La domenica del Corriere

Le aperture dei negozi, occasione o legge nefasta?

Confronto acceso tra favorevoli e contrari alla liberalizzazione nel settore della vendita su cui si voterà il 18 giugno - Speziali: «Nessuno vuole trasformare il Ticino in New York» - Landi: «Non vi sarà alcun circolo virtuoso»
©Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
14.05.2023 20:00

Il dibattito sugli orari di apertura dei negozi è un tormentone che va avanti da anni e il prossimo 18 giugno la parola tornerà ai cittadini, chiamati a esprimersi su una maggiore liberalizzazione del settore della vendita dopo che i sindacati UNIA e OCST hanno raccolto oltre 7.600 firme per portare il popolo alle urne. Il tema è stato al centro della puntata di questa sera de La domenica del Corriere, dove - ospiti del vicedirettore del CdT Gianni Righinetti - a confrontarsi sono stati la sindacalista di UNIA Chiara Landi, il presidente del PLR Alessandro Speziali, il co-presidente del PS Fabrizio Sirica, il deputato della Lega Andrea Censi e la presidente di Federcommercio Lorenza Sommaruga.

Le novità introdotte dal Parlamento lo scorso ottobre, partendo da un’iniziativa del PLR, sono essenzialmente tre. Innanzitutto, è stato sancito il passaggio da tre a quattro domeniche all’anno in cui i negozi possono aprire la domenica. In secondo luogo, l’orario di chiusura durante le feste infrasettimanali non parificate alla domenica (escluso il 1. maggio) sarà spostato dalle 18 alle 19. Ma soprattutto, le deroghe per le località turistiche saranno concesse a più negozi. Se oggi, infatti, i commerci delle località turistiche con una superficie fino a 200 metri quadrati possono aprire tutte le domeniche dell’anno e tutti i giorni fino alle 22.30, con la modifica votata dal Gran Consiglio questa possibilità sarà estesa a tutti i negozi con una superficie fino a 400 metri quadrati.

«Dall’inizio dell’anno, la situazione del commercio è preoccupante», ha esordito Sommaruga. «Ci aspettavamo di continuare a lavorare bene, nonostante tutte le difficoltà. Invece, ci troviamo nuovamente costretti a fare i conti con tante problematiche: dalla concorrenza con l’online a quella con l’Italia». Per questo, secondo Speziali, è importante concedere maggiori libertà ai negozi: «Si tratta di una possibilità, non di un obbligo. La nuova legge potrebbe essere utile a creare un circolo virtuoso, proiettando il Ticino nel futuro». Le famiglie, ha invece osservato Landi, hanno meno soldi da spendere e il commercio ne risente. «Non è certo estendendo gli orari di apertura dei negozi che si risolve il problema. Non vi sarà alcun circolo virtuoso. L’attuale legge offre già ampie possibilità ai commercianti, ma viene poco sfruttata, perché per molti negozi non è vantaggioso». Secondo la sindacalista, la liberalizzazione finirebbe per favorire solo i grandi magazzini, svantaggiando i piccoli commerci e i dipendenti. Secca la replica di Censi: «C’è un po’ di mancanza di onestà intellettuale. Infatti, nella grande distribuzione - che continua a essere tirata in ballo dai contrari - non ci sono negozi con una superficie inferiore ai 500 metri quadri. Non si sta affatto aprendo ai grandi magazzini, bensì dando la facoltà ai piccoli negozi di dare un servizio al turista o al cittadino». Di una modifica di legge «superficiale» ha parlato invece Sirica: «È mancato il dialogo tra le parti sociali e impatterà pesantemente sui lavoratori, già costretti a fare i conti con un CCL nefasto». Per il co-presidente del PS, «è evidente il tentativo di sdoganare il lavoro domenicale. Vogliamo davvero un cantone aperto 7 giorni su 7?». Eppure, ha fatto notare Righinetti, i ticinesi la domenica spesso vanno in Italia a fare acquisti. Secondo Sirica, però, «il problema del turismo della spesa non si risolve tenendo aperti i negozi anche la domenica», mentre secondo Censi «forse una piccola parte dei consumatori potrebbe anche tornare in Ticino, anche se non è questa la ragione per cui promuovere questa legge». Il punto, ha detto, «è capire cosa vogliamo fare: non possiamo essere un cantone a vocazione turistica se poi i visitatori trovano i negozi chiusi, mentre a 20 km da qui hanno ristoranti e commerci sempre aperti». Dello stesso avviso anche Sommaruga, secondo la quale «non riusciremo certo a contenere il turismo degli acquisti. Sono però certa che nella domenica in più che ci verrà concessa, tutti lavoreremo». Il turismo ticinese, ha evidenziato anche Speziali, si è evoluto e non si ferma più alle mete classiche come Ascona: «Guardiamo a questa legge pensando ai prossimi 20 anni, e non con lo specchietto retrovisore», ha concluso. «Non è uno scatto in avanti, ma un piccolo passo e nel rispetto delle leggi sul lavoro. Nessuno vuole trasformare il Ticino in New York».