L'afa non fa paura ai vigneti: «La qualità dell'uva si fa ora»

Una primavera fresca e bagnata che ha impegnato parecchio i viticoltori, seguita prima da eventi meteorologici intensi e disastrosi e poi da una canicola da record. Per il Mendrisiotto e i suoi estesissimi vigneti – il Distretto è il più vignato del cantone – il 2024 si sta rivelando «un anno particolarmente difficile», parola di Piercarlo Saglini, presidente della Cantina Mendrisio (ex Cantina Sociale, ndr). Non tutte le anomalie meteorologiche del 2024 sono però da considerare un ostacolo per le vigne (e i viticoltori). Il caldo di questi giorni può infatti rivelarsi la fortuna dell’annata vinicola: «Il prossimo mese/mese e mezzo che ci separa dalla vendemmia è importantissimo – prosegue il nostro interlocutore –. Se il caldo attuale continua (anche con qualche grado in meno) avremo una buonissima annata. È in queste settimane che si fa la qualità dell’uva perché siamo entrati nel momento in cui i grappoli cambiano colore e maturano, definendo il tasso di zuccheri. È quindi fondamentale poter contare sul bel tempo».
Frane e vento
Detto della qualità, parliamo di quantità. Per il Mendrisiotto sarà una vendemmia abbondante? «Il quantitativo è buono». Ad influire in questo caso sono state da una parte le malattie della vite: «Qua e là in qualche vigneto ci sono stati dei piccoli attacchi di peronospora (una patologia della vite causata da un fungo molto presente negli ambienti di vigneto che si attiva in presenza di acqua, ndr) che influiranno sulla quantità. Alcuni danni sono stati provocati anche dalla popillia japonica che si sta espandendo sempre più sul territorio. Quel coleottero, quest’anno, è arrivato un po’ dopo per via della primavera fresca, ma è comunque sempre più diffuso. Ha creato qualche danno soprattutto ai filari vicini ai prati umidi, ma va detto che le autorità stanno prendendo molto sul serio il tema con l’implementazione di misure per contenere l’insetto».
Nella regione i viticoltori hanno tuttavia dovuto fare i conti anche con la furia dei venti. La tempesta del 12 luglio ha infatti provocato danni anche ai vigneti: «In alcune zone sono caduti alberi sui filari oppure è franato direttamente il terreno terrazzato. Questo soprattutto nell’area del Colle degli Ulivi e di Mezzana, dove sono di conseguenza andate perse delle piante di vite e quindi chilogrammi di uva».
Vendemmia in ritardo
Come anticipato, malgrado le difficoltà, quella all’orizzonte è una vendemmia potenzialmente buona. Sarà anche precoce? Dovremo ancora aspettarci i primi raccolti già a fine agosto, come accaduto nel 2022? «Quell’anno è stato del tutto eccezionale e fuori dagli schemi. Ad oggi siamo un po’ in ritardo rispetto al 2023, quando la vendemmia era iniziata verso il 10 settembre per le uve da vinificare in bianco. Parliamo di un ritardo di meno di una settimana con una vendemmia che potrebbe partire verso il 15 settembre, ma visto il meteo di questi giorni non è escluso che il ritardo possa essere recuperato». Ai viticoltori non resta che incrociare le dita, quel meteo che li ha messi alla prova nelle scorse settimane, nelle prossime potrebbe fare la differenza in positivo.