L'accessibilità alla grotta di Arogno fa discutere

AROGNO - Cos'è successo in quella grotta? Si dovrebbe chiuderla perché troppo pericolosa, o accettare il fatto che un uomo possa rischiare di morire per passione, spirito d'avventura o per trovare un senso più profondo del vivere? Cosa cerca chi entra in quei cunicoli? Lascia aperte varie domande la morte del sub italiano Giancarlo Borgio avvenuta sabato nella grotta Bossi di Arogno (vedi suggeriti).
Dibattito sul da farsi
La possibile chiusura della grotta ha tenuto banco ieri sera nella seduta del Municipio di Arogno, anche se la decisione spetta ai proprietari dell'area, cioè le AIL. Dopo il dramma del 2006 l'azienda aveva fatto recintare l'accesso, incaricando il Comune di dare le chiavi solo a persone con comprovata esperienza. Ogni anno si presentano decine di appassionati e una nuova richiesta di accesso è giunta proprio ieri, a due giorni dall'incidente. Comune e AIL discuteranno assieme il da farsi.
Ancora avvolta nel mistero
L'esplorazione della grotta Bossi comincia immergendosi in un cunicolo fino a una sessantina di metri di profondità. Siamo nella pancia del Monte Generoso e il percorso si divide: andando a sinistra si riemerge sulla superfice di un lago sotterraneo, mentre da destra, scendendo ancora per trenta metri e risalendo, si raggiunge una fitta rete di tunnel asciutti da affrontare con tecniche alpinistiche. In tutto la Bossi si estende per quasi tremila metri in larghezza e centosettanta in altezza, ma non tutti i cunicoli sono stati mappati.
Maggiori dettagli e la storia delle esplorazioni alla grotta con testimonianze degli esploratori nel Corriere del Ticino in edicola oggi.