Il punto

Laghi ticinesi, abbiamo un problema: le microplastiche

Uno studio pubblicato su Nature parla di concentrazioni elevate nel Ceresio e nel Verbano – Di per sé non è una novità assoluta, ma il dato merita attenzione – Mauro Veronesi: «È un problema legato all'urbanizzazione e alla grandezza dei bacini»
© CdT/Gabriele Putzu
Marcello Pelizzari
12.07.2023 18:45

Microplastiche. Sono ovunque, oramai. Anche, se non soprattutto, nel lago di Lugano e nel Maggiore. A rivelarlo è uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature, guidato da Veronica Nava e Barbara Leoni dell’Università di Milano Bicocca. La ricerca, leggiamo, ha impegnato 79 scienziati di tutto il mondo e si basa sui campioni prelevati nelle acque di 38 laghi, 23 invece i Paesi coinvolti. Parentesi: le microplastiche sono piccole particelle di materiale plastico generalmente più piccole di un millimetro e l’inquinamento annesso, causato da rifiuti di piccolissime dimensioni che si infiltrano nell’ambiente e negli alimenti, è considerato una minaccia per l’ecosistema e la salute umana.

I risultati, di per sé, non sono una sorpresa. Stupisce, e spaventa, il fatto che tra i peggiori classificati figurino alcune, importanti fonti d’acqua potabile per la popolazione locale. Come appunto il Ceresio e il lago Maggiore o, ancora, il lago Tahoe negli Stati Uniti e il Neagh nel Regno Unito. Dunque, che si fa? E ancora: possibile che il Ticino viva una situazione simile?

Per capirne di più ci siamo rivolti a Mauro Veronesi, capoufficio in seno all’Ufficio della protezione delle acque e dell'approvvigionamento idrico. Il quale, a mo’ di premessa, spiega che il Cantone non ha partecipato allo studio (lo ha fatto la SUPSI) e che, appunto, il problema delle microplastiche nei nostri specchi d’acqua è noto da tempo. Basti pensare all’indagine del 2018 incentrata proprio sul Ceresio. «Era già emerso – spiega il nostro interlocutore – che i laghi ticinesi avessero delle concentrazioni più elevate rispetto al resto della Svizzera, simili a quelle del Lemano».

La presenza di microplastiche in concentrazioni così elevate è sicuramente legata a un elevato grado di urbanizzazione attorno ai laghi
Mauro Veronesi, capoufficio in seno all’Ufficio della protezione delle acque e dell'approvvigionamento idrico

L'urbanizzazione

Riproponiamo la domanda: perché proprio i nostri laghi? «È una spiegazione difficile da dare» risponde Veronesi. «La presenza di microplastiche in concentrazioni così elevate è sicuramente legata a un elevato grado di urbanizzazione attorno ai laghi». L’attività umana, insomma, è una parte del problema. «Poi, va detto, parliamo anche di specchi d’acqua più piccoli rispetto ad altri, soprattutto il lago di Lugano».

Sull’origine delle microplastiche, Veronesi afferma: «In un primo caso, l’inquinamento è dato dalla degradazione della plastica. Mi riferisco a quella che, purtroppo, ancora viene buttata in giro in maniera sconsiderata: sacchetti, bottiglie in PET e via discorrendo. Oggetti che, poi, si degradano. Con frammenti di plastica che, di riflesso, finiscono in acqua». Quindi, c’è il discorso degli impianti di depurazione: «Faccio un esempio» afferma il capoufficio. «Poniamo di fare il bucato e di mettere in lavatrice un pile, composto da fibre di plastica. Durante il lavaggio, alcune fibre si staccano e vanno a finire nell’acqua di scarico». Ecco, se a valle di tutto ciò non c’è un impianto di depurazione «allo stato della tecnica», per dirla con Veronesi, «non tutte le fibre verranno trattenute in maniera efficace».

Alcuni studi, al riguardo, dicono che «un impianto di depurazione con la filiera più avanzata di trattamento arriva a trattenere il 93% di queste microplastiche». La quasi totalità, certo, ma comunque con alcune «fughe». In Ticino e sul versante italiano gli impianti sono all’avanguardia, sebbene non tutti dispongano del cosiddetto filtro sabbia. «Alcuni sono in fase di revisione, a livello cantonale da qui ai prossimi cinque-sei anni dovremmo essere allo stato della tecnica».

Le soluzioni

Che fare, dunque, in particolare pensando al fatto che, ad esempio, a Lugano l’acqua che sgorga dai nostri rubinetti proviene in parte dal Ceresio? «È necessario – conclude Veronesi – un cambio di mentalità generale». Magari prediligendo vestiti ecosostenibili e privi di fibre di plastica. «E poi lavorando sull’educazione. Sembra scontato dirlo, ma effettivamente c’è ancora gente che lascia in giro rifiuti». Un fronte, questo, su cui il Dipartimento del territorio è attivo da tempo: il Cantone, infatti, aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione -volta a promuovere una maggiore consapevolezza sul tema – dopo l’indagine del 2018.

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