Castel San Pietro

Lavori «eccessivi» alla cava, c'è l'incontro chiarificatore

Il DT ha cominciato i lavori per valorizzare il comparto dell'ex cava Costorella, ma 14 consiglieri comunali nutrono da tempo dubbi sulle procedure adottate
© CdT/ Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
07.08.2025 06:00

Alla fine, usando una collaudata metafora, si è deciso di «tagliare la testa al toro». Le parti, in sostanza, si incontreranno e avranno la possibilità di sciogliere ogni singolo dubbio. Di chiarirsi e di ottenere risposte. Al centro delle attenzioni c’è la ex cava Costorella a Castel San Pietro, situata a pochi passi, per intenderci, dalla zona Loverciano. All’ex cava, negli scorsi mesi, uomini e mezzi sono entrati in azione per ripulire l’area. Lavori che, a più riprese, hanno sollevato dubbi. A tal punto da portare 14 consiglieri comunali a chiedere lumi (due volte) al Municipio.

Lì, all’ex cava Costorella, il Dipartimento del territorio - in particolare l’Ufficio della natura e del paesaggio - ha intenzione di «valorizzare il comparto con il recupero del prato secco di importanza cantonale» nonché promuovere gli habitat prioritari. Il tutto grazie a un finanziamento da parte di un’associazione privata. In un primo momento si è provveduto alla pulitura del sedime eliminando la vegetazione che stava chiudendo le superfici del prato. La seconda fase, invece, prevede la formazione di uno o due stagni a favore della migrazione degli anfibi migranti, la piantagione di un frutteto composto da diverse specie ritenute idonee al cambiamento climatico e ai potenziali periodi di siccità.

Tutto chiaro? Non del tutto, secondo i 14 consiglieri comunali - prima firmataria Nadia Righetti - che hanno chiesto un primo chiarimento a marzo e poi, non soddisfatti delle risposte, anche ad aprile.

Attenti all’acqua...

«Se ci si reca alla cava - si legge nella prima interpellanza - si potrà osservare che oltre 10 mila metri quadrati di terreno si presentano ora con suolo nudo. Questa nuova soluzione comporta cambiamenti della permeabilità del suolo e nuove condizioni d’infiltrazione delle acque». In altre parole potrebbe realizzarsi «una situazione di reale pericolo, anche nel tempo, per le acque sotterranee». Perché gli interpellanti denunciano questo potenziale pericolo? Perché i lavori sono stati eseguiti in una zona di protezione S2 delle acque, al confine con la zona S1 in cui sono situati i pozzi di Vernora. E poi, si fa presente, parrebbe che durante le operazioni di taglio della vegetazione si sia, in parole povere, «andati un po’ lunghi». In merito a quest’ultimo dubbio il Municipio ha confermato che «durante i lavori di pulitura del sedime vi è stato un taglio superiore alle previsioni iniziali» per ragioni di sicurezza. Diverso, invece, il discorso sulla protezione delle acque. Il Municipio ha infatti chiesto alle AIM, in qualità di gestore dell’acquedotto, delle specifiche analisi dell’acqua con lo scopo di verificare l’eventuale presenza di idrocarburi. Presenza scongiurata: le analisi affidate a un laboratorio del canton Zugo «non hanno evidenziato alcun valore preoccupante».

...e alle procedure

Per gli interpellanti, però, c’è anche un altro nodo da sciogliere (rilanciato nel secondo documento) e riguarda le procedure. Quale tipo di autorizzazione è stata rilasciata per le operazioni di taglio e per i movimenti di terra? E, inoltre, chi l’ha rilasciata? «I Servizi cantonali coinvolti e la Direzione lavori - puntualizza a tal proposito il Municipio - hanno nel loro complesso sempre fornito garanzie sul rispetto delle regole e delle prescrizioni da adottare». L’Esecutivo, allo stesso tempo, ha deciso di andare oltre e, oltre ad assumersi l’impegno «di procurarsi le necessarie risposte», ha indetto un incontro informativo pubblico con i promotori del progetto «così che ci si possa confrontare direttamente, sia nel merito che sulla procedura». Un incontro che si terrà il 10 settembre alle 18 direttamente all’ex cava Costorella. Ci sarà dunque la possibilità di sciogliere ogni dubbio.  

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