«L’architettura di qualità è quella che sa dialogare»

«Chi costruisce dovrebbe farlo per il bene collettivo e non tenendo conto unicamente dei ‘freddi’ parametri pianificatori. Imprenscindibile, poi, una costante riflessione sulla qualità». Parola di Matteo Inches, 36 anni, titolare dello studio locarnese Inches Geleta Architetti, che ieri nell’auditorium del Politecnico di Zurigo è stato insignito dell’importante riconoscimento nazionale Beton Preis 2021, nella categoria giovani sotto i 40 anni, istituita dal 2017. «Non ce lo aspettavamo proprio – commenta lui stesso – e siamo felici che la giuria abbia deciso di premiare un lavoro concretizzato al sud delle Alpi». Il lavoro in questione è il palazzo Pioda, edificio plurifamiliare realizzato fra il 2018 e il 2019 nel quartiere Campagna a Locarno. Un’opera che sviluppa il principio evocato all’inizio e che vale al suo autore un premio giunto poche volte in Ticino. Quando è successo, è stato per rendere omaggio, nella categoria principale, a progetti firmati da nomi del calibro di Luigi Snozzi, Aurelio Galfetti, Mario Botta o Livio Vacchini. Inches fa dunque parte della nuova generazione di architetti ticinesi emergenti e abbiamo approfittato dell’occasione per chiedergli qualche considerazione sullo sviluppo urbanistico odierno.
Da aree rurali a zone urbane
A chi denuncia un’eccessiva densificazione delle edificazioni, soprattutto nei centri urbani, il giovane professionista risponde che si tratta un’evoluzione comprensibile. «Negli ultimi anni – afferma – la politica pianificatoria ha puntato su uno sviluppo centripeto, incrementando la densità del costruito nelle aree dove si concentrano anche servizi, mezzi pubblici, edifici di interesse generale. Può capitare, come è il caso del Quartiere Campagna di Locarno (dove sorge il nostro edificio premiato – e il nome del comparto è eloquente in questo senso –), che si tratti di aree un tempo rurali. Ma oggi le cose sono cambiate e vi si costruisce molto per, in un certo senso, risparmiare zone più sensibili (a Locarno si pensi, ad esempio, alla fascia collinare) dove nel trentennio fra gli anni ‘60 e ‘90 si è spesso edificato in modo eccessivo». Ciò non toglie che se i Piani regolatori permettono uno sfruttamento intensivo del territorio, quest’ultimo va concretizzato, secondo Inches, «con una costante ponderazione qualitativa, anche se mi rendo conto che non si tratta di un discorso facile da applicare nella pratica, soprattutto per le autorità che sono chiamate a dare il nulla osta alle nuove edificazioni».
Gruppi consultivi di esperti
Uno strumento utile, per Inches, potrebbe essere l’istituzione di gruppi di esperti, «che fungano da ponti fra le istituzioni che devono decidere e gli istanti dei progetti». Ma non dovrebbe trattarsi solamente di organismi «giudicanti». «Li vedrei piuttosto – prosegue il nostro interlocutore – come una sorta di commissioni consultive, che seguano ogni dossier già in corso di progettazione, risparmiando ai committenti di dover magari stravolgere completamente la propria idea alla fine della procedura».
Cura dei dettagli e armonia
Certo, bello e brutto sono percezioni soggettive, «ma guardando un edificio anche chi non è esperto del settore si accorge se vi sono cura dei dettagli, armonia delle forme e delle proporzioni». Per Matteo Inches, poi, una prerogativa imprenscindibile è quella del dialogo fra lo spazio privato e quello pubblico. Un inserimento armonioso del costruito, insomma, nel contesto che lo circonda. «Di più. Direi che deve esserci anche un dialogo costante. E basta poco per riuscire a concretizzarlo». Cosa che il giovane professionista cerca di fare in ogni suo progetto. «Nel caso del palazzo Pioda, ad esempio – spiega – abbiamo sfruttato in tale direzione un’apparente limitazione, rappresentata dall’impossibilità di realizzare un’autorimessa interrata. Al pianterreno è dunque stato inserito un parcheggio aperto verso l’esterno e nella fascia di confine fa privato e pubblico c’è una panca dove chiunque è di passaggio può sedersi». Lo stesso principio di utilizzo sostenibile del suolo anche a livello sociale Inches lo ha applicato, assieme al gruppo di progettazione di cui faceva parte, nel mandato di studio in parallelo per il comparto ex macello ed ex gas a Locarno. Un concetto di sviluppo apprezzato dalla giuria, che lo ha infatti designato come vincitore.
Locarno sensibile ai suoi spazi pubblici
Un’occasione da non perdere che dimostra la crescente sensibilità delle autorità di fronte all’esigenza di curare i propri spazi pubblici a favore della vivibilità. Così l’architetto Matteo Inches si esprime sul concorso lanciato da Locarno per valorizzare la fascia che va da piazza Castello all’imbarcatoio. «Una volontà di valorizzare il territorio che si sta facendo strada in tutti i centri del cantone».