Lugano

La rivetta Tell è stata «riconquistata»

Cronaca di una passeggiata in città tra barriere spostate, parchi improvvisati e un pensiero ricorrente
L’amore passa per forza: non conosce barriere.  © CDT/Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
27.04.2020 21:15

È difficile. Diventa sempre più difficile. Infatti, durante il fine settimana, Lugano somigliava a quella che è sempre stata nei pomeriggi soleggiati di primavera, prima che l’espressione «state a casa» irrompesse nella nostra quotidianità. Le direttive sanitarie sono ancora valide, anche se sui marciapiedi la distanza sociale è un’utopia e i cittadini non sembrano dannarsi più di tanto per rispettarla, nemmeno quelli che corrono a grandi falcate e grandi respiri. Sono ancora in vigore anche le chiusure delle aree di svago, ma le persone sono riuscite a organizzarsi nelle immediate vicinanze, scoprendo angoli a cui prima non davano molta importanza. Uno dei più gettonati, per fare un esempio, è la riva pubblica tra l’Hotel Seegarten e il ristorante Artè: quattro panchine in mezzo alle barche, l’ombra degli alberi e il rumore delle onde. C’è di peggio al mondo. Poco distante, verso il ponte del Diavolo, una donna ha ovviato all’inaccessibilità di una zona verde sdraiandosi sul suo muretto laterale. Giuridicamente non si può dirle nulla. Un’altra invece ha steso il suo telone sul pavimento in pietra di piazza Castello. Ci s’inventano parchi dove non ci sono.

Fu vera gloria?
Giravano soprattutto ragazzi e ragazzini. Sembravano dirti: «Oh, zio, non pretenderai mica che stiamo a casa tutta la vita?». Figuriamoci. Tante anche le famiglie con i bambini, tra cui un piccolo che chiedeva al papà, con l’espressione corrucciata, come mai la strada verso la foce del Cassarate fosse ancora chiusa. Beata innocenza. A proposito di zone chiuse, i luganesi da un paio di giorni ne hanno «riconquistata» una: la rivetta Tell. Le barriere con i cartelli dissuasori posate ai due estremi della piazzetta sono state spostate da ignoti e la gente si è riappropriata di questa fetta di lungolago. In realtà, come abbiamo potuto verificare, l’accesso non è mai stato proibito e quindi multabile; solo scoraggiato. Rivedere la gente passeggiare attorno alla statua del grande Guglielmo non può che strappare un sorriso, ma è un sorriso con l’asterisco: non ci stiamo rilassando troppo? Non stiamo rischiando di vanificare tutti gli sforzi fatti finora? Basta una curva al ribasso per abbassare la guardia? Il pensiero ci camminava sempre a fianco.

Due parchi ufficiosi
Da una zona verde «liberata» a una che è sempre stata libera: il parco dell’Università. Proprio così: non essendo un’area prettamente pubblica, la Città non l’ha mai fatta recintare. Comunque non ci risulta che sia stata presa d’assalto dagli orfani del parco Ciani, nonostante sia una vera oasi di pace in mezzo al polo urbano. Discorso simile, ma con esito diverso, per il parco del Grand Hotel Villa Castagnola, che tecnicamente è proprietà privata. Per qualche tempo è rimasto accessibile, finché qualcuno si è fatto prendere la mano e ha pensato bene di organizzarci un pic-nic a cinque stelle. A chiuderlo è stato l’albergo stesso.

La partitella
Non si può invece recintare la piazzetta di Cassarate dove un gruppo di bambini, sabato, si è cimentato nella più classica delle partitelle a calcio. Una porta era delimitata da due alberi, l’altra andava dalla seconda alla quarta finestra di un edificio, cornici comprese. Una prevedibile e spensierata risposta alla chiusura dei campetti: immarcabili. Non come noi adulti, seguiti sempre da quel pensiero.