Frontiera

Lavena Ponte Tresa abbraccia il super green pass

In Italia è in vigore la regola del «2G» (vaccinati o guariti) anche nei ristoranti: «Non si guadagna come prima, ma riusciamo a stare in piedi. Sempre meglio di quando avevamo dovuto chiudere durante il confinamento» – Viaggio tra i volti e le voci degli esercenti nella località oltre il confine
La maggior parte dei clienti conosce bene le regole e le rispetta
Jona Mantovan
07.12.2021 18:44

Lavena Ponte Tresa, Italia. Appena oltre il confine. Le nuove regole, per sostare in luoghi chiusi, sono entrate in vigore in tutto il Paese già da ieri. E prevedono che, per esempio, per sedersi al ristorante e mangiare si debba essere vaccinati o guariti. Già. È la famosa regola del «2G», che ha scaldato gli animi dei «no-vax» più convinti. Nella località turistica in provincia di Varese, affacciata sul lago Ceresio, tutto sembra però tranquillo. «L’app che usiamo per fare i controlli è stata aggiornata – spiega Alessandro, proprietario del bar Dogana, un locale sul lungo fiume che l’anno prossimo festeggerà i settant’anni di esistenza –. Ora c’è questo tasto... e la possibilità di scegliere l’opzione “Verifica rafforzata”. Se si illumina di verde, una volta inquadrato il codice a matrice del cliente, significa che è vaccinato o guarito. E quindi può mangiare o bere all’interno», dice (guarda il video allegato a quest’articolo).

«Ma il vero banco di prova è oggi», sottolinea il sindaco, Massimo Mastromarino. «Perché normalmente lunedì abbassiamo le serrande, dato che la vocazione turistica della nostra località ci spinge ad aprire la domenica». Mastromarino conosce bene la realtà del suo comune. Mentre cammina per strada scambia saluti con tutti. «C’è aria di ottimismo. Sia per i commercianti, sia per i cittadini. Per fortuna, con questa soluzione tecnica, siamo riusciti a evitare lo spauracchio della chiusura e del confinamento. Quando eravamo in ‘zona rossa’, infatti, tutte queste strade erano desolatamente vuote». Occhi puntati sulla verifica, quindi. Anche perché le forze dell’ordine faranno dei controlli a campione per verificare che i clienti degli esercizi pubblici abbiano i documenti in regola, ma anche che le attività commerciali stesse non sgarrino e applichino i dovuti controlli. Si rischiano una multa fino a 5.000 euro oltre alla chiusura del locale per dieci giorni.

E i «no-vax»? Mastromarino non ha dubbi: «Chi ha deciso così deve capire di dover fare un passo indietro rispetto a quella che è la forma migliore per la libera circolazione tra le persone. Per carità, la scelta va rispettata anche perché molti sono impossibilitati per ragioni mediche. Ma noi dobbiamo tutelare innanzitutto la salute pubblica. E in questo modo ci stiamo riuscendo», conclude.

«In generale, c’è una risposta positiva nei confronti di queste regole – sottolinea sempre Alessandro del Bar Dogana –. Anche se è innegabile il calo della clientela che io e altri esercenti abbiamo visto. Questo periodo è stato destabilizzante un po’ per tutti».

Una situazione un po’ diversa, qualche via più in là, ce la racconta Tales, cameriere alla pasticceria Riccardi. Tra un caffè al tavolo e croissant appena sfornati, spiega che «il 99 per cento dei nostri clienti abituali dispone già del ‘green pass rafforzato’. È una buona situazione per noi, perché i clienti non sono diminuiti. Sì, è bello avere la possibilità di restare aperti, nonostante i problemi causati dalla presenza del coronavirus». Va un po’ meno bene a Bakir, uno dei soci proprietari della pizzeria-kebap Nemrut. «La mancanza di clienti si sente – dice –. Si va avanti, ma si fa fatica. Se dico che c’è un trenta, quaranta per cento in meno di clienti penso di non sbagliarmi molto. Per fortuna i clienti che arrivano sanno già come funziona. Se hanno il ‘green pass’ allora vengono. Altrimenti, no. Da questo punto di vista, non abbiamo avuto grane». Dal profilo meramente economico però, «non si guadagna, ma almeno possiamo stare in piedi. Sempre meglio della chiusura totale. Si riescono a pagare le spese, l’affitto, i salari... ma poi, in cassa alla fine non rimane nulla».

Daniele, proprietario del ristorante «Okay», una tradizione di famiglia portata avanti dal 1989, è decisamente più tranquillo: «Il lavoro, per noi, è rimasto pressoché invariato. Vero, perdiamo una piccola percentuale, ma pazienza...». E le proteste dei no-vax? «Praticamente nulle. La settimana scorsa mi è capitato di dover mandar via delle coppie, in un paio di occasioni, ma è successo solo perché non erano a conoscenza delle nostre regole. La maggior parte sono preparati. Ormai questa situazione è conosciuta da tutti. Quei pochi che ci provano, penso lo facciano solo per vedere se controlliamo... ma noi controlliamo tutti. Le regole sono regole e si rispettano, su quello siamo molto rigorosi», esclama.
Basir si è appena congedato da un cliente. E racconta di avere un locale simile anche a Paradiso. Gli affari, per lui, non vanno proprio a gonfie vele: «Prima, nel 2017, 20018 o nel 2019... era tutto pieno! Era difficile trovare un locale vuoto qui a Ponte Tresa! Adesso, invece, c’è davvero poco movimento... La situazione è così-così (fa il gesto con la mano, ndr) non solo per me, ma anche per tutte le altre attività commerciali», conclude l’imprenditore.

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