Assise criminali

La vita come un lungo calvario, «ma ha diritto di ricominciare»

Condannato a una pena sospesa a favore di una terapia un 19.enne che ha usato violenza e minaccia nei confronti di una decina di infermieri dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale – «Vista la giovane età, quello che ha vissuto in poco tempo è tanto»
© CdT/Chiara Zocchetti
Valentina Coda
04.09.2025 17:18

Più che disquisire di aspetti prettamente giuridici, come la qualifica e la commisurazione della pena, si è deciso di mettere al primo posto ciò che Corte, accusa e difesa hanno ritenuto più importante per il futuro (e il bene) dell’imputato. Collocarlo cioè in una struttura per giovani adulti e iniziare una terapia che gli permetta di curare «sia la mente sia il corpo». Ma, soprattutto, «avere diritto a una vita diversa e migliore rispetto a quella vissuta in precedenza». Ritrovare la strada giusta, in buona sostanza, perché il risultato dell’aiuto ricevuto in altre strutture, definitive «inadeguate» dal patrocinatore del giovane, l’avvocato Christopher Jackson, si è rivelato «un fallimento istituzionale da non ripetere».

Fatti commessi e ammessi

I fatti che hanno portato un 19.enne cittadino svizzero alla sbarra davanti alla Corte delle assise criminali si sono svolti all’interno dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (OSC) e hanno visto il coinvolgimento di undici infermieri, un dottore e un paziente della clinica. Vittime che, a vario titolo, hanno subìto violenze, sono state picchiate (anche con oggetti) o minacciate dall’imputato in un arco temporale di soli quattro mesi. L’episodio di cui si è parlato maggiormente in aula e che ha poi portato all’arresto del 19.enne è accaduto vicino al locale farmacia di uno dei vari padiglioni della clinica. Lì, l’imputato ha fatto fuoriuscire del gas proveniente da una bomboletta di deodorante e vi ha dato fuoco con un accendino, provocando delle fiammate anche a distanza ravvicinata da un infermiere. «Nessuna delle fiammate che ho provocato era indirizzata verso la porta dell’infermeria e quindi verso l’operatore sanitario – ha detto l’imputato in aula rispondendo a una domanda del giudice Paolo Bordoli –. Il mio intento era solo quello di spaventare gli infermieri». Al netto delle giustificazioni, i fatti commessi (e ammessi) hanno configurato i reati di violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari, ripetuta, tentata e consumata, tentate lesioni gravi e lesioni semplici qualificate per i quali il giovane stato condannato a 20 mesi sospesi per dare luogo al trattamento terapeutico consigliato anche dal perito (art. 61 del Codice penale).

Il carcere? «Un toccasana»

Dietro questi «gesti egoistici e sprezzanti della vita altrui», come dipinti dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, si cela però un «lungo calvario fatto di persone di riferimento venute a mancare, una dipendenza da stupefacenti, istituti, foyer e infine il carcere», ha detto Jackson ripercorrendo il difficile contesto in cui ha vissuto il 19.enne. «Ha avuto uno scompenso psico-fisico che lo ha portato a commettere degli atti sicuramente scellerati di cui si pente (ha scritto una lettera di scuse a tutte le vittime, ndr), ma in parte dovuti a fattori esterni. Paradossalmente, il carcere è stato un toccasana dopo aver vissuto in vari istituti, tanto è vero che inizialmente voleva rimanerci perché sapeva che se fosse tornato in un’altra struttura sarebbe successo come sempre: usciva peggio di come è entrato».

La Corte ha sì tenuto in considerazione il difficile percorso dell’imputato – «quello che ha vissuto in pochi anni di vita è tanto» –, ma ha comunque lanciato un monito al 19.enne, perché «un conto è capire i motivi che spingono una persona ad avere certi comportamenti, un altro è giustificare le azioni commesse. Che in questo caso non si può fare, perché aveva gli strumenti per comportarsi diversamente in quelle situazioni». Anche per Bordoli, il 19.enne «deve essere aiutato perché da solo non ce la fa, e deve imparare a vivere insieme agli altri, non contro gli altri. Ha la fortuna di poterlo fare perché è ancora giovane e ha tutte le risorse a disposizione».

In questo articolo:
Correlati