro quartiere delle Officine - «È un’occasione d’oro, ma serve la volontà di tutti»
© CdT/Archivio
Alan Del Don
05.10.2021 06:00

«Bellinzona è l’unico luogo in Ticino dove c’è una ricerca di punta». Sa di cosa parla, Piero Martinoli. L’ex presidente dell’Università della Svizzera italiana (USI) è una delle personalità, del nostro Cantone, più influenti in materia a livello svizzero ed internazionale. Basti pensare che i suoi studi e gli esperimenti degli anni Ottanta nell’ambito dei superconduttori sono ancora oggi citati fra i lavori di riferimento. Non sorprende affatto, dunque, che arrivi proprio da lui un’idea decisamente affascinante: accogliere, su parte dei terreni che verranno lasciati liberi dalle Officine FFS, una sede distaccata del Politecnico federale di Zurigo. O, per meglio dire, delle attività decentralizzate di quello che è considerato uno dei più importanti centri di ricerca al mondo. La possibilità è scaturita la scorsa primavera dopo delle discussioni con i vertici del prestigioso ateneo elvetico; il professore con origini bleniesi l’ha in seguito resa pubblica due settimane fa in occasione del pomeriggio di riflessione promosso a Lugano sulle opportunità di AlpTransit (si veda il CdT del 14 settembre).

Un tassello dopo l’altro

All’ombra dei castelli sta nascendo un polo biomedico da far invidia al resto della Confederazione. La Città si sta trasformando in un centro d’eccellenza nel campo delle scienze della vita che attualmente occupa oltre 300 collaboratori. Citiamo l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) e l’Istituto oncologico di ricerca (IOR) - che negli scorsi giorni hanno creato l’associazione Bios+, unendo le forze in particolare nella lotta ai tumori - nonché i laboratori dell’Ente ospedaliero cantonale e l’Humabs BioMed. Presto si aggiungeranno ulteriori tasselli, vale a dire la nuova sede dell’IRB che verrà inaugurata il prossimo 27 novembre all’ex campo militare, le startup e le società che potrebbero trovar casa nello Stabile Fabrizia in via Vela (che oggi ospita proprio l’IRB e che il Comune vuole acquistare per 6 milioni di franchi) e, un po’ più in là nel tempo, il Parco dell’innovazione e forse la SUPSI sui sedimi dell’ex sito industriale delle Ferrovie.

La ciliegina sulla torta

Il Poli potrebbe essere la ciliegina sulla torta. «Direi proprio di sì. Sarebbe il primo passo verso un’idea più grande. Mi permetta di spiegare. Nel 2016, poco prima di lasciare l’USI, dissi che il mio sogno era ed è tuttora quello che la nostra università diventi una scuola federale sulla falsariga di quanto fatto a Losanna nel 1969. Si tratta di una visione, la mia, che potrà essere concretizzata fra 15 anni. Nel frattempo bisogna procedere con la politica dei piccoli passi, approfittando dell’innovazione presente sul territorio. E in questo senso si può e si deve far leva sulla forte immagine che Bellinzona si è guadagnata, nelle scienze della vita, grazie in primis all’IRB e allo IOR», precisa Piero Martinoli.

Investire nelle idee

Nell’intervista che ci ha concesso lo scorso 28 settembre il sindaco della Turrita Mario Branda ha sottolineato il grande interesse delle aziende a trasferirsi nella capitale, oramai diventata il terzo polo della ricerca in Svizzera dopo Zurigo e Basilea. Un entusiasmo e una reputazione che vanno cavalcati. Come? Strizzando l’occhio, rieccoci al nocciolo della questione, al Poli, presente nella Città sulla Limmat dal 1855. «La loro politica non è più quella di realizzare altri immobili, di ampliarsi, per intenderci. Ma piuttosto di investire tout court nella ricerca, attraverso la creazione di specifici gruppi attivi fuori Cantone. Bellinzona ha tutte le carte in regola per ospitare degli studiosi. Da un lato perché vi sono le competenze e la volontà politica e dall’altro poiché può mettere a disposizione gli spazi in seno al quartiere modello che si svilupperà a tappe al posto delle Officine FFS», rileva Piero Martinoli.

Secondo lei ci sono buone possibilità di vedere, fra 10 anni o poco meno, un’antenna del Politecnico nel cuore della capitale ticinese? «Assolutamente sì. Non si può però forzare un gruppo di ricerca a stabilirsi in un posto se non ne ha voglia. Deve essere convinto appieno della scelta. Nelle prossime settimane parlerò nuovamente con il presidente dell’istituto e con il vicepresidente della ricerca, rilanciando la candidatura di Bellinzona. Sono fiducioso e spero in un ampio sostegno a livello ticinese. È un’occasione da non perdere».

L’incontro al concerto

Come è arrivato l’Istituto di ricerca in biomedicina a Bellinzona? Grazie a Ray Charles. È durante un concerto, di fine anni Novanta, del leggendario pianista americano che si delineò la possibilità di insediare il nascituro IRB nella capitale. Il professore Giorgio Noseda, primo presidente della Fondazione, incontrò casualmente l’allora sindaco Paolo Agustoni. Il quale mise sul tavolo l’immobile in via Vela, a due passi dal centro. Il primo mattone del polo biomedico.