Luganese

Le complicate seconde vite dei centri ricreativi bancari

Simboli dell’importanza della piazza finanziaria cittadina, le strutture di Cadro, Gentilino e Sorengo hanno iniziato a scricchiolare a inizio millennio e riqualificarle in due casi su tre si sta rivelando un’operazione complessa, con diversi colpi di scena
La Cisterna a Sorengo nel 2003. ©CDT/ARCHIVIO
Federico Storni
17.01.2022 06:00

Che ne è stato dei centri ricreativi bancari? Costruiti attorno agli anni Settanta, erano simboli dell’importanza e della grandeur della piazza finanziaria luganese. A inizio millennio però, quando la piazza ha iniziato a ridimensionarsi, sono stati pian piano chiusi. Ospitavano piscine, campi da tennis, minigolf, ping pong e tanto altro in grandi aree verdi. Oggi dei tre rimanenti - l’ex centro Credit Suisse a Sorengo, l’ex centro BSI a Cadro e l’ex centro UBS a Gentilino - uno solo è ancora di proprietà di una banca e due giacciono abbandonati in attesa di una nuova destinazione. Queste sono le loro storie.

In attesa di un fallimento

Partiamo dal centro attorno al quale oggi c’è più fermento: la Cisterna di Sorengo. Aperta nel 1975 e chiusa nel 2008, Credit Suisse ha cominciato a cercare di venderla nel 2003. Nel 2010 era stata infine donata a Lugano Turismo, ma il Comune di Sorengo si era opposto. Ne era nato un accordo poi respinto in Consiglio comunale da Sorengo. La Cisterna era allora stata venduta privatamente nel 2013 a una SA del Luganese, la quale nel 2017 aveva svelato un progetto per tramutare i suoi 18.000 metri quadrati in un centro per la produzione e la preparazione di spettacoli, in particolare di musica, teatro e danza. Tutto ciò con il sostegno del Comune, chiamato a cambiare il Piano regolatore dell’area. Cosa fatta dal Consiglio comunale, ma poi la SA ha vissuto problemi finanziari e il CC ha revocato la variante. Revoca contestata ma cresciuta in giudicato di frequente. La SA (denominata Piancha de Citerna) è stata messa in liquidazione la scorsa primavera, e la proprietà ora potrebbe andare all’asta. Il Comune, per bocca della sindaca Antonella Meuli, si è detto pronto a stilare una richiesta di credito «semplice e snella» per l’acquisto della Cisterna, «se le circostanze lo permetteranno». Un’intenzione che al momento sembra avere il supporto di tutte le forze politiche locali. Il 2022 potrebbe dunque essere l’anno in cui Sorengo entrerà in possesso della Cisterna, a vent’anni da quando gli è stata offerta la prima volta.

Un acquisto non prioritario

Spostiamoci a Cadro, dove di recente vi sono state trattative fra Lugano e la banca EFG (che ha acquistato BSI) per l’acquisto del centro. BSI lo aveva chiuso nel 2015, e un anno dopo aveva presentato un progetto per costruirvi un complesso residenziale, poi affinato nel 2018 da EFG. Progetto che aveva però incontrato diverse critiche, in quanto si poggiava su una prospettata variante di Piano Regolatore ritenuta contraria alle norme di sviluppo centripeto degli agglomerati volute dalla Confederazione. Una lettura però contestata dal Municipio. Nell’estate del 2019, su spinta dell’ex vicesindaco Michele Bertini, si era fatta largo l’ipotesi che la Città comprasse il centro per uscire dall’impasse. EFG non si era opposta all’idea e aveva invitato la Città a fare un’offerta d’acquisto. Lugano aveva messo sul piatto 3,2 milioni. Da allora è tutto fermo e la situazione non sembra destinata a sbloccarsi in tempi brevi. Il possibile acquisto non compare infatti nel Piano finanziario della Città (che indica gli investimenti previsti sino a fine legislatura nel 2024): «Non è una priorità - ci conferma il sindaco Michele Foletti. - Né per noi, né credo per EFG, che mi sembra piuttosto impegnata nel capire cosa fare dei suoi stabili in zona Sant’Anna e di quelli costruiti da Mario Botta». Questi ultimi interessano infatti al Cantone: è in corso una trattativa per inserirvi il nuovo tribunale. Il centro di Cadro rimane intanto chiuso, inutilizzato. E dell’ipotesi edificatoria non si è più parlato.

Chi ci è riuscito

Chiudiamo il nostro giro con il centro che ce l’ha fatta a rinascere. Quello dell’UBS a Gentilino. Di un suo possibile acquisto pubblico si mormorava già a inizio anni Duemila, durante il processo aggregativo che ha portato alla nascita di Collina d’Oro, ma il passaggio di proprietà è avvenuto solo nel 2010, quando il Consiglio comunale ne ha approvato l’acquisto per 8,3 milioni di franchi. Da allora è a disposizione dei residenti e dei loro ospiti accompagnati. Offre piscina, campi da tennis (è anche sede del tennis club), da bocce, da ping pong e da calcio, ed è attivo un ristorante. C’è anche una zona griglia che si può affittare.

L’offerta sembra apprezzata dagli abitanti di Collina d’Oro. Certo è che per gestire un centro simile servono spalle larghe a livello finanziario. Il Comune lo aveva infatti messo in conto, stimando in 60.000 franchi gli incassi annui a fronte di 426.000 franchi di spese di gestione. Per il 2022, a mo’ di paragone, sono state preventivate entrate per 70.000 franchi e spese per 593.000, di cui 160.000 per la manutenzione di stabili e strutture. Gestire il centro, in altre parole, costa attorno al mezzo milioni di franchi all’anno.