L’ATG bacchetta Gobbi per le accuse alla stampa

«Ora, di fronte a una frattura sociale come quella prodotta dalla questione del Molino la politica non può semplicemente trincerarsi dietro le procedure, altrimenti il politico non fa il suo lavoro ma fa semplicemente l’”amministratore”, e in questo momento, per di più, lo sta facendo con comunicazioni cacofoniche e confuse». Con queste parole l’Associazione ticinese dei giornalisti (ATG) punta il dito contro le comunicazioni delle autorità in Ticino e il rapporto con gli organi di stampa, «spesso più sopportati che non aiutati a svolgere il loro lavoro». Questo, «benché ci sia di mezzo una inchiesta della magistratura che deve stabilire le responsabilità precise di tutti gli attori coinvolti e ci siano quindi limiti e procedure da rispettare», si legge nella nota del sodalizio. «Sta alle autorità, e la stampa ne renderà conto, di trasmettere alla città e al Paese un messaggio “politico” capace di far capire che le istituzioni si stanno prendendo cura di questa frattura sociale, perché in piazza il 5 giugno è andato anche – e forse soprattutto – chi è preoccupato per la capacità dello Stato di essere al servizio dei suoi cittadini, tutti, e non contro di loro, o una parte di loro. C’è bisogno di un messaggio di coesione, e questo solo la politica e i politici possono darlo».
«Attaccare la stampa, accusata di alimentare sospetti, come fatto venerdì scorso da Norman Gobbi, significa non riconoscere ai media il loro ruolo, che è quello di porre domande, di chiedersi cosa è successo e cosa sta succedendo, usando pure la leva della critica – documentata e approfondita – perché è anche attraverso questo strumento che si costruisce il dibattito pubblico e democratico», scrive l’ATG, aggiungendo che «dal “palazzo” c’è bisogno di un messaggio politico di coesione, per sanare le frattura ed elevare i valori della democrazia e del rispetto. E qui il contributo della stampa è essenziale e va rispettato. Il giornalista non è un procuratore, non è un giudice, ma semplicemente un professionista che vuole aiutare la società a essere trasparente e a fare chiarezza, anche su vicende incandescenti come questa».