L’avvocato ed ex notaio ribadisce: «Non sono un ladro»

«Sono stato un pasticcione o meglio un asino, come dice il mio legale. Ma in trent’anni di carriera penale non ho mai costruito carte false. Anzi, come possono testimoniare alcuni magistrati e giudici, proprio perché mi sono rifiutato di esibire o produrre documenti non veritieri ho perso importanti mandati». Così il 60.enne noto avvocato e notaio locarnese s’è pronunciato al termine del dibattimento di fronte alla Corte d’Appello riunita al Pretorio di Locarno e presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will (Angelo Olgiati e Matteo Tavian giudici a latere). Corte che sta riesaminando la sentenza di primo grado delle Criminali che circa un anno fa l’ha condannato a 15 mesi (sospesi) per appropriazione indebita nei confronti di una cliente. Di opposto parere, naturalmente, la pubblica accusa sostenuta dal procuratore generale Andrea Pagani: «Lei ha inventato una storia a priori per giustificare gli indebiti prelievi dal conto clienti dov’erano depositati 380 mila franchi di una compravendita di immobili che appartenevano alla sua assistita. La telefonata e la sua nota interna con la quale vuol farci credere che c’era un accordo sul prestito è un’invenzione a posteriori per giustificare l’indebito prelievo. Lei ha tradito due volte: la pubblica veste di notaio e la fiducia della sua cliente», ha sottolineato Pagani nel chiedere un inasprimento della pena, 22 mesi sempre sospesi per due anni, rispetto alla condanna in primo grado.
La vendita immobiliare
Ma ripercorriamo i fatti che hanno portato per la seconda volta alla sbarra uno stimato ed esperto professionista della regione. All’inizio del 2013 una sua cliente germanica chiede di assisterla nella compravendita di un immobile, un rustico in Vallemaggia. La vendita si perfeziona, con il rogito firmato il 17 maggio e i 380 mila franchi della vendita del rustico che finiscono nel conto clienti dell’avvocato e notaio qualche giorno dopo, il 22 maggio 2013, in attesa del trasferimento alla cliente. Trasferimento però che non si perfezionerà mai.
«Un periodo difficile»
«Era un periodo difficile sia dal punto di vista personale che professionale. Dovevo far fronte a imposte arretrate, oneri sociali e IVA da pagare, con l’Ufficio esecuzione e fallimenti che mi stava alle costole», spiegò l’imputato nel processo di prima istanza e ribadendo questa tesi anche ieri in Appello. Così per far fronte ai debiti ed evitare un attestato di carenza beni che ne avrebbe pregiudicato la patente di notaio, nel novembre 2013 chiede un prestito alla cliente, una 64.enne di bell’aspetto, con la quale - dice - s’era stabilita una certa empatia. La formalizzazione della concessione di un prestito iniziale di 30 mila franchi, attingendo dalla cifra depositata per la cliente, secondo l’imputato, sarebbe avvenuta con un e-mail e una telefonata di conferma il 21 novembre 2013.
E-mail e telefonata
Nel corso dei due dibattimenti, la e-mail è finita agli atti, ma della telefonata tra il notaio e la cliente, nel frattempo tornata in Germania e deceduta nel 2015, non c’è traccia. Dunque, sostiene la pubblica accusa e la sentenza di primo grado, non perfezionandosi l’accordo per il prestito, la cifra sottratta in 20 prelievi dal notaio prefigura il reato di appropriazione indebita.
L’accorata difesa
L’inchiesta nei confronti del notaio, ricordiamo, partì da una denuncia in Germania presentata dagli eredi della donna. «Il mio cliente - ha sottolineato il suo difensore Diego Olgiati - era già da una decina d’anni che era con l’acqua alla gola. È un ottimo legale e notaio, ma incapace di amministrare uno studio. Ha sempre rincorso i debiti, spesso non si faceva pagare le parcelle, ha un’impostazione antica dell’attività legale e notarile. Non s’è mai arricchito, ha vissuto decorosamente e soprattutto non è un delinquente, come vuol far credere l’accusa. Quel prestito con la sua cliente s’è perfezionato, come abbiamo dimostrato in aula, e lui ha utilizzato quei soldi, prelevati in tranche, per presentarsi nei vari uffici pubblici e sanare i suoi debiti», ha detto Olgiati. La sentenza è attesa tra un mese.
Addio agli atti notarili
Da quando è partita l’inchiesta per appropriazione indebita, nel 2016, al professionista locarnese è stata ritirata la patente di notaio e dunque non può più autenticare con la sua firma atti pubblici o privati. In compenso, il 60.enne legale può continuare ad esercitare l’avvocatura. La Commissione disciplina dell’Ordine degli avvocati, infatti, esaminando il suo incarto già all’indomani dell’autodenuncia con la quale il legale s’è presentato in Procura e i successivi atti dell’inchiesta penale, ha ritenuto non esecrabile il suo operato con la cliente. Nemmeno dopo la sentenza di condanna in prima istanza l’Ordine degli avvocati è intervenuto con un’espulsione nei suoi confronti.