Diocesi

L'abbraccio dei fedeli al vescovo

Moltissime le persone giunte alla cattedrale di San Lorenzo per salutare monsignor Valerio Lazzeri - Nell’omelia, l’appello a «non agitarsi inutilmente per farsi riconoscere più bravi degli altri» e il ringraziamento a quanti lo hanno accompagnato in questi anni
© Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Martina Salvini
23.10.2022 21:00

«Ho sempre coltivato il proposito di operare da fratello, a cui è stato chiesto, per ragioni note fino in fondo solo a Dio, di farvi da pastore e padre». Non ha mai voluto «spadroneggiare», monsignor Valerio Lazzeri. E lo ha ribadito anche oggi, in occasione della Messa di ringraziamento celebrata alla cattedrale di San Lorenzo a Lugano. Una cattedrale gremita di fedeli - oltre 350 persone hanno trovato posto all’interno e altrettante si sono riunite nel tendone con maxi schermo allestito nel giardino della Curia - giunti da ogni angolo del Ticino per ringraziare il vescovo e per accompagnarlo nel suo nuovo percorso. «Non mi sono mai illuso - ha detto lui durante l’omelia - che tutto potesse sempre svolgersi tra noi in maniera idilliaca. Non ho mai ingenuamente pensato che bastasse lasciare suonare ciascuno a modo suo, perché ci fosse unità e condivisione perfetta d’intenti». Ma, ha aggiunto, «ho solo osato credere, e non cesserò mai di farlo, all’unica vera autorità che Cristo ha affidato agli apostoli e, attraverso di loro, alla Chiesa intera: l’inesauribile forza di persuasione dello Spirito Santo, effuso nei nostri cuori, l’efficace tenerezza di Cristo, a noi accessibile nei suoi sacramenti, il desiderio ostinato del Padre di guarirci nel Figlio, di sottrarci a tutto ciò che ci separa da una vita liberata per sempre dalla morte».

La musica che guarisce

Ha poi voluto ringraziare quanti lo hanno accompagnato nei nove anni alla guida della Diocesi di Lugano, il vescovo Lazzeri. «In ciascuno ho sentito l’eco della musica silenziosa che guarisce, che rende giusto il cuore, chiamandolo alla vita piena, oltre ogni chiusura su di sé e ogni meschinità». E, parlando della scelta di lasciare il proprio incarico, ha detto di comprendere «senza difficoltà chi trova da ridire sulle decisioni che sono stato di volta in volta chiamato a prendere». Ma «a rendere sicuro il mio e il vostro cuore davanti al Signore non sarà mai una lista di prestazioni riuscite e di risultati raggiunti. Dio non pretende da noi successi da esibire come trofei». Ed ecco, allora, il lascito ai fedeli: «Non agitiamoci inutilmente per farci sentire e riconoscere più bravi degli altri. Gareggiamo per portarci insieme davanti al ‘’Giudice giusto’’, sempre pronto a perdonare». Al termine della celebrazione, alla quale hanno preso parte anche un centinaio di sacerdoti e parroci, il vescovo Lazzeri non ha saputo trattenere la commozione, ringraziando «le donne e gli uomini» che lo hanno sostenuto con la preghiera, soprattutto «in questi ultimi giorni non facili». Ha ringraziato per la pazienza «verso i miei molti limiti e le mancanze che non ho saputo evitare».

In coda per dire «grazie»

E la ‘‘sua’’ gente ha risposto avvolgendolo in un abbraccio. Sul sagrato della cattedrale, al termine della funzione, moltissimi hanno aspettato il proprio turno per salutarlo. Ma soprattutto per ringraziarlo. «Per la sua umanità e per la sua semplicità», ci ha detto una signora di Pregassona. «Lui, per noi, è stato un buon pastore, ci ha dato tanto e non possiamo rinfacciargli nulla». Altri, invece, hanno voluto sottolinearne il coraggio. «Credo non sia stato facile ammettere pubblicamente che la guida della Diocesi era diventata un compito troppo gravoso. Siamo qui per testimoniargli la nostra vicinanza. Per fargli sentire che ci siamo». Tra le persone arrivate alla cattedrale per salutare monsignor Lazzeri, anche intere famiglie con bambini piccoli. «Conosce noi e conosce i nostri figli, volevamo che sapesse che siamo con lui, al suo fianco. Come lui è stato al nostro fianco in questi anni». Anni complicati, come ha ricordato lo stesso vescovo nell’omelia, «ma in cui lui c’è stato», ha sottolineato un’altra donna. «Durante la pandemia, le sue parole mi sono state di grande conforto. Le sue omelie entravano nella mia casa e mi sembrava di averlo lì accanto a noi».

Il suo modo «speciale»

Quel suo modo, «così speciale», di essere accanto ai fedeli è stato ricordato anche dall’amministratore apostolico, il vescovo Alain de Raemy: «Quasi ogni persona che mi scrive pensa di essere stata privilegiata dai modi con qui tu l’hai trattata», ha detto de Raemy. «Questo tuo modo speciale che è di per sé riservato, particolare e confidenziale, in verità, all’insaputa di tutti, è proprio universale: è per tutti, ma sempre a uno a uno. Con te, caro Valerio, l’eccezione, l’eccezionale, diventa proprio la regola». Un concetto ribadito anche da Don Nicola Zanini: «Mi sento di smentire chi parla di lei come di un vescovo spesso ritirato o poco attento alle relazioni. Lo ha fatto, lo posso testimoniare, nello spirito del Vangelo: quando fai l’elemosina, non suonare la tromba; quando preghi ritirati nella tua stanza». Del coraggio di Lazzeri ha parlato il vescovo emerito, Pier Giacomo Grampa. «La tua è stata una scelta di coerenza, di coraggio e di sacrificio», ha detto Grampa, paragonando il gesto del vescovo a quello di Zaccheo. «Lui è salito sull’albero per vedere Gesù. Tu sei sceso dalla cattedra quando hai percepito di non riuscire più a vederlo come avresti voluto, pressato dagli incarichi istituzionali, dagli impegni pubblici e dalla situazione finanziaria della Diocesi».