«Le aperture domenicali dei negozi vanno regionalizzate»

L’idea è nell’aria da diverso tempo. Tanto è vero che, quasi esattamente un anno fa, in un articolo intitolato «Negozi, aperture regionalizzate?» su queste colonne avevamo lanciato il tema (cfr. edizione del 14.9.24 a pagina 9). E ora, a un anno di distanza, quell’idea ha fatto un concreto passo avanti. Un gruppo interpartitico di deputati – firmatari sono i granconsiglieri Gianluca Padlina e Maurizio Agustoni del Centro, Sara Beretta Piccoli del PVL, Andrea Censi della Lega, Lara Filippini dell’UDC, Cristina Maderni del PLR e Roberto Ostinelli di HelvEthica – ha depositato in queste ore un’iniziativa parlamentare (qui trovate il testo completo) volta a modificare la già tanto discussa Legge sull’apertura dei negozi.
La proposta, in contreto, prevede di rendere più flessibili – dal punto di vista geografico – le aperture domenicali dei negozi. L’articolo 13 della Legge, infatti, oggi come oggi prevede che l’apertura generalizzata dei negozi possa essere concessa per un massimo di quattro domeniche all’anno, definite annualmente dal Dipartimento. La proposta interpartitica prevede di precisare nel già citato articolo che, nella definizione di quelle quattro domeniche, il Dipartimento debba tenere conto «delle differenze regionali e locali e delle richieste presentate delle associazioni del settore del commercio al dettaglio». Così facendo, ad esempio, i negozi del mendrisiotto potrebbero tenere aperto una domenica dell’anno differente da quella scelta per il Luganese o per il Locarnese.
La proposta, infatti, è nata anche poiché nel definire le quattro domeniche di apertura generalizzata è sempre difficile mettere d’accordo le varie regioni. Proprio lo scorso anno, un caso concreto aveva portato alla luce la problematica. Le domeniche di apertura erano state fissate il 6 ottobre, il 1.dicembre, il 15 dicembre e il 22 dicembre, sostituendo la «classica» apertura dell’8 dicembre. Una decisione che aveva fatto storcere il naso in particolare al Mendrisiotto, dove per tradizione la festa dell’Immacolata coincide con il mercatino di Natale. Da qui, appunto, l’ipotesi avanzata dalla Federcommercio di chiedere deroghe per le aperture domenicali su base regionale. Proposta che, appunto, ora è stata messa nero su bianco nell’iniziativa.
Sull’arco di quattro stagioni
La proposta, si legge nel testo che accompagna l’iniziativa, mira inoltre a fronteggiare (per quanto possibile) il fenomeno degli acquisti oltre frontiera e di quelli online, in costante crescita, soprattutto dalla pandemia in poi. Nel dettaglio, scrivono gli iniziativisti, «si giustifica dalla necessità di adattarsi ai cambiamenti delle abitudini di acquisto dei cittadini, mirando a permettere al settore del commercio al dettaglio ticinese di trovare uno strumento supplementare per contrastare il fenomeno dell’aumento degli acquisti online e della spesa all’estero». Più in generale, poi, si tratta anche di adattarsi alla destagionalizzazione del turismo. «La dimensione turistica del Cantone Ticino – si legge nel testo – continua fortunatamente a svilupparsi su un arco di tempo sempre più esteso durante l’anno». E, «complici i cambiamenti climatici, i turisti frequentano con continuità il nostro Cantone (...) con la conseguenza per cui sempre più alberghi e strutture ricettive rimangono aperte durante tutto l’anno». Si tratta dunque, come detto, «di rispondere al contesto in evoluzione e cogliere le occasioni che si presentano» in favore del commercio al dettaglio ticinese.
In definitiva, dunque, per i proponenti «una gestione differenziata delle aperture, basata sulle opportunità che le varie regioni del Cantone possono cogliere (in particolare in occasioni di eventi o manifestazioni delle tradizioni locali), permetterebbe al settore del commercio al dettaglio di orientarsi alla clientela in modo più mirato». Motivo per cui, appunto, l’iniziativa propone il seguente nuovo articolo 13 capoverso due: «L’apertura generalizzata dei negozi può essere concessa per un massimo di quattro domeniche all’anno, definite annualmente dal Dipartimento, tenendo conto delle differenze regionali e locali e delle richieste presentate delle associazioni del settore del commercio al dettaglio».