Chiasso

La scuola fantasma sfrattata e condannata

Spunta un nuovo capitolo nella vicenda che vede protagonista la Ifass Swiss - L’amministratore unico della società che si occupa di formazione terziaria è stato condannato in Pretura penale per aver utilizzato termini protetti (su tutti «università») senza averne il diritto
© CdT/Chiara Zocchetti
Lidia Travaini
16.04.2021 19:03

L’altro giorno l’abbiamo chiamata «scuola fantasma». La Ifass Swiss, società che propone - o meglio proponeva - corsi di formazione terziaria in via Vela a Chiasso, sembra infatti sparita nel nulla. Lezioni sospese, locali vuoti, telefoni staccati, email non recapitate e, stando al Registro di commercio, nessuna persona di riferimento.

La Ifass Swiss non è però completamente scomparsa. Lo sanno bene il Cantone e il Ministero pubblico. Grazie al loro lavoro l’amministratore unico della società è infatti finito sotto inchiesta e pochi giorni fa è stato condannato dalla Pretura penale.

Doppio richiamo

Per spiegare quanto è accaduto alla scuola bisogna tornare indietro di circa tre anni. È infatti nel 2018 che, nell’ambito dei controlli regolari effettuati dalla Divisione della cultura e degli studi universitari del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), era emerso che la Ifass Swiss utilizzava sul suo sito internet termini protetti e di cui non poteva fregiarsi. Su tutti «università», ma anche «ateneo», «accademia» o simili. In quell’occasione - ci ha confermato Elena Maria Pandolfi, a capo dell’Ufficio del controlling e degli studi universitari del DECS - dopo un incontro tra i vertici della scuola e il Cantone, i termini protetti erano stati tolti dal sito internet dell’istituto.

Il DECS però monitora costantemente realtà come la Ifass Swiss e grazie all’attività di controllo è stato notato che questi termini protetti a un certo punto sono ricomparsi (basta una ricerca Google per scovarne diversi, ndr). A metà 2020 il Cantone ha così trasmesso un nuovo richiamo a Chiasso ma nulla è cambiato. Il DECS ha così segnalato l’abuso al Ministero pubblico che ha aperto un’inchiesta.

Segnalazione alla Magistratura

Dell’indagine si è occupata la procuratrice pubblica Francesca Piffaretti-Lanz. Dopo alcuni mesi di ricerche e approfondimenti ha concluso il suo lavoro con l’emanazione di un decreto d’accusa nei confronti dell’amministratore unico della Ifass Swiss in cui veniva proposta una contravvenzione. L’imputazione di abuso della denominazione ai sensi della Legge sull’Università della Svizzera italiana, sulla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e sugli Istituti di ricerca (LUSI) è stata confermata di fronte alla Pretura penale. L’amministratore unico della società è quindi stato multato per utilizzo di terminologia protetta, come conferma il Ministero pubblico.

Ricorso in vista?

La decisione è recente (della fine di marzo) e il periodo per opporsi al decreto non è ancora scaduto (la decisione non è ancora cresciuta in giudicato). Non ci è quindi ancora stato possibile accertare se la sentenza è stata impugnata o meno.

Gli spettri del passato

Questo nuovo capitolo della vicenda che vede protagonista la Ifass Swiss tratteggia ulteriori parallelismi tra la storia di questo istituto - che sul suo sito si definisce un campus dedicato alla formazione terziaria - e quella della scuola che occupava gli spazi in via Vela a Chiasso prima di lui: IPUS. Nel 2018 l’ex direttore di questa scuola era addirittura finito dietro le sbarre, insieme all’ex segretaria ed ex compagna, per truffa ai danni degli studenti iscritti all’IPUS (e a Unipolisi, con sede a Disentis): i due avevano fatto credere agli alunni che si trattasse di università riconosciute. All’ex direttore era stata inflitta una pena di 26 mesi da espiare, alla donna 20 mesi sospesi. Entrambi si erano opposti alla sentenza, ma in secondo grado le pene erano state addirittura inasprite.

L’ordine di lasciare subito il palazzo

La Ifass Swiss aveva già fatto parlare di sé nei giorni scorsi. Tramite il Foglio ufficiale le è stato intimato lo sfratto immediato dai locali occupati in via Vela a Chiasso. L’ordine è firmato dai proprietari degli spazi e a motivarlo c’è una serie di pagamenti in sospeso. Non è la prima volta che la scuola riceve un ordine simile. Era già successo circa un anno fa, senza risultati. La scuola oggi sembra sparita nel nulla e anche sui Social la sua attività è inesistente: dopo un’intensa campagna di reclutamento di nuovi potenziali studenti (in primavera ed estate), i post si sono interrotti bruscamente.