Lo scenario

«L'aumento dei premi assicurativi avrà effetti sull'economia locale»

Il rincaro del 7,1% annunciato da Elisabeth Baume-Schneider per il Ticino obbligherà le famiglie a tirare la cinghia per far quadrare i conti - Carmine Garzia (SUPSI): «Così si rischia un'ulteriore contrazione dei consumi» - I timori di negozianti e ristoratori: «Per noi si accentuano le difficoltà»
© KEYSTONE/Gaetan Bally
Martina Salvini
26.09.2025 06:00

Una stangata, l’ennesima, che obbligherà molte famiglie a tirare la cinghia. L’aumento dei premi di cassa malati annunciato martedì fa del Ticino il cantone maggiormente penalizzato a livello svizzero. E, con un esborso mensile pro-capite di 500 franchi, il rischio concreto è che, oltre al morale, nei prossimi mesi ne risentiranno anche i consumi.

«Da diversi anni ormai, le statistiche certificano una riduzione dei consumi. E una parte rilevante di questi ultimi è sempre più destinata alla previdenza integrativa e quindi al terzo pilastro. Ma anche alle spese mediche, obbligate e non differibili», spiega il professore di Management alla SUPSI, Carmine Garzia. In un contesto simile, perciò, l’ulteriore aumento dei premi, secondo il professore «non farà che contrarre ulteriormente i consumi, specialmente per i beni non durevoli, come le cene fuori casa e l’abbigliamento». Non solo. «A risentirne saranno anche le spese per i beni durevoli, che verranno effettuate solo se strettamente necessarie. Ad esempio, quindi, si cercherà il più possibile di posticipare l’acquisto dell’auto nuova, o anche l’installazione di impianti di climatizzazione». Insomma, l’impatto negativo sull’economia del cantone sarà evidente. «L’aumento dei premi di cassa malati - evidenzia infatti Garzia - ha un impatto diretto sullo sviluppo economico locale. È un dato di fatto: i consumi, specialmente quelli delle famiglie, sono una componente essenziale della crescita economica di un territorio». Non solo. La crescente sfiducia dei consumatori non farà che peggiorare il quadro complessivo. «La popolazione svizzera è da sempre molto attenta al risparmio. Osservando l’evoluzione dei premi di cassa malati e pensando al futuro, è lecito attendersi anche una maggiore propensione al risparmio da parte dei cittadini, spaventati dalle prospettive dei prossimi anni».

Si compra e si spende meno

Un’analisi che viene confermata anche da chi opera quotidianamente sul territorio. «Ai beni di prima necessità non si può rinunciare, e quindi sono penalizzati tutti quei commercianti che vendono articoli di diversa tipologia, come l’oggettistica o l’abbigliamento», commenta Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio. Il settore, che da qualche anno assiste a una continua erosione del volume di affari, non può dunque che guardare con preoccupazione al futuro. «Inutile girarci attorno - dice Sommaruga - con i costi obbligatori in continua ascesa, alle famiglie (specialmente quelle del ceto medio) rimane poco in tasca per potersi concedere altro. E noi, piccoli e medi commercianti, siamo tra i primi a risentirne». Il momento, prosegue, è complicato per tutti. «Veniamo da mesi, anzi da anni, difficili. E il 2025, finora, non ha fatto eccezione. Le vendite sono in calo, sia a livello numerico che qualitativo, e si fa sempre più fatica a far quadrare i conti». Non solo si comprano meno articoli, sottolinea Sommaruga, ma la tendenza è anche quella di spendere meno. «Se non fosse stato per i turisti, che per fortuna questa estate hanno riempito le nostre città, sarebbe anche andata peggio di così», sostiene la presidente dei commercianti. L’aumento – il quarto in quattro anni – dei premi di cassa malati va insomma a inserirsi in una situazione già delicata per il comparto. «Il consumatore, per cercare di compensare l’aumento dei costi fissi, sempre più spesso guarda all’Italia e all’online». Non a caso, dice Sommaruga, «abbiamo notato che il turismo degli acquisti non solo non ha subito una battuta d’arresto, ma è persino leggermente aumentato. Per non parlare degli acquisti online, che non conoscono crisi». I piccoli negozi, di riflesso, hanno cercato di tamponare le perdite, ottimizzando le risorse ed estendendo gli orari per andare incontro alle esigenze della clientela. «Fare più di così, però, è difficile». Situazione simile per la grande distribuzione, «grazie anche alla possibilità, per le zone turistiche, di tenere aperti i negozi nei giorni festivi», dice Enzo Lucibello, presidente della DISTI. «Tuttavia, sono anni che riscontriamo difficoltà, specialmente a causa degli acquisti nella vicina Penisola. E temiamo che questa ulteriore botta per la popolazione ticinese si traduca in un ulteriore impoverimento del potere d’acquisto». I negozi, prosegue, stanno cercando di tenere duro, con una riduzione dei prezzi e un assottigliamento dei margini di guadagno. «Ma, avanti di questo passo, non possiamo escludere che vi siano ripercussioni sui dipendenti, con una riduzione dei posti di lavoro».

Terrazze piene e piatti vuoti

E se si taglia sugli acquisti, per far fronte alle spese obbligate, si rinuncia anche a mangiare fuori. «Le terrazze piene durante la stagione estiva non devono trarci in inganno: il lavoro è calato, eccome», sottolinea Massimo Suter, presidente di GastroTicino, che parla di una diminuzione delle entrate nell’ordine del 10-15% rispetto a un anno fa. La batosta legata all’aumento dei premi di cassa malati, spiega, si ripercuote pesantemente sul settore della ristorazione ticinese. «E non potrebbe essere altrimenti: se le persone hanno meno soldi in tasca, anche la voglia di uscire ne risente. E quindi addio a cene, aperitivi e pranzi fuori». Il ristorante, prosegue, «è considerato da molti, anche erroneamente, come un lusso, qualcosa di superfluo. Di conseguenza, è una delle prime cose a cui si rinuncia quando ci si ritrova a dover risparmiare». Già, ma non è solo questo. Anche chi i locali continua a frequentarli, cerca di alleggerire il conto. «Se il cliente che non rinuncia del tutto alla cena fuori, magari non prende l’aperitivo, o rinuncia all’amaro. Oppure, ordina un piatto solo, anziché due». Per cercare di tamponare la situazione, molti locali hanno deciso negli ultimi tempi di ridurre le giornate di apertura, anche per non dover licenziare i collaboratori. «Più di questo, però, non possiamo fare: già oggi il margine di guadano è ridotto, e se abbassassimo anche i prezzi non riusciremmo più a far quadrare i conti».

Viaggi più brevi e nuove mete

Tra le voci di spesa che potrebbero subire un contenimento, ci sono anche i viaggi. Anche se, spiega Fabio Capone, responsabile di Kuoni per il Sopraceneri, «la vacanza rimane comunque in cima alla lista dei desideri dei ticinesi». Eppure, per non sforare il bilancio familiare, è lecito attendersi un ridimensionamento. «Anziché concedersi la settimana bianca sugli scii in inverno e la vacanza balneare in estate, più qualche fine settimana qua e là durante l’anno, già oggi alcuni clienti riducono le partenze, concentrandole magari in estate o in un altro periodo consono», conferma Capone. In più, ed è una tendenza degli ultimi anni, le canoniche due settimane di ferie estive hanno lasciato il posto a una permanenza anche più breve. Insomma, si sceglie comunque di partire, ma si accorcia la durata della vacanza. «Una certa attenzione viene anche riposta nelle mete. A fronte di destinazioni molto amate – come Italia e Grecia – che però hanno subito un certo aumento di prezzo, oggi si tende sempre più spesso a prendere in considerazione anche mete meno abituali, come ad esempio il Mar Rosso in estate. Malgrado le elevate temperature, il clima è più secco e quindi percepito come più sopportabile». Per chi è più flessibile, poi, il consiglio è di non concentrare le proprie ferie nei periodi di alta stagione, in modo da godere di qualche riduzione. Infine, conta moltissimo l’anticipo con cui si prenota: «Non è mai troppo presto per prenotare. Una buona idea, ad esempio, sarebbe muoversi già ora per la prossima estate, in modo da godere di tariffe più vantaggiose».

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