Storie di frontiera

L’arrivo della spagnola e i cercatori d’oro di Sessa

Fresca di stampa La Breva, la rivista che dal Malcantone, alla regione del lago e all'alto Varesotto raccoglie vicende antiche che formano la trama del vissuto delle genti che vivono al di qua e al di là del confine, come quella volta che due monache vennero colte a contrabbandare sul battello
La miniera di Sessa oggi. Nel 1858, in Ticino vennero notificate 47 miniere d’oro, argento e piombo. © CdT/Archivio
Marco Ortelli
21.12.2020 06:00

Il vento soffia ancora. La rivista prodotta dal Circolo la Breva e dall’Archivio storico di Ponte Tresa giunge alla sua seconda edizione. Diretta da Giorgio Giorgetti, con interventi di qualificati autori insubrici di diverse discipline del sapere, il prodotto si propone «come spunto di scoperte e approfondimenti che indagano vicende antiche del territorio di confine». Piccoli quadri in cui specchiarsi. Leggiamone alcuni.

Racconti di virus

La rivista si apre con una sorta di «ritorno al futuro», una macchina del tempo che ci riporta al secolo scorso e ai giorni nostri: «Sembrava che nei nostri paesi le sole evenienze infettive preoccupanti fossero il tifo, la difterite e il morbillo pericolosamente letale nelle età infantili. Ma nel 1918, un’altra tragedia si affacciava nell’Europa gravemente ferita. Dopo la furia degli uomini iniziava a correre la furia di un flagello biologico che avrebbe portato ancora tanti lutti». La «spagnola», «del tutto insofferente ai trattati e ai confini degli uomini, colpì anche la regione elvetica. Solo nel Canton Ticino si ebbero 80.000 contagi, trovando pressoché disarmata e impotente la scienza medica». Due articoli di Giuseppe Ottavio Armocida, storico della medicina e Rosario Talarico, storico ed esperto di storia per le scuole medie del Cantone, approfondiscono la vita quotidiana ai tempi del morbo e le misure adottate dalle genti di allora per contenere il contagio.

Scavi nella roccia

Confrontati con la fame, ecco che il bagliore dell’oro accende gli animi dei malcantonesi. I contributi di Daniela Vitello, dell’Archivio storico di Ponte Tresa e del geologo Massimiliano Naressi illuminano questa ricerca di felicità: «In Ticino le prime notizie documentate risalgono al 1785, quando un certo Giovanni Battista Treccini di Astano domandò al landfogto Wild il permesso di cercare oro nella regione di Astano, prospettandogli un versamento del 10% del suo guadagno; il permesso gli fu negato per motivi politici non meglio identificati e gli fu tassativamente proibito di scavare».

E ancora: «Secondo Carlo Lurati, intorno al 1840 fu trovata una pepita grossa come una noce, nel letto del torrente Magliasina e una ancor più grossa dieci anni dopo. Tra il 1855 e il 1858, vennero notificate 47 miniere, per lo più d’oro, argento e piombo, nei territori di Astano, Sessa, Bedigliora, Aranno, Miglieglia e Quinto, con richiesta di concessione, tanto che il Commissario di Lugano nel 1858 scrisse con entusiasmo al Consiglio di Stato: «Piovono come manna dal cielo le scoperte di miniere aurifere ed argentifere, e ben presto i Circoli di Sessa e di Magliasina diventeranno la nuova California del Ticino».

E contrabbandieri

Una rivista di confine potrebbe ignorare le innumerevoli storie di contrabbando tramandateci anche dai nostri nonni? Enrico Fuselli, uno dei massimi esperti di storia delle dogane, racconta la vicenda di due monache imbarcatesi «la mattina del 14 luglio 1910, sul battello che faceva la spola tra Lugano e Porto Ceresio. Come ogni giorno, molti i viaggiatori che discesero dall’imbarcazione; tra questi, due giovani monache, che prestavano la loro opera in un istituto luganese». Che ci sia sotto qualcosa? In effetti, «sotto gli abiti le monache custodivano, maliziosamente celati, oltre due chili di lavori di biancheria in lino, ricamati di seta, che non passarono inosservati all’occhio attento della funzionaria».

La Breva, una rivista, tante storie, di cui abbiamo evocato qualche frammento. Pagine di vita. Storie di frontiera.