«La smetta di fare questa vita balorda»

È stato prosciolto da alcuni capi d’imputazione in virtù del principio in dubio pro reo, ma nel complesso il 47.enne italiano residente nel Luganese alla sbarra da lunedì le ha combinate, nel corso degli anni, veramente di tutti i colori. Reati che vanno dal furto, alcuni con l’aggravante del mestiere perché commessi in un breve lasso di tempo, all’infrazione alle norme della circolazione, dalla minaccia, al danneggiamento alla violazione di domicilio. Motivo per cui il presidente della Corte delle assise criminali, Marco Villa, lo ha in parte condannato a una pena sospesa ed espulso dalla Svizzera per 5 anni. Una pena che ricalca, sebbene non del tutto, quanto richiesto dal patrocinatore dell’uomo, l’avvocato Christian Wolff, che si era battuto per il proscioglimento di alcuni capi d’imputazione e per una pena massima di 2 anni e mezzo parzialmente sospesa chiedendo anche di limitare il periodo in carcere a sei mesi (senza espulsione). Il verdetto della Corte: 30 mesi, di cui 24 sospesi per un periodo di prova di 4 anni. Il monito del giudice: «La smetta di fare questa vita un po’ balorda».
Un imputato, tre procuratori
«È il primo processo di una certa gravità a carico dell’imputato – ha precisato Villa durante la lettura della sentenza –. Le precedenti condanne ci sono sì state, ma sono sempre state evase con pene pecuniarie. Questa Corte, quindi, può ancora dare una prognosi non negativa». Il periodo di prova di 4 anni è stato inflitto proprio in virtù della recidività dell’uomo. Un aspetto, quello di violare ripetutamente la legge, rimarcato anche dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis – che aveva chiesto una pena detentiva di 4 anni e l’espulsione dal territorio elvetico per 10 – durante il dibattimento. Sua la firma su uno dei quattro procedimenti a carico dell’uomo: gli altri sono stati stilati dai colleghi Moreno Capella e Daniele Galliano. Oltre a ripercorrere i fatti che hanno portato in aula l’imputato, la pubblica accusa ha menzionato anche i numerosi precedenti dell’uomo, come pure le sei sanzioni disciplinari comminate nei suoi confronti in carcere (l’uomo si trova dietro le sbarre dal settembre dello scorso anno, ndr). Dal canto suo, l’avvocato difensore aveva richiamato, durante l’arringa, una dichiarazione del suo assistito resa durante uno dei vari interrogatori: «Ho fatto errori, è giusto che paghi. Ma nella giusta misura».