Torricella-Taverne

La tutela cantonale a un castello di possibilità

Manca quasi solo il sì del Consiglio comunale per gettare le basi pianificatorie necessarie a garantire un futuro alla tenuta Trefogli – Previsti contenuti turistico-alberghieri «dolci» nella villa, strumento per trovare i fondi necessari per la manutenzione e il restauro conservativo della proprietà
Mantenere l'aspetto, ma facendolo rivivere. © CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
21.08.2023 06:00

Ogni anno necessita più urgentemente di essere ristrutturato, ma questi lavori devono in qualche modo essere finanziati, e la pianificazione attuale dell’area non facilita la ricerca dei fondi necessari. Ne serve pertanto una nuova, che il Consiglio comunale di Torricella-Taverne è chiamato ad adottare in una delle sue prossima sedute. Oggetto della pianificazione, e di queste righe, il futuro del cosiddetto Castello Trefogli sito a poca distanza dal nucleo di Torricella.

A beneficio della collettività

La pianificazione – concretamente un Piano particolareggiato che guarda a tutta l’area del castello, comprendente fra l’altro una casa colonica, alcuni edifici rustici e una cappella – è stata chiesta dal Cantone al Comune e ha di fatto un duplice scopo, come si legge sul relativo messaggio municipale: «Da un lato rispondere alle esigenze di valorizzazione e di tutela del comparto di valore regionale e dall’altro alle esigenze dei proprietari di poter creare una base economica per garantire la manutenzione degli immobili e dell’area di contorno per ridare valore alla proprietà, anche a beneficio della collettività». Per questo motivo il Piano particolareggiato è stato «sviluppato in stretta collaborazione» con la proprietà del castello e la Fondazione Michele Trifogli (FMT). Per quanto riguarda la base economica, il Piano prevede in particolare l’istituzione di una destinazione turistico-alberghiera per l’area. Il Cantone ha inoltre proposto – e il Comune vi ha dato seguito – di tutelare la proprietà quale bene culturale di interesse cantonale (oggi è tutelato, a livello locale, solo il castello). Ciò, in ottica di manutenzione e restauro, permette in via teorica l’accesso a sussidi cantonali e federali a mo’ di partecipazione ai costi. Essi sono infatti valutati dalle autorità caso per caso sulla base dei dati a disposizione (necessità dell’intervento, importanza del monumento, situazione economica del proprietario, eccetera) e non sono per contro di norma concessi per beni tutelati solo a livello locale.

Il parco piace

Che la FMT punti sul settore ricettivo non è peraltro un segreto. Il suo presidente Michele Trefogli l’aveva già dichiarato in un ampio servizio pubblicato su queste pagine il 29 maggio 2021 («Vorrei riattivare il complesso per tutto il territorio – aveva detto –. Sogno un forno per il pane, la farina, la vigna, la viticoltura, il brunch») e la proprietà in questi anni è stata occasionalmente usata per eventi privati e pubblici. In particolare vi ha organizzato alcune attività (fra cui una caccia al tesoro) l’Associazione amici del parco del castello, la quale da più di un decennio gestisce parte dell’area verde della tenuta tramite una convenzione con la FMT, aprendola al pubblico e organizzando ogni anno un discreto numero di attività (la prossima sarà un aperitivo alle 18 di venerdì 25 agosto).

Mantenere liberi gli spazi liberi

Oltre che del castello, la proprietà si compone di quattro rustici e di una casa colonica (in passato un’osteria, oggi convertita in appartamenti), a formare «una sorta di nucleo agricolo». Il Piano particolareggiato mira a preservare l’esistente – compresi gli spazi liberi, «che devono essere salvaguardati e mantenuti liberi da edificazioni» – e le modifiche formali che prevede sono poche, come ad esempio quella di ristrutturare gli edifici rustici per un uso residenziale, «dal momento che l’attività agricola non è più auspicata né redditizia». «La sostanza edilizia del castello – si legge sempre nel messaggio – ben si presta a ospitare più unità indipendenti da poter destinare a un "turismo dolce" attento alla necessaria protezione dell’esistente e vivendo i luoghi così come erano stati concepiti, "respirandone" la storia».