La Torre di Redde è stata regalata

CAPRIASCA - «La torre è vostra». Non è l’epilogo di una battaglia medievale, anche se il luogo in questione rievoca proprio l’atmosfera di quegli anni. È un regalo, quello fatto dalla Fondazione Torre di Redde all’Associazione Memoria Audiovisiva di Capriasca e Val Colla. Deciso già l’anno scorso, il passaggio di proprietà dello storico manufatto è avvenuto formalmente nei giorni scorsi e ora si apre una nuova fase. «La Fondazione aveva portato a termine il suo scopo, quello di restaurare la torre, così ha pensato che il nostro sodalizio, essendo entrato nella rete dei musei etnografici, potesse valorizzare questo manufatto e tutto ciò che gli sta attorno» spiega da noi contattato Nicola Arigoni, presidente dell’Associazione Memoria Audiovisiva. Archiviate tutte le pratiche della cessione, è tempo di capire come ridare vita e lustro alla Torre di Redde. «Un’idea potrebbe essere quella d’inserire questa costruzione in un percorso didattico e storico – il patrimonio fotografico dell’associazione è un ottimo punto di partenza per questa iniziativa – rendendola attrattiva per le scuole, i turisti e chiunque voglia fare una passeggiata nei boschi della nostra zona – prosegue Arigoni – Potremmo anche usarla per ospitare eventi come letture poetiche o piccoli concerti. L’importante per noi è che continui ad essere vista come un elemento che fa parte del tessuto storico e mitico della regione e che rimanga idealmente di proprietà della popolazione». Rimanere è un verbo che si addice anche alla struttura della torre: vuoi perché, come spiega Arigoni, «è stata restaurata molto bene e non necessita di particolari interventi», vuoi perché è un bene culturale protetto a livello cantonale. «Si tratta solo di promuoverla – conclude il nostro interlocutore – e per la nostra associazione è stato un grande riconoscimento esser stati scelti per questo».
UN TETTO MISTERIOSO
Facciamo un salto indietro di vent’anni, a quando è nata la Fondazione Torre di Redde su proposta dei fratelli Giovanni e Marilena Buzzi, proprietari del manufatto. La loro idea era quella di preservare e tramandare quel frammento di un’epoca lontana, partendo da un’operazione di restauro affidata all’architetto Ivo Trümpy. «Con l’aiuto della Migros, dei Comuni della zona e di alcuni privati avevamo raccolto centomila franchi» ricorda Pietro Ferrari, già sindaco di Vaglio e per anni presidente della Fondazione – Avremmo voluto anche mettere un tetto, ma l’Ufficio cantonale dei beni culturali ci aveva bloccato perché non c’erano documenti che testimoniassero quale fosse la copertura originale della torre, così ci eravamo limitati a posare delle piote per impedire all’acqua di fare danni». Negli anni successivi, non avendo più mezzi, la Fondazione si era limitata alla cura e alla manutenzione della struttura e ultimamente, complici le spese amministrative e assicurative che si presentavano ogni anno, è maturata l’idea della cessione. In accordo con il Comune, che secondo gli statuti avrebbe dovuto essere il destinatario di un eventuale donazione, è stata scelta l’Associazione Memoria Audiovisiva di Capriasca e Val Colla. «Sono molto attivi nella conservazione del patrimonio culturale che viene dal nostro passato» spiega Ferrari, convinto di aver lasciato le chiavi della torre in buone mani.
DA LÌ SI CONTROLLAVA
Situata nel bosco sotto Vaglio – come spiegato sul sito Internet del progetto Capriasca Areaviva – la torre di Redde o di San Clemente faceva parte un tempo di un complesso costituito da un villaggio, Redde, da una casa-fortezza di cui resta solo la torre e da una chiesa. Redde fu abbandonata nel Cinquecento a causa della peste e del villaggio oggi restano solo tracce di muri coperti da terra e fogliame. È invece sopravvissuta la chiesetta di San Clemente, che risale al tredicesimo secolo, mentre la casa-fortezza fu costruita nel milleduecento per la famiglia comasca dei Rusca, stabilitasi in Ticino per controllare la via delle Alpi. La torre è ancora lì, con i suoi muri spessi più di un metro e alti quindici. Ora, dalle sue mura, si guarda al futuro.