Settore primario

Le aziende agricole ticinesi perdono quota a vista d’occhio

Il numero di imprese attive è ormai quasi sceso sotto la soglia psicologica delle mille unità – In calo anche gli addetti, passati da 4 mila a poco meno di 2.700 nel giro di vent’anni – La produzione rimane però stabile
©Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
29.12.2025 22:30

La dimensione del settore primario, in Ticino, è sempre più ridotta. E la costante decrescita in corso da anni non accenna ad arrestarsi. A confermare la tendenza sono anche i dati relativi al 2024 pubblicati in queste settimane dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT).

Il segmento dell’agricoltura (che copre il 92,2% del settore, contro il 7,4% della selvicoltura e lo 0,4% della pesca) ha infatti registrato un calo anche nel corso dello scorso anno. Nel 2024 – si legge nella pubblicazione dell’USTAT – il Ticino contava ormai solo 1.021 aziende agricole, il 32,3% in meno rispetto al 2000 (quando erano 1.508). Nel giro pochi anni, dunque, l’agricoltura ticinese potrebbe contare meno di mille aziende.

A diminuire, di riflesso, sono stati pure gli addetti: se nel 2000 erano pari a 4.012 unità, nel corso degli anni sono scesi progressivamente fino a rimanere attorno alle 3.000 unità a partire dagli anni Duemiladieci; tuttavia, nel 2024 sono scesi ulteriormente fino a 2.685 unità, con un importante calo rispetto al 2023 (-10,2%).

Sempre più professionali

In circa la metà dei casi (per la precisione il 49,5%) le aziende agricole sono gestite a titolo principale: una percentuale che – scrive l’USTAT – è aumentata rispetto a quella rilevata nel 2000 (quando era pari al 45,1%). Ad aumentare leggermente è stata anche la quota degli addetti che lavora in queste aziende a tempo pieno (45,1% contro il 39,1% nel 2000).

Un andamento che, rileva l’Ufficio di statistica, indica «una maggiore professionalizzazione dell’attività». Non a caso, anche l’evoluzione delle dimensioni delle aziende agricole è in crescita: da una media di 9,4 ettari nel 2000 ai 13,4 nel 2024. Spulciando fra i dati più nel dettaglio emerge ad esempio anche che tutte le aziende che gestiscono meno di trenta ettari sono diminuite, mentre quelle che ne gestiscono di più sono cresciute dal Duemila a oggi. Ad esempio: quelle con meno di tre ettari sono passate da 537 a 371 tra il 2000 e il 2024; quelle con oltre 50 ettari sono invece passate da 23 a 50. Insomma, le aziende agricole sono sì sempre meno, ma allo stesso tempo si sono ingrandite rispetto al passato.

Non a caso, come rileva l’USTAT, negli ultimi trent’anni la superficie agricola utile (SAU) è rimasta stabile attorno ai 14.000 ettari. Nel 2024, ad esempio, si è situata a quota 13.667 ettari, «di cui circa l’80% è costituito da prati naturali e pascoli, situati perlopiù nelle valli e generalmente in pendenza».

I dati mostrano inoltre «che la SAU diminuisce soprattutto nelle zone di pianura, a seguito dell’edificazione di nuove aree d’insediamento e infrastruttura». Se nel 1985 il 34% della SAU si trovava in pianura e il 66% in montagna; nel 2024, invece, la quota in pianura si è ridotta al 30% e quella in montagna è salita al 70%.

Bio sempre più presente

A registrare un’importante crescita nel corso degli anni è stata la quota di aziende BIO. Come rileva l’USTAT, «fino al 2006 il numero delle aziende BIO risultava in costante crescita». Dopodiché, a seguito di una fase di stallo nella «seconda metà degli anni Duemila (quando si aggiravano fra le 105 e le 110 unità), il loro numero ha ripreso a salire fino a raggiungere le 175 unità del 2024 (oltre il doppio rispetto alle 85 del 2000)». Complessivamente, lo scorso anno «le aziende BIO rappresentano il 17,1% del totale delle aziende agricole (contro il 5,6% del 2000)». Inoltre, fa notare l’USTAT, la loro dimensione è leggermente superiore a quella di un’azienda ordinaria: in media gli ettari di SAU delle aziende BIO sono passati da 14,8 nel 2000 a 18,9 nel 2024.

Da segnalare, infine, che a fronte della diminuzione del numero di aziende e addetti, la produzione complessiva del settore è comunque sempre rimasta stabile attorno ai 150 milioni di franchi. Su questo fronte, rileva infine l’USTAT, «una media calcolata su dieci anni (2016-2025) rivela che il 56,8% del valore totale della produzione agricola ticinese è costituito dalla produzione vegetale, soprattutto orticola e viticola (rispettivamente 25,1% e 22,4% del valore totale)», mentre «la produzione animale contribuisce nella misura del 23,8% alla produzione agricola, una quota in buona parte generata dall’allevamento bovino e dalla produzione di latte, che costituiscono il 15,4% della produzione agricola totale».