La vendita della Santa Chiara e l’assemblea che (non) c’è stata

È diventata a tutti gli effetti materia per azzeccagarbugli la vicenda, ricca di colpi di scena, legata alla vendita della Clinica Santa Chiara di Locarno. Ieri era infatti stata programmata l’assemblea, durante la quale nominare il nuovo Consiglio d’Amministrazione. Ma nel pomeriggio quello che per comodità chiamiamo il «vecchio» CdA ha comunicato ai media di aver annullato la riunione, aggiornandola a venerdì 23 luglio. E questo sulla base di una mutuata, e assai migliore, situazione finanziaria della clinica presentatasi proprio in questi giorni.
Stando a informazioni del Corriere del Ticino, però, un gruppo di azionisti – con alla testa la luganese Moncucco – ha comunque deciso di riunirsi. E verosimilmente anche nominare un «nuovo» CdA. Ma su questo fronte, così come sull’eventuale composizione, non sono trapelate informazioni. Se questo fosse accaduto, come accennato, la matassa andrà ora sbrogliata dagli avvocati, e forse anche dal pretore, perché la Santa Chiara si ritroverebbe in sostanza con due CdA. Ma quale dei due è quello legittimato a condurre la clinica?
I rapporti di forza
Facciamo però un passo indietro, cercando di fare un po’ di ordine. Il passaggio delle redini nelle mani della Moncucco, ricordiamo, appariva ormai cosa fatta, dopo che molti medici hanno venduto le proprie azioni della FOPE SA, la Holding che controlla in sostanza la Santa Chiara, permettendo alla clinica luganese di raggiungere una quota di maggioranza (oltre il 64% stando alle informazioni del CdT). Questo scegliendo, tra vari pretendenti di cui facevano parte anche l’EOC e Swiss Medical Network, non l’offerta economica più vantaggiosa, ma il progetto di rilancio ritenuto il più adatto non solo dal profilo sanitario. E l’assemblea di ieri, dunque, avrebbe dovuto essere una sorta di formalità. Ma il «vecchio» CdA – nel quale sono rimasti i dottori Maurizio Caporali e Adrian Sury – l’ha procrastinata non incontrando i favori di tutti gli azionisti.
I motivi del rinvio
«Vecchio» CdA che ha compiutamente motivato la propria scelta. A partire da una situazione finanziaria oggi ritenuta sotto controllo, avendo ottenuto un prestito di 1,5 milioni. «Ciò copre il fabbisogno di liquidità per almeno i prossimi tre mesi», si spiega dunque in una nota. Che aggiunge: «Questa nuova situazione supera di fatto l’urgenza di una ristrutturazione societaria immediata». Il «vecchio» CdA ha inoltre «ricevuto una nuova stima del valore degli immobili, significativamente superiore al loro valore inserito a bilancio». Ciò che «consente alla società di migliorare in modo sostanziale il suo stato patrimoniale».
Il «vecchio» CdA aggiunge inoltre di essere alacremente al lavoro «su alcune proposte di risanamento e ristrutturazione a medio e lungo termine», «che verranno presentate e sottoposte agli azionisti nel corso della prossima assemblea generale ordinaria». E a proposito sottolinea come «allo stato attuale delle cose la composizione dell’azionariato è ancora incerta, essendovi ancora delle possibili vendite da parte degli azionisti attuali». La Clinica Moncucco, come detto, ha acquistato una buona fetta della FOPE Holding, ma anche Swiss Medical Network (pur non avendola spuntata nelle scorse settimane) si è mossa, acquisendo il 33,625% delle azioni. Pure la ripartizione delle azioni di tipo B della Clinica Santa Chiara SA «è attualmente oggetto di scambi fra azionisti».
Alla luce di questi nuovi elementi, in particolare dell’apporto di liquidità e della rivalutazione degli immobili, il «vecchio» CdA si dice quindi «in grado di valutare con maggiore serenità i molteplici aspetti correlati a una prossima ristrutturazione». Il tutto «considerando sempre al meglio gli interessi della Clinica».
La risposta dal Ceresio
A queste esternazioni la Clinica luganese Moncucco ha risposto in serata, segnalando «importanti inesattezze per quanto riguarda sia la composizione dell’azionariato, sia i piani di risanamento». Inoltre sottolinea come non sia vero che la Moncucco «intenda procedere alla riduzione del personale». Anzi ribadisce «la volontà di rilanciare l’attività sanitaria della Clinica Santa Chiara, che da anni conosce una inesorabile riduzione». E in conclusione l’ultima stoccata: «Si rileva infine che gli amministratori si sottraggono alla verifica e al voto della maggioranza degli azionisti».