Pura

La seconda vita del roccolo

Il Patriziato ha comperato la struttura sul Monte Mondini e intende inserirci un’aula nel bosco per le scuole, oltre a ricreare lo storico impianto vegetale che nascondeva le reti per l’uccellagione - È un nuovo tassello della valorizzazione dell’area
©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
11.08.2023 06:00

Cent’anni fa era un roccolo, un edificio stretto e alto pensato per l’uccellagione. Nei prossimi mesi tornerà a essere tale, nonché a ospitare un’aula nel bosco, grazie a un’iniziativa del Patriziato di Pura, che lo scorso anno ha acquistato la struttura. Sarà un altro tassello della riqualificazione del Monte Mondini, il cui grosso è stato realizzato a fine anni Dieci.

Era di privati

Il roccolo si trova a circa mezzo chilometro di Pura ed è servito dalla strada forestale realizzata ormai un quarto di secolo fa dal Patriziato stesso (nel frattempo ceduta al Comune). L’idea di inserirvi un’aula nel bosco ha già qualche anno ma il passaggio di proprietà dai privati che lo possedevano si è concretizzato solo l’anno scorso. «Ce l’aveva una vecchia famiglia di Pura che non abita più in paese da tempo e che qui non ha più interessi», ci dice il presidente del Patriziato, Giancarlo Ruggia. «Di recente ci è anche caduto sopra un albero», cosa che ha probabilmente convinto la famiglia a separarsi dalla struttura, una delle quattro presenti sul Monte Mondini (un’altra è in mano privata, di una terza restano solo rovine e l’ultima, in territorio di Curio, è stata di recente valorizzata con la posa di una panchina e di una cartellonistica esplicativa).

Come funzionava

La decisione di inserirvi un’aula nel bosco per gli alunni di Pura e delle scuole vicine interessate nasce dall’osservazione. Dall’aver notato che già ora le scolaresche della zona fanno gite nell’area a scopo didattico. Il progetto in questo senso prevede di ristrutturare il casello (la parte edificata del roccolo, che si compone anche un impianto vegetale: ci arriviamo) a scopi didattici e di rendere accessibile come aula nel bosco solo il primo piano. Ma non ci limiterà a posare qualche banco. L’intenzione, figlia anche di discussioni con fra gli altri l’Ufficio forestale sesto circondario, è quella di ripristinare il roccolo com’era una volta. Vale a dire ricreare l’impianto vegetale, il cosiddetto tondo. Attorno ai caselli, infatti, sorgeva un cerchio di alberi, generalmente carpini bianchi, «sagomati» in modo da sostenere e nascondere delle reti, nonché da essere attrattivi per gli uccelli migratori, il vero obiettivo dell’uccellatore: colui, cioè, che al momento giusto faceva agitare gli uccelli posatisi nel tondo affinché panicassero e finissero nelle reti. Questo tipo di caccia in Ticino è proibita dal 1875. In Italia, dove la pratica è vietata solo dal 1967, alcuni roccoli sono stati preservati e usati a scopo scientifico: il più celebre si trova ad Arosio, nel Comasco, ed è un osservatorio ornitologico.

Progettare senza introiti

Tornando a Pura, l’acquisto e il restauro del roccolo (il preventivo parla di una spesa di 150.000 franchi, già approvata dall’Assemblea patriziale) è l’ennesima impresa del Patriziato locale, capace negli anni di realizzare diverse opere pur non avendo particolari fondi propri. «Abbiamo cominciato con la strada forestale – ricorda Ruggia con un sorriso: – è costata un paio di milioni e non avevamo neanche i soldi per pagarci una cena». In anni recenti sono stati realizzati un alambicco e un percorso vita ai piedi del Monte Mondini, oltre a partecipare alla valorizzazione del Monte stesso. Il tutto senza praticamente avere entrate, salvo quelle dalla festa campestre tradizionalmente organizzata il primo d’agosto. Ruggia la spiega così: «Abbiamo un segretario molto bravo: mandiamo via belle lettere». Dietro la battuta si nasconde una rara capacità di fare rete («In questo ci ha aiutato tanto il forestale Carlo Scheggia»), e di convincere vari Enti a contribuire finanziariamente. Nel caso del roccolo, l’Ente regionale di sviluppo del Luganese (ERSL) darà ad esempio 24.500 franchi. Sempre ad esempio, questa è la lista di chi ha principalmente finanziato i lavori di valorizzazione del Monte Mondini: Comuni e Patriziati di Pura, Bedigliora e Curio, la Sezione Enti Locali, la Sezione forestale, l’ERSL, Blue Planet, Banca dello Stato, Fondazione Malcantone, Comune di Ponte Tresa, Banca Raiffeisen della Magliasina, e Sport-Toto.

La domanda di costruzione per il restauro del roccolo è già in tasca: i lavori partiranno, conclude Ruggia, non appena saranno assicurati gli ultimi fondi: «Aspettiamo ancora la risposta da 3-4 Enti».